Rosa Fastigi e Lucia Ferrati: «Mamma
ossessiva». «E tu troppo pignola»

Rosa Fastigi e Lucia Ferrati: «Mamma ossessiva». «E tu troppo pignola»
di Elisabetta Marsigli
3 Minuti di Lettura
Lunedì 26 Giugno 2017, 16:24
Rosa Fastigi e Lucia Ferrati, madre e figlia unite, tra le altre cose, anche dalla storia di famiglia - una storia che si intreccia con le vicende di Pesaro a cavallo della seconda guerra mondiale - e dall’amore per la cultura. Cultura come scelta professionale, etica, stile di vita. In una parola l’esistenza stessa.
Rosa Fastigi, la sua storia la racconta nel cognome, talmente nel Dna di Pesaro da far cambiare nome a un paese. Rosa è nata a metà degli anni ‘30 a San Pietro in Calibano poi diventato Villa Fastiggi. Come ex docente continua a seguire la vita culturale.
Lucia Ferrati, operatrice culturale, nata nel 1961 a Chiaravalle, da anni si occupa di lettura ad alta voce e di diffusione della lettura, ed è anche ideatrice ed organizzatrice di eventi culturali. E’ la coordinatrice della Rete teatrale di Pesaro e Urbino.

La cultura è un’eredità di famiglia?
M - Per me sì, sicuramente. E mi riferisco soprattutto alla cultura politica che mi è stata trasmessa da mio padre, Renato Fastigi che è stato tra i primi sindaci di Pesaro del dopoguerra. Una figura per me determinante.
F - Per me sì: mio padre, nonostante facesse il medico di professione, era un grande appassionato di arti figurative e fin da piccola mi trascinava a vedere mostre e musei. Fu emozionante vederlo commuoversi per una natura morta di Cezanne.

Insegnanti si nasce?
M - Credo che si diventi e comunque mi è piaciuto farlo anche se è stato più un destino che una scelta. Una bella esperienza di vita.
F - Si diventa, nessuno nasce “imparato”! Credo che tutto si diventi in realtà.

Un pregio e un difetto l'una dell’altra?
M - Un pregio che è anche un difetto: Lucia è molto pignola e perfezionista.
F -Il suo pregio è un umorismo caustico, spesso anche lapidario! Il suo difetto è l’essere ossessiva.

Il legame più profondo che vi unisce?
M - L’affetto e il rispetto reciproco, sicuramente. Sono davvero molto profondi.
F - Silenzi complici: tanta complicità e la memoria di affetti perduti.

Che cosa vi allontana?
M - Una razionalità molto contrapposta alla temerarietà di mia figlia.
F - Il desiderio di maggiormente sperimentare.

Tornando indietro, rifareste tutto?
M - Istintivamente direi di no, rifarei tutto quello che ha contrassegnato la mia esistenza: ho avuto una vita abbastanza soddisfacente e, soprattutto ho avuto due figlie meravigliose.
F - Ho talmente lottato per fare quello che faccio che, ora come ora, non cambierei nulla!

Qual è il vostro rapporto con Pesaro?
M - Ho un grande rapporto di affetto per la mia città. A Pesaro sono tornata con estremo piacere dopo la parentesi di vita trascorsa ad Ancona.
F - Da pesarese d’adozione è un grande rapporto d’amore. Amo il territorio della città dentro e fuori dai suoi confini: il mare che dialoga con le colline, il paesaggio, la cucina. Mi diverte anche il dialetto e la natura dei pesaresi.

Un sogno da realizzare?
M - La ricercatrice a livello universitario: un desiderio rimasto inespresso al termine degli studi di Chimica Industriale. E credo che ormai sia troppo tardi.
F - Faticoso rispondere: continuando quello che sto facendo, alzarmi ogni mattina con la voglia di imparare. Azzerando quello che ho fatto, forse avrei studiato medicina.

Difficile essere donna oggi?
M - Sotto qualche aspetto sicuramente sì. Per le donne, anche oggi, se devi fare compromessi con la famiglia e i figli, è difficile ora come allora.
F - Essere donna è bellissimo, ma sempre difficile. Sicuramente è cambiato tanto, ma, a volte, non sembra sia cambiato nulla. 
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