Valeria Battisodo, un trionfo dietro l’altro
«Il mio segreto? Trucco sì, tacchi no»

Valeria Battisodo
Valeria Battisodo
di Camilla Cataldo
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Lunedì 19 Giugno 2017, 10:49
PESARO - Quando ami ciò che fai, hai il sole dentro. Il sole di Pesaro, terra di canestri di élite, per una volta non al maschile. Il sole di Pesaro oggi si chiama Valeria Battisodo, che non è solo rappresentante di una delle scuole di basket più venerate in Italia ma è anche l’unica giocatrice di basket italiana che ha conquistato gli ultimi due scudetti. Schio e Lucca le piazze portate in trionfo e forse tutto questo non sarebbe stato possibile senza… Temmi. «È la mia cagnolina, una Westie (West Highland White Terrier che troneggia anche nelle foto di gruppo, ndr). È il mio portafortuna perché è con me da due anni e mi ha accompagnato nei titoli. Ormai ha bisogno del procuratore anche lei!», scherza Valeria, 28 anni e un sorriso che contagia. «E’ uno spettacolo di cane! La portavo all’allenamento e se ne stava immobile in panchina a guardarci! La adoravano tutti».

Adorata da tutti
Un po’ come la padroncina, 174 centimetri di dolcezza che in campo diventa una tigre. «Ho iniziato a giocare a basket all’età di 8 anni. Ma tutto è cominciato un po’ prima al mare, ai Bagni Spinaci di Pesaro. Il mio compagno di giochi era Giovanni Tomassini, attuale regista di Casale Monferrato, in A2. I nostri genitori erano amici e quando avevamo 5-6 anni palleggiavamo ogni giorno a piedi scalzi sul cemento sotto il sole». La passione per la palla a spicchi le è stata trasmessa da papà Maurizio, «che giocava nella Lupo e poi ha militato in Serie C a Cagli», spiega Valeria, che deve all’Olimpia i suoi natali cestistici. «Sono rimasta nel club fino alla Serie B. Sabrina Montaccini mi ha fatto fare il salto di qualità, conosceva bene coach Maurizio Scanzani di Parma e lui venne a vedermi a Pesaro e alle finali nazionali. Poi devo dire grazie a Daniela Vampa e Lalla Fabbri, le prime che mi hanno fatto innamorare di questo sport. Sono anche legata a Mauro Procaccini, che mi ha guidato a Parma». 

Lo sbarco a Parma
Nella città emiliana, Valeria Battisodo arriva appena 17enne. «Ho terminato la scuola là, frequentando gli ultimi due anni del Liceo Linguistico». Poi, in fila, Umbertide, Faenza e di nuovo Parma, per quattro stagioni. Infine Schio e Lucca. «Il primo scudetto non l’ho sentito così mio – rivela -. È stato bello ma è stato un anno abbastanza complicato. Giocare a Schio non è facile, ci sono dodici atlete super e di forte personalità. A Lucca il gruppo era stupendo, mi sentivo in famiglia. Sono stata tanto in campo ed è stato – sportivamente parlando – l’anno migliore della mia vita. Lo scudetto era inaspettato e l’emozione pazzesca, alla fine mi veniva da piangere. Dopo aver perso la Coppa Italia, che poteva essere nostra, ci siamo dette “ora vinciamo il campionato”. La città è meravigliosa, così come i tifosi. In finale c’erano 5mila persone a vederci, sembrava l’hangar di Viale dei Partigiani ai tempi d’oro della Vuelle!». E Valeria resterà in Toscana pure la prossima stagione. «Sono appena stata in vacanza a Pantelleria: il nostro presidente ci ha messo a disposizione la sua villa come regalo per la vittoria e ci siamo divertite come delle matte!». Battisodo riflette: «Vivere lontano da casa comporta tanti sacrifici, ma negli ultimi due anni sono stati ampiamente ripagati». Un cerchio che non si è mai chiuso è quello azzurro. «Non so se sperarci ancora o se considerarla una parentesi esaurita» si fa cupa la play.

Azzurro cupo
« Mi hanno chiamata a 15 anni e ho fatto la trafila delle giovanili con gli Europei Under 14, 16, 18, 20. Nella maggiore ero nel gruppo delle qualificazioni agli Europei e sono stata convocata per qualche raduno ma non andavo d’accordo con il cittì Ricchini e sono un po’ uscita dal giro. Capobianco ha preso il suo posto quando giocavo poco a Schio e ha preferito proseguire con le ragazze che c’erano prima. Vedremo». La generazione di Valeria ha portato nel giro azzurro anche Terenzi e Paccapelo ma soprattutto Erica Reggiani, altra play, del 1994 oggi a Vigarano. La femminilità traspare anche attraverso la divisa da gioco. «Gestisco a fatica i miei ricci quando gioco. La sera mi trucco, mi vesto casual e uso i tacchi per matrimoni o feste di laurea. Non mi piace essere troppo appariscente. 

L’uomo ideale
Il mio uomo ideale è un giocatore di basket, magari bello come LeBron James. Mi affascina Milos Teodosic ed ero pazza di Djordjevic: a Pesaro mi regalò tre maglie e non ne poteva più di avermi tra i piedi!». Valeria risponde con naturalezza e maturità alla domanda scomoda sull’omosessualità nel basket femminile. Territorio scivoloso ma non per lei che è fuori casa da oltre dieci anni e di mondo ne ha visto. «Esiste come in tutti gli ambienti e non è un problema. Sono stata a contatto con culture diverse fin da piccola e ho la mente aperta. Siamo nel 2017».
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