Cològnola, il vino buono prende
quota e si prepara al salto bio

Serena Darini all'interno della cantina Cològnola
Serena Darini all'interno della cantina Cològnola
di Andrea Fraboni
4 Minuti di Lettura
Sabato 13 Maggio 2017, 12:56
CINGOLI - Una terra speciale. Il vento che spazzola le colline. O è meglio chiamarla montagna. Le escursioni termiche che levano il fiato. Le vigne che catturano ogni elemento della natura. Siamo a Cingoli. Il posto giusto per fare prodotti di qualità E in questo semplice preambolo ci sono i segreti della cantina Cològnola nasce nel 2010 grazie alla passione per l’agricoltura dell’imprenditore marchigiano Walter Darini che decise di acquistare in questa località immersa tra le colline di Cingoli e da cui prende il nome l’azienda, un corpo di 75 ettari di terreno e di ristrutturare la cantina situata all’interno della tenuta.

L’inizio dell’avventura
È qui che è iniziata l’avventura. Un progetto, nelle basi, a respiro famigliare, in particolare la figlia Serena Darini (responsabile della comunicazione), supportata da un team di professionisti coordinati dall’enologo Gabriele Villani che è con Cològnola sin dal primo bicchiere. Siamo in una delle più antiche zone di produzione del Verdicchio dei Castelli di Jesi, perciò definita Classica, qui il Verdicchio regna sovrano e circonda la cantina stessa con filari che si estendono per quasi 25 ettari. Ma oltre all’autoctono per eccellenza che ricopre l’85% della superficie vitata, una piccola parte (15%) è destinata alla coltivazione del Montepulciano. Il comun denominatore di tutti i vini Cològnola è la territorialità: si producono vini di carattere che esaltano le caratteristiche del terroir e che identificano fortemente lo stile delle vendemmie, eleganza sapidità, freschezza e bevibilità. La conversione al biologico è iniziata con la vendemmia 2015 mentre ci si prepara alla produzione di vini bio certificati dalla raccolta 2018.



Forza Verdicchio
«Il Verdicchio è un vitigno particolarmente versatile e consente di dare vita a vini di diverse tipologie». Serena Darini e Gabriele Villani sono convinti delle potenzialità di questo vitigno e ne esaltano appunto la versatilità «che consente in cantina la produzione di diverse profili di prodotti. In particolare negli ultimi anni l’azienda si è concentrata verso il mondo delle bollicine, nella sua forma sicuramente più importante e di qualità, ovvero la produzione secondo il Metodo Classico». Nascono così i due spumanti Verdicchio dei Castelli di Jesi Metodo Classico “Musa” e “Darini”. Il “Darini” è uno spumante Metodo Classico tradizionale, prodotto in quantità limitate, firmato dal proprietario e ideatore della cantina Walter, affinato per oltre 36 mesi sui lieviti di rifermentazione, un vino elegante, dall’estrema finezza e persistenza composto unicamente da uve Verdicchio, con un grande potenziale d’invecchiamento e riservato agli amanti della bollicina più nobile e ricercata.

La tendenza
«Spumanti di Verdicchio dunque - continua Serena - per i palati più giovani e per quelli più esigenti, un piacere sottile, uno stile che incoraggia la convivialità enfatizzata dalla finezza della bollicina. Naturalmente come per il resto dell’intera produzione anche per quanto riguarda la spumantizzazione il procedimento è interamente fatto in casa, a partire dall’accurata selezione delle uve alla successiva fermentazione e rifermentazione in bottiglia, ed è proprio questa la ragione che ha spinto la cantina ad orientarsi esclusivamente verso il Metodo Classico, al fine di ottenere spumanti di qualità e con la possibilità di controllare e gestire meticolosamente tutte le fasi della produzione». A proposito di sboccatura o degorgement, proprio di recente è avvenuta quella del “Darini” 2012 con 47 mesi di permanenza sui lieviti, un prodotto a tiratura limitatissima riservato a veri cultori del metodo classico attualmente in fase di affinamento post degorgement. Un cantico delle creature.

Il resto della cantina
Oltre alla produzione di spumanti, l’azienda si distingue anche per i suoi vini bianchi fermi ottenuti anch’essi da Verdicchio in purezza. La vendemmi inizia infatti a fine agosto o nei primi giorni di settembre con la raccolta delle uve per base spumante a basso contenuto zuccherino e con buona acidità, e prosegue man mano che i grappoli maturano con la raccolta delle uve per il Verdicchio dei Castelli di Jesi Classico Superiore “Via Condotto”, vino giovane di grande freschezza, apprezzato anche a livello internazionale nel concorso Five stars del Vinitaly, che nel 2017 gli ha assegnato per il secondo anno consecutivo il punteggio di 90/100, e alla medaglia d’argento attribuitagli da Decanter. Successivamente vengono raccolti i grappoli che saranno impiegati per il Verdicchio Classico Superiore “Ghiffa”, siamo già ad ottobre, «uno dei vini più rappresentativi della cantina - conferma Serena Darini - che meglio esprime la filosofia di produzione». E ancora: l’ultimo giorno della vendemmia è interamente dedicato alla Riserva Docg “Labieno”, ottenuto da vendemmia tardiva che riporta in etichetta il giorno della raccolta. Da non dimenticare il Passito di Verdicchio “Cingulum” e per i rossi, ottenuti tutti da uve monovarietali Montepulciano, il “Cantamaggio” e il “Buraco”. E per il gran finale nel 2016 è entrato a far parte delle etichette Cològnola il” Via Rosa”, vino rosato da uve Montepulciano che strappa brindisi e applausi a scena aperta.



La bottiglia
Lo spumante “Musa” e il breve riposo sui lieviti
Spumante Metodo Classico Vino ottenuto dalla rifermentazione in bottiglia secondo il metodo classico della base spumante ottenuta da sole uve verdicchio in purezza. Le uve sono raccolte da un vigneto di 30 anni la cui esposizione e particolarmente vocata per la produzione di vino base spumante. Questo spumante rimane in affinamento sui lieviti soltanto per 12 mesi, si ottiene così un grande equilibrio tra la freschezza del prodotto e l’eleganza del metodo classico, ottimo come aperitivo o a tutto pasto, eccelente con primi piatti bianchi di pesce, pesce crudo e fritturine leggere.
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