Lorena, il brontolio dei Lardini: «Ma quale
moda. Io odio lo shopping»

Lorena, il brontolio dei Lardini: «Ma quale moda. Io odio lo shopping»
di Barbara Ulisse
4 Minuti di Lettura
Domenica 21 Maggio 2017, 14:13
Quando si parla con Lorena Lardini si parla sempre al plurale. Che racconti dei nipotini, o dei figli o – soprattutto - dei tre fratelli, il verbo si lega sempre ad un “noi”. Giacca a scacchi bianco-nera e sneakers, ci accoglie nel suo ufficio nella nuova fabbrica che domina l’ affaccio sulle colline di Filottrano. Il “noi”, l’intreccio familiare, sentimentale e professionale si gioca tutto qui, tra il “paese” molto amato e l’azienda omonima dove lavorano tutti i fratelli Lardini e i loro sei figli. Una tipica grande impresa marchigiana formato famiglia, certo, ma con un amalgama davvero particolare.

I quattro bimbi all’inizio
Lorena mi mostra una foto sbiadita di loro quattro bambini: il più piccolo Luigi, da cui è partita la scintilla che ha messo in moto tutto, è già in giacca e calzoni corti.“E’ sempre stato il creativo di famiglia: è lui che ha iniziato a immaginare e a realizzare le produzioni. E ancora adesso lo fa”: la figlia di lui, Brenna, che si occupa dell’ufficio stampa, annuisce sorridendo alla zia, ricordando che il padre chiese ad appena cinque anni il suo primo “abito”. Ne è passato di tempo, da quando Lorena insieme a Luigi e Andrea, il più grande, andava in giro “con un pulmino a vendere i primi modelli, forti dell’insegnamento di mamma che sapeva cucire e di un amico modellista”. Nell’87 la prima vera fabbrica – nel frattempo in azienda era entrata la sorella minore Annarita – e la svolta nel ’93, con il primo marchio autonomo. 
Ora che guidano insieme l’azienda di abbigliamento maschile tra le più cool del momento, che insieme hanno costruito la nuova sede che si integra con lo storico edificio di via Tornazzano – “potevamo andare giù in pianura, lontano dal paese, ma non sarebbe stata la stessa cosa e noi volevamo stare qui” - lei continua a parlare al plurale. Lei e i fratelli. Che rapporto avete? “Sono 39 anni che lavoriamo insieme…Ci mandiamo a quel paese, certo, ma…” E in quel ma c’è il manifestarsi discreto di un legame non certo solo professionale.

La famiglia è presente
La famiglia assorbe, la famiglia è presente in ogni foto nelle cornici e in ogni ricordo, la famiglia filtra anche le soddisfazioni. “Attraverso i miei fratelli ho vissuto la gioia di vedere aperto il primo negozio di Tokyo, poche settimane fa”. Eppure Lorena parla con la stessa passione della tombola aziendale a Natale e del nuovo show room di 1200 metri in via Manzoni a Milano. È stata da sempre circondata da stoffe e modelli, da proposte fashion di firme come Burberry o Ferragamo che Lardini produce, eppure confessa di non seguire la moda, di non amare lo shopping. Poi vede la mia faccia stupita ... «Non sono fissata, ecco. Se mi piace una cosa la compro ma la moda non la seguo e non mi appassiona». In compenso, è fissata con il controllo della filiera dei vari reparti dell’azienda e soprattutto, con gli aspetti amministrativi e dei costi, tanto che ancora i fratelli la presentano come «colei che brontola se si spende troppo». «In effetti i preventivi li guardo dal primo all’ultimo», ammette. E conosce alla perfezione tutti gli investimenti fatti. 

Il fattore promozione
Comprese le (molte) sponsorizzazioni: asilo, squadra di calcio giovanile, eventi sul territorio. Eccola, la parola magica. Quello sfondo di colline presente in tante foto ufficiali. Ecco il paese che – come recita lo stesso sito aziendale «fa non solo da scenografia ma anche da anima alla Lardini». Non si può prescindere dal legame con Filottrano se si vuole conoscere questa azienda, e questa donna. Il territorio è una radice e una scelta adulta, da cui lei si distacca malvolentieri. Il rapporto continuo con il territorio significa anche un’azienda dove si conoscono tutti. Lorena sa bene che avere un clima positivo tra gli operai è fondamentale, e ci tiene davvero. Molte sono donne, tra i 400 dipendenti dell’azienda, e lei conosce bene il valore del tempo e dei servizi per una mamma di famiglia. Da qui i tentativi per mantenere il soprannome di «la fabbrica del sorriso». E poi c’è la pallavolo. Anche qui, un legame familiare. «Mio marito era un pallavolista….abbiamo cominciato a sostenere la squadra locale quasi per gioco, fino alla svolta di quest’anno. Adesso in A1 sarà tutto diverso, il livello richiede un impegno economico molto più consistente».

Quella festa non piena
Ma la festa non è stata piena. «La morte di Scarponi, quasi contemporanea alla promozione, ha spento tutto il paese…lo conoscevo bene, veniva qui con i figli, aveva la stessa età di mio figlio». Sponsorizzate un sacco di iniziative, siete aperti e dialoganti, nessuno della vostra grande famiglia è entrato in politica? Lorena sorride. «Ehhhh qualche richiesta c’è stata…ma la politica è lontana dal nostro modo di sentire, richiede compromessi, un certo linguaggio…». E nel tempo libero? «Ne ho poco. L’azienda è la mia vita e la mia giornata, ma io sono anche una nonna felice. I bambini sono puri. Giocare con loro è una cosa bellissima, non trova?».
© RIPRODUZIONE RISERVATA