Etichette marchigiane per grandi
cocktail con la mixology dei bartender

Etichette marchigiane per grandi cocktail con la mixology dei bartender
di Véronique Angeletti
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Sabato 16 Dicembre 2017, 12:43
Il “shaken, not stirred” di James Bond, “l’agitato non mescolato” del noto 007 ha trovato casa nelle Marche. Nei feudi dei bartender, professionisti della mixology, la nuova scienza del cocktail che lascia le solite etichette sugli scaffali e privilegia i prodotti locali e di qualità. Per lo straniero il drink, cucito nel luogo e nel momento, è un’esperienza unica; per il residente, un’avventura dai sapori conosciuti in un bicchiere. Con il doppio risultato di trasformare il bel patrimonio marchigiano di liquori e distillati in una locomotiva in grado di trainare turismo ed economie.



Marchigian Egg Nog
«La nostra regione cela ricette antiche ed aziende eccezionali che hanno tanto da esprimere» sostiene il bartender Stefano Renzetti. Nel suo American Bar a Civitanova, accoglie il cliente in un atmosfera shabby molto chic dove, da sempre, lascia spazio a marchi nostrani. Nel suo shaker di Natale ha un“Marchigian Egg Nog” tutto da provare. Si serve caldo o freddo e si costruisce partendo da un tuorlo d’uovo - attenzione a non cuocerlo - 20 ml di panna fresca, 2 cucchiaini di zucchero, 20 ml liquore al cioccolato “Dark Passion” di Varnelli, mezzo cucchiaino di “Delizia Varnelli essenza di cannella”, 10 ml di Anisetta Meletti, mezzo cucchiaino di noce moscata (tel. 339336035). Una ricetta che intreccia «la conoscenza, l’esperienza e la fantasia, i pilastri di un bartender» commenta Carlo Del Duca. È l’uomo nelle Marche, in Abruzzo, nel Molise dell’Associazione barman italiana. «La mixology - spiega - è il futuro del mondo dei cocktail e riconosce lo sforzo degli imprenditori che hanno tradotto tradizioni ed usanze in prodotti di qualità». Vorrebbe dare più forza al fenomeno. «I bartender meriterebbero la coalizione di enti, aziende, associazioni per metterli in mostra, diffondere ricette e di conseguenza essere un sostegno per le etichette». Strategia operativa che la Distilleria Varnelli di Muccia mette in opera da tempo. Anzi, per chi pratica “mixology” è un vero e proprio partner. Custodisce dal 1868 una gamma di prodotti fedeli alle ricette del fondatore Girolamo Varnelli e nel suo Dna ha la lungimirante visione di questo conoscitore di erbe e radici convinto, già a metà ‘800, che la forza di un’impresa nasce dal suo legame con il territorio e le sue tradizioni. «Il bere miscelato nel mondo è un opportunità - spiegano dalla distilleria - che abbiamo concretizzato in una linea specifica di bottigliette contagocce ad uso dei bartender e lavorando a fianco di creativi da New Orleans a Berlino, da Bari a Milano ed organizzando l’anno scorso una competizione con ricette - ovviamente a base di prodotti Varnelli - ispirate ad un film». Concorso dove si è classificato secondo il marchigiano Diego Gazzarotti con “Med-Mex” ispirato al film “5 Tequila” da assaporare a Senigallia presso “Spaccio Spiriti Alimenti & Diversi” (0717928747).



Marchigian Twist
Per la bartender Enrica Anna Tosoni, del Gossip di Civitanova, consigliere nazionale dell’Aibes, questa nuova figura è trainante. «Affiliati tutti all’International Bartender Association - precisa - ci poniamo come le guide in un mondo che codifica cocktail e dunque capaci di aprire le proprie porte a drink che possono diventare evergreen. Siamo l’anello di congiunzione tra la cultura del bere bene, le tradizioni e le aziende. Inoltre, proprio per formazione, siamo attenti ad ogni proposta delle aziende di qualità e pronti a promuovere i loro prodotti presso il nostro pubblico. Per le feste consiglia un “Marchigian Twist” da realizzare con 3cl di “Bitter Martini”, 3 cl di “Mandarino Varnelli”, 3 cl di Soda, 3 dash di “Amaro Sibilla Varnelli” da decorare con buccia di arancia (347907653). Anche la Ditta Silvio Meletti di Ascoli Piceno affronta le sfide in questa chiave. «La nostra produzione si basa su tecniche e ricette elaborate oltre un secolo fa dal fondatore Sivio Meletti - spiegano - e il processo produttivo, dalla trasformazione delle materie prime fino all’invecchiamento in botti d’acciaio, conserva tutta l’impostazione artigianale della lavorazione. Oggi la sfida - precisa Matteo Meletti - è studiare il mercato globale, soddisfare la sue richieste di alta qualità, di tradizione e di tipicità». Proposte presentate attraverso cocktail rivisti da bartender come Massimo Malizia del Caffé Florian di San Benedetto del Tronto che nella sua versione molto new del “Negroni” mette 3 cl di whisky, 1 cl di Anisetta Meletti Dry, 2 cl di Meletti Punch al Mandarino e 2 cl di Martini Vermouth Rubino Riserva Speciale (0735584096). Ad Urbino, al “Twenties”, ispirato all’epoca del proibizionismo, il prodotto locale si legge nella filigrana della sua carta.
Ad un recente concorso a Milano, il suo bartender Nicola Righi si è presentato forte di un cocktail made nelle terre del Ducato. Un albume d’uovo aromatizzato allo zafferano “Giallo di Corte” dei monti delle Cesane, 45 ml di bourbon, il succo di mezzo limone, un cucchiaio di aceto ed il succo di amarene di Cantiano.



Il gin del Nerone
Come sono proprio le radici con l’entroterra montano ad aver spinto la distilleria “Tenute Collesi” di Apecchio a mettere a fianco delle sue morbide grappe un gin ed una vodka. «Due anni di studio – commenta con orgoglio e soddisfazione Giuseppe Collesi - nel 2016 le prime bottiglie e, nel 2017, la conquista del titolo di miglior gin italiano al World Drinks Awards di Londra». Al naso, è dolce e fruttato, al palato, piacevole e sorprendente, ha una ricca ed equilibrata personalità proprio perché modulata dai miglior orzi e da 7 varietà botaniche. Ginepri coltivati in azienda a 700 metri slm, visciole di Cantiano, luppolo, rosa selvatica, guscio di noce e scorza di arancio e di limone italiani. L’infuso è diluito con l’acqua del Monte Nerone, refrigerato a -15°C per almeno 30 ore, filtrato, imbottigliato e lasciato a maturare in ambiente buio per non meno di 4 mesi.
 
Un vero elisir dall’oliva decantato già da Dante
Tremila ulivi in parte a servizio di un elisir. È il “Liquor d’Ulivi” che l’azienda agricola Giuliano Berloni produce nelle terre Dop Cartoceto pesaresi di Colli al Metauro. Un’antica ricetta di cui canta le virtù il sommo poeta Dante Alighieri nel XXI canto del Paradiso nel verso “Quivi al servigio di Dio mi fei sì fermo, che pur con cibi di liquor d’ulivi lievemente passava caldi e geli, contento ne’ pensier contemplativi”. Ricavato dall’infusione di foglie e corteccia d’ulivo, ha un colore ambrato, un sapore amabile, balsamico e un sottofondo leggermente amarognolo. Servito ghiacciato oppure caldo come punch con una fettina di limone, è perfetto anche su dolci e gelato. La scuola alberghiera di Pesaro si è divertita ad utilizzarlo in cucina svelando con sorpresa quanto questo liquore, sfumato al momento della cottura sulle carni bianche, conferisce un sapore decisamente speciale. Ultima scusa per consumarlo: le foglie d’ulivo hanno proprietà antinfiammatorie e antipiretiche. L’azienda biologica è rinomata per il suo olio extravergine monovarietale di olive Raggiola, Leccino, Frantoio e Moraiolo ottenuto nel proprio frantoio (info 0721891202).


 
Quei punch bollenti della tradizione Baldoni
Profumati e vestiti di quell’aurea vintage che allieta le serate d’inverno, i punch bollenti sono degli evergreen. Un cavallo di battaglia per Giorgio Baldoni, titolare della Baldoni di Ancona, azienda che dal 1944 produce punch all’arancia, al mandarino, il “Creola Fantasy” e un punch al cioccolato perfetto anche da solo. Per Baldoni bisogna preparare la miscela usando due terzi del preparato ed un terzo d’acqua. Da scaldare senza fretta e da decorare con una scorzetta di limone e di arancia. Nel laboratorio, c’è spazio solo per prodotti naturali. Così naturali che le materie usate per produrre i punch sono quelle utilizzate nell’impasto dei torroni e del panettone. Un consiglio: assolutamente da provare nel caffé il “Creola Fantasy”. Esalta il sapore del chicco e ne rafforza il gusto.
 
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