Francesca e la danza del ventre:
«Così sono diventata campionessa»

Francesca e la danza del ventre: «Così sono diventata campionessa»
di Talita Frezzi
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Lunedì 7 Maggio 2018, 12:12
 Nei movimenti rotatori e sinuosi di una danza antichissima e sensuale che affonda le radici nel culto della fertilità e della “dea madre”, un’acerba spilungona su tacco 12 e rossetto ritrova oggi la sua vera essenza di femminilità, il senso unico e misterioso, divino e primitivo, di generare la vita. E sboccia, come un fiore, a una nuova sé. E’ la storia di Francesca Donninelli, 36 anni di Castelplanio, insegnante di danze orientali. Fondatrice dell’associazione Bellydance Floor insegna a 50 ragazze a guardare al proprio corpo in modo diverso, senza pregiudizi e senza schemi, verso una bellezza universale, insegna loro ad amarsi. Francesca è anche campionessa italiana Fidp (Federazione italiana Danza sportiva), ha conquistato il gradino più alto del podio al campionato di Rimini nel 2017 e agli Italiani Assoluti di Pescara nel gennaio scorso.



La campionessa e la sua anima
In quelle danze arabe Francesca ritrova la sua anima più pura, un’essenza che per anni ha tenuto nascosta, per pudore e per timidezza, forse anche un po’ per paura. Quella paura che oggi è riuscita a esorcizzare con la danza della spada, tecnica, passione vibrante e forza, con cui ha sconfitto e trafitto simbolicamente anche la sua parte più maschile, un’armatura che le impediva di vivere appieno della sua grazia.

L’esteriorità
«Mi sono sempre presa cura del mio aspetto, insomma nel mio armadio minigonne e tacchi non sono mai mancati, così come adoro abitini e rossetto – ci racconta – l’estetica è sempre stata un modo per esprimere la mia femminilità, anche se poi era tutta apparenza, perché su quei tacchi e così attillata era come se mi sentissi a disagio. Forse a causa della mia timidezza, era come se quella non fosse la vera me...». Francesca racconta questa sua metamorfosi con un po’ di timore, quasi a voler preservare gelosamente questo angolo del suo carattere. Ma raccontarsi è necessario per capire l’evoluzione che l’ha resa la donna di oggi. La madre di oggi. «Avevo dei blocchi emotivi, delle grosse insicurezze – ci confida ancora – avevo quasi problemi ad accettare il mio essere donna e a valorizzare quel che avevo da valorizzare. Vivevo male il fatto di essere donna. Poi, nel 2004 la scintilla. Ho assistito ad uno spettacolo di danze orientali e me ne sono innamorata. In quelle melodie, quelle movenze, quei veli che nascondevano e svelavano donne meravigliose anche se apparentemente imperfette, c’era qualcosa di ammaliante e di misterioso che mi ha subito catturato».



Il ballo come consapevolezza di sé
Francesca non ha più smesso di ballare, perché affinando la tecnica e personalizzandola sempre di più, scopriva se stessa. «Ho capito che era una nuova vita per me, che mi dovevo buttare. E mi sono lasciata andare. Così mi sono iscritta a un corso, finché io stessa non sono diventata insegnante. Ma questo genere di danze, antichissime, sono in continuo mutamento, cambiano a seconda degli influssi geografici e culturali, a seconda delle danzatrici stesse, per cui non si finisce mai di imparare e di migliorare. La mia insegnante, Simona Minisini, è campionessa mondiale e aspiro alla sua grazia e perfezione».

Anche le bambine partecipano
Con l’associazione, Francesca Donninelli insegna a 50 ragazze di diverse età e fisicità, ma anche a qualche bambina (di 9 e 10 anni) che segue la mamma in palestra e vuol imparare. Per praticare queste danze serve curiosità, serve abbandonarsi e non lasciare che il pregiudizio sui canoni estetici di bellezza imposti dalle pubblicità, blocchino la propria voglia di sentirsi femminili. «C’è ancora forte, da noi in Italia, il peso del pregiudizio. Come se questa disciplina, la danza del ventre, avesse qualcosa di scabroso da cui star lontani, come se praticarla non fosse bene. All’estero è praticata anche dalle bambine piccole, esattamente come la danza classica o la moderna, ha una sua dignità come disciplina sportiva».



La vita nuova
Con la danza per Francesca si realizzano due sogni, uno più bello e importante dell’altro. Con l’associazione e i corsi – che tiene a Castelplanio, Jesi, Falconara, Chiaravalle e Corridonia – arriva nel 2015 anche la maternità e dà alla luce la piccola Emma. «La desideravo, anche se non ricordo quale fosse il mio sogno nel cassetto, di certo ero una di quelle bambine che spingevano il passeggino col bambolotto, che lo cullava, lo cambiava e gli dava il biberon. E pensavo che sarei stata madre anche io. La famiglia è sempre stata la mia priorità, ha sempre avuto più peso della carriera. E l’incontro con le danze orientali mi ha aiutata a capirlo ancora di più: dopotutto nasce proprio in questo contesto, come celebrazione della fertilità. I movimenti del seno sono allusivi dell’allattamento, il roteare del ventre della fecondazione. C’è una sensualità che va oltre la fisicità. Ho continuato a ballare anche in gravidanza, perché certi movimenti aiutavano ad alleviare i dolori. Ho un progetto, che porterò avanti all’ospedale di Jesi, per le donne in dolce attesa che potranno avvicinarsi a questa danza, seguite da me e da un’ostetrica».



Emma balla da sola
Quando la mamma insegna, la piccola Emma segue la musica, si butta nella mischia e prova a ballare anche lei. Un piccolo adorabile terremoto innamorato di quella mamma così bella, avvolta da veli e lustrini, che quando balla ammalia tutti, sembra una dea antica. «Poi mi tocca correre dietro a lei - racconta ancora Francesca - ma le piace, si diverte. E se da grande vorrà provare, beh avrà una guida. Non le impongo nulla, deve essere libera... la porto a lezione, quando faccio gli spettacoli è sempre là, dietro al sipario o in prima fila che mi indica col ditino. E io guardo solo lei. Specie la danza dei veli, molto delicata, è quella in cui mi identifico di più perché aggraziata, lascia intravedere la silhouette giocando un po’ con la mia solita timidezza, ma poi mi svela e permette di mostrare a tutti il mio essere».

Passione ascendente passione
Per lasciarsi sedurre da una danza tanto particolare, Francesca non poteva non subìre il fascino del mistero, delle leggende sulle Mille e Una notte, sulle corti principesche del Medioriente, sulle notti magiche e sull’astrologia. E anche gli accessori della danzatrice, dai veli ai cimbalini a dita, dal bastone o la spada, fino al tamburello, il candelabro o le Ali di Iside (un’evoluzione del velo) sono parte integrante del fascino di questa danza. «Ho un rapporto molto forte col mistero – conclude – mi sento influenzata dal mio segno zodiacale, Scorpione ascendente Scorpione, sono una passionale e tenace. Due caratteristiche che avevo perso ma che ora ho ritrovato insieme a me stessa».
 
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