Santa Maria Goretti, dal paradigma della
purezza al perdono offerto al suo omicida

Santa Maria Goretti, dal paradigma della purezza al perdono offerto al suo omicida
di Roberto Senigalliesi
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Domenica 14 Maggio 2017, 15:26
Morire a neanche 12 anni per preservare la propria purezza. Fisica e spirituale. Maria Goretti rappresenta anche oggi un esempio di amore per il Signore. Ma anche di dedizione alla famiglia ed al perdono. All’ubbidienza. La sua storia è quella di una ragazza semplice, devota alla Madonna che convinse la madre a ricevere la prima comunione e l’Eucarestia. A cavallo tra ‘800 e ‘900 diventa una doppia antesignana dei nostri, cupi tempi: è vittima della violenza sui piccoli e vittima di femminicidio. Ma soprattutto è una martire cristiana che diventa anche portatrice il sentimento della Misericordia. Infatti, sul punto di morire perdonò chi aveva tentato di stuprarla, rispondendo alla domanda dell’arciprete di Nettuno Temistocle Signori, augurandosi di rivederlo presto in Paradiso. 

Il frutto del perdono
Un perdono che incise profondamente nell’animo del suo aggressore, Alessandro Serenelli, il figlio dell’altra famiglia di contadini che lavorava con suo padre (e poi sua madre Assunta, quando il papà venne a mancare per la malaria). Serenelli dopo aver scontato 27 dei suoi 30 anni di carcere a cui venne condannato a Macerata, si convertì e si ritirò in un convento dei Cappuccini delle Marche fino alla morte. 

La dura infanzia
“Marietta”, come veniva comunemente chiamata, era nata a Corinaldo il 18 ottobre del 1892 ed era la seconda di 6 fratelli. Seguì la famiglia nell’Agro Pontino e con essa affrontò il duro lavoro e l’esperienza nei campi. Alla morte del padre si prese cura dei suoi fratellini (educandoli alla virtù cristiana con grande tenerezza) e della casa, preparando la colazione per chi lavorava in campagna e rammendandone i vestiti. Ed ai suoi fratellini era rivolto uno dei suoi ultimi pensieri prima di morire, quando chiedeva alla madre come stessero e cosa stavano facendo. Sul letto di morte fu lei che rincuorò la mamma, dandole appuntamento in Paradiso. Difficile spiegare le virtù di questa ragazza, capace di accettare il martirio pur di non commettere peccato e poi di perdonare quasi con il sorriso sulle labbra chi le aveva inflitto i colpi mortali. La storia di Marietta, il cui corpo e reliquie sono custodite e venerate a Nettuno, nel santuario di Santa Maria delle Grazie (custodito dai padri Passionisti) e nella casa natale di Corinaldo, è quella di una famiglia povera ma dignitosa. 

La scomparsa del padre
Dopo la scomparsa del padre era lei che consolava la mamma spronandola a tenere duro. Riuscendo a convincerla a farle ricevere la comunione, di cui sentiva ardentemente bisogno. E rispondendo alla mamma che, dopo aver ricevuto l’Eucarestia, le diceva che d’ora in avanti doveva essere sempre buona perchè aveva ricevuto Gesù, diceva: «Certo mamma, lo sarò». Mantenendo la promessa fino in fondo. Marietta, che ascoltava sempre i consigli della mamma, si impegnò ancora di più sulla via della bontà. Volle essere soprattutto il suo angelo consolatore. Le infondeva coraggio e fiducia nella Provvidenza, le ubbidiva in tutto, cercando di alleggerirne il lavoro, pensando alla pulizia della casa, alla preparazione dei pasti, alla custodia dei fratellini, al rammendo delle vesti. Papa Pio XII il 7 aprile del 1947 nel discorso per la sua beatificazione la descrisse «come un frutto maturo del focolare domestico, dove si prega, ove i figli sono educati al timore di Dio, nell’obbedienza verso i genitori, nell’amore verso la verità, nella verecondia e nell’illibatezza». 

Il giorno della santificazione
Il giorno della sua santificazione, il 24 giugno del 1950, una folla immensa, si calcola 500nila persone, era a Roma: la cerimonia, per la prima volta, venne organizzata all’aperto, in piazza san Pietro. Era presenta anche la mamma, anziana e malata ed i fratelli di Marietta. Fra cui Angelo, che era emigrato in America e che mamma Assunta rivide dopo 35 anni, con sua grande gioia. Il 26 giugno papa Pio XII ricevette Assunta in forma privata per 20’ accogliendola con le parole «Ecco la mamma di una martire». Un esempio non solo per i cristiani al punto che nel 1953 l’allora segretario del Partico Comunista Palmiro Togliatti la propose come modello di vita alle giovani comuniste della Fgci.
 
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