Linda vocalist dj a Sanremo passando
per il Vaticano: «E che bello il volley»

Linda vocalist dj a Sanremo passando per il Vaticano: «E che bello il volley»
di Laura Ripani
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Lunedì 5 Marzo 2018, 12:35
«Ecco la vose Linda». Ha giocato con le parole Papa Francesco nell’accogliere la “regina del soul italiano”. E che la cantante nata a San Benedetto sia una bella persona oltre ad avere un timbro pulito il Santo Padre, come entrambi i suoi predecessori, l’ha intuito semplicemente guardandola negli occhi. E percependo la sua anima. «Sì, sono cattolica e non mi vergogno di dirlo, magari nel mio mondo non è poi così comune, c’è chi si vanta di essere ateo o eretico». Spontanea. È forse la sua dote migliore insieme, ovviamente, a un’intensità canora che l’ha proiettata fin da giovane nell’olimpo della musica italiana.



La vocalist
«Ho cominciato come vocalist in discoteca» racconta divertita ripercorrendo gli esordi che l’hanno vista calcare le piste dei locali più famosi anche della Romagna. Era, e resta, una delle poche ad aver svolto questo mestiere in Italia «ma mi ha consentito di imparare a improvvisare, di variare melodie e ritmi: ogni pezzo era diverso». La timidezza di fondo l’ha superata invece nei vari concorsi. A Sanremo arrivò nel 2004 ma già nel 1994 ci aveva provato a salire tutti i gradini delle selezioni provinciali e regionali. «Era “Una nuova voce per l’Italia” che oggi non esiste più. Vinsi il premio della critica ma ai quarti di finale la sorpresa: la voce non ne voleva proprio sapere di uscire...». La consacrazione arrivò nella città dei fiori. «Nel 2003 tentai l’accesso ad Accademia Sanremo che mi avrebbe aperto le porte di Sanremo Giovani. Non andò bene, ma l’anno dopo, a seguito di uno scandalo, il festival maggiore fu affidato a Tony Renis e Simona Ventura che abolirono gli steccati tra senior e junior. Diedero la possibilità anche a me, che provenivo da un’etichetta indipendente (La Leart’ di Vittorio Ciarrocchi ndr) di esibirmi. Allora si poteva, oggi è più dura, nessuno scommette più sugli sconosciuti». Fu un trionfo. Con “Aria sole terra e mare” si piazzò al terzo gradino e del podio e si rivelò al mondo dell’arte. «Siamo poi partiti alla volta di Atlantic City con Mike Bongiorno - racconta - e poi arrivò quella telefonata. Mi dissero che il 1° aprile averi dovuto cantare per Giovanni Paolo II. Lo presi come uno scherzo. Mi dovettero convincere che era tutto vero. Il Papa era già malato ma ricordo che mi diede la sua benedizione e tanto mi è bastato. Per lui ho cantato anche alla Giornata Mondiale delle Gioventù a Loreto. Poi ho incontrato anche Papa Benedetto, uomo coltissimo e grande filosofo».



La cultura
Per lei che è laureata in psicopedagogia e non solo una rivelazione. «Sì, è vero, ho diverse lauree. La prima arrivò nel 2009, poi arrivarono la triennale in naturopatia, e in vocologia». Scusi? «Vocologia è una branca dell’otorinolaringoiatria con il professor Franco Fusi che si occupa anche di curare la mia di voce». Ama lavorare con i bambini - ha insegnato alle elementari e alle medie, oggi è docente di musica al Cotton Club di Ascoli, forse perché tutto sommato è ancora una ragazzina, dentro.



Le esperienze
«Fin da piccola i miei genitori mi hanno insegnato a gestire la libertà e ne ho avuta tanta. Ma non ho mai combinato guai. Neppure a Chicago dove mi sono trasferita per diversi mesi proprio per studiare il soul americano ed esibirmi nei locali. Avevo “fatto pratica” sin da piccola quando ancora liceale andavo a trovare le mie amiche e per il gusto di vederle: ero capace pure di partire così come mi trovavo, senza badare troppo ai bagagli. Negli Usa però è stata dura. Ero donna e bianca, frequentavo quartieri maschilisti e neri. Addirittura neppure i tassisti si avventuravano in certe vie dove io, piano piano, sono riuscita a farmi accettare. E poi ogni condominio aveva la sua security. Dopo le Torri Gemelle e la strage alla Maratona i controlli erano davvero severissimi».
 «Con le ragazze della sicurezza - tutte donne - avevo stabilito, dopo un po’, un rapporto confidenziale. Ma, quando dimenticai un mio effetto personale oltre la coda, non esitarono a farmi rifare tutta la fila e a presentare nuovamente i miei documenti per farmi rientrare a casa».

Le passioni
Con Linda l’unico argomento tabù è quello della vita sentimentale. Conferma di aver avuto un paio di convivenze ma si guarda bene dal fare i nomi. Non è preoccupata dello scoccare dell’orologio biologico «lasciare tracce di sé si può fare in molti modi, non necessariamente tramite un proprio figlio» ma il suo essere solare e sempre positiva la porta a non chiudere definitivamente con l’amore. «Se questo Principe Azzurro proprio non dovesse arrivare, pazienza. Non mi precludo nulla ma neppure ho una visione infantile dell’amore. Ci credo, certo che ci credo, anzi voglio crederci ma dovrà essere un rapporto adulto. E poi l’amore si disvela in tante forme. Spero di trovare la persona giusta ma è difficile: ci vuole coraggio e costanza oltre ad avere interessi comuni». Linda intanto sublima con la pallavolo. «Gioco palleggiatore con il Colonnella (Teramo) ma ho trascorsi in serie C e ho pure ricoperto il ruolo di opposto».

La rivelazione
Ma Linda in questi giorni è super impegnata. «Daremo l’annuncio ufficiale soltanto a fine aprile - anticipa al Corriere Adriatico - e lo presenteremo in uno dei più grandi raduni musicali d’Europa a Marina di Altidona che si chiamerà “Go Marche”: sto finendo in questi giorni di registrare a Gubbio con gli arrangiamenti di Maurizio Pugno e la mia band un nuovo album». L’ultimo, il terzo, è stato Days like this è datato 2013 e vedeva tra i musicisti Keith Henderson, Tim Gant, Bill Dickens e Khari Parker.

Il messaggio
«Questo disco nuovo ha un’anima blues nel profondo, non solo tramite la musica - spiega -. Perché io sono nata sul Tronto, mica sul Mississipi, e il blues nel suo messaggio originario è fortemente radicato sul territorio. Così io affronterò tematiche forti, attuali, che mi stanno molto a cuore. Sarà un album dall’impronta cantautorale, che si porta appunto dentro la mia origine. Inoltre tratterà della personalità dell’uomo, inteso come essere umano. In ognuno di noi, infatti, c’è una parte bella e una brutta, ne sono assolutamente convinta. Sta al singolo riuscire a far prevalere la parte migliore, e io tratterò di questa. E una delle cose che mi emoziona di più è il fatto che ad Altidona ci saranno con me anche i maggiori rappresentanti della Blues Foundation americana, una vera istituzione. C’è voluto, è vero, un po’ di tempo per concepirlo ma sta venendo veramente bene e di questo sono soddisfatta. Anche la critica mi sta dando fiducia. Non posso ancore svelare il nome del disco ma i pre ascolti sono stati salutati con molto interesse». Insomma, Linda torna sotto i riflettori con la benedizione del suo affezionato pubblico.
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