Arabella, l'ascolana che comanda
Milano: «Il segreto? E' lo scooter»

Arabella Caporello
Arabella Caporello
di Laura Ripani
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Lunedì 17 Luglio 2017, 17:06 - Ultimo aggiornamento: 19 Luglio, 18:44
Veste Sergio Rossi - e non Prada - anche perché, dice, che rispetto alla mitica Miranda interpretata da Meryl Streep è «più sorridente e meno caustica». Iniziamo insomma dai piedi la scoperta della prima donna city manager del Comune di Milano, Arabella Caporello, ascolana d’origine e milanese d’adozione, folgorata nel 1991 dalla capitale economica e della moda, quando si iscrisse all’Università Cattolica inseguendo un sogno: ripercorrere le orme della madre, Gabriella Agostinelli, stimata commercialista ascolana. Lo tradì però appena un anno dopo, quando s’innamorò del mondo finanziario «fino a gestire fondi per uno/due miliardi di euro» ammette. «Dopo la laurea non ho mai fatto l’esame di abilitazione - confessa - e non ho neppure seguito i consigli di chi mi voleva far partire dalla finanza aziendale...fino a quando non ho trovato il lavoro che volevo, di intermediazione finanziaria, non mi sono fermata». Non poteva certo peccare di determinazione chi «caparbiamente» fa sapere, ha trovato il suo mondo a Milano e sta ora dedicandosi a un progetto se possibile ancora più ambizioso.



L’hub
«Coordino - spiega - insieme al professor Fabrizio Pagani capo della segreteria politica del ministro Padoan - il gruppo di lavoro che intende, dopo Brexit, accreditare Milano come hub (centro, ndr) europeo per attrarre finanziatori esteri, se non altro in settori di nicchia. Un’operazione alla quale si sta dedicando grazie all’esperienza accumulata all’Investindustrial, il fondo di private equity che possedeva quasi il 9% della Banca Popolare di Milano ma anche Ducati, Aston Martin e appunto il colosso della moda Sergio Rossi «del quale sono tifosa». Unica concessione al suo essere donna con la gonna il vezzo delle scarpe? Neppure a pensarci: è un fatto di rilancio di un marchio tra i più famosi e preziosi del Made in Italy, non certo di mero tacco 12. E ancora un’altra esperienza che ha avuto è stato lo sviluppo di acquisizioni ospedaliere per il gruppo Humanitas, una parentesi datata 2005, durata fino a quando ha spostato appunto l’asticella più in alto. Al Comune di Milano è arrivata per il suo profilo: «Quello che il sindaco Sala cercava era il mio» ammette ma di lei si dice che sia una renziana di ferro, già dai tempi della prima Leopolda dove tenne un “cliccato” intervento su Youtube, ancora presente in rete.

La Pallacorda
«Fare politica attiva non mi interessa - si schermisce - anche se nella mia famiglia, si è sempre discusso di cosa accadeva in Italia. Condividendo la logica di una “sinistra di governo” ho portato avanti un progetto da semplice iscritta come creare a Milano un circolo, della Pallacorda. Mi sembrava, insomma, che negli ultimi tempi le cose erano cambiate, prima il Pd non era così aperto ad accettare idee nuove e c’erano posizioni precostituite: quando ho scoperto che l’aria era cambiata e non c’erano più pregiudizi sulla provenienza ho fondato il circolo. Ma mai ho pensato a scendere in politica, solo ad adoperarmi per un Pd più riformista. Sono - e resto - un tecnico». Un tecnico prestato alla politica finita suo malgrado al centro della cronaca dopo le critiche sugli stipendi al Comune di Roma.

Lo stipendio
«Un argomento che non mi appassiona e se non viene affrontato per quello che è diventa scandalistico. La questione stipendi, nella pubblica amministrazione, è ostativo all’attrazione dei migliori anche la mia, tra l’altro, è stata una scelta occasionale e generosa. Ma mi rendo conto che, quando accetti un incarico pubblico finisci sotto i riflettori e hai una certa notorietà». Quella che lei, per altro rifugge e che le ha fatto scegliere la metropoli. «Milano mi è piaciuta da subito proprio perché non si sa mai cosa fa il vicino di pianerottolo, si è anonimi. Io mi sposto in motorino, ad esempio, si arriva da un capo all’altro senza difficoltà».
Una città meritocratica, la definisce la manager. «Aperta, offre tante opportunità. Accogliente se vuoi fare una cosa e ci credi, te lo consente. Se sei abbastanza veloce da raggiungerlo, ovviamente. E poi sei a pochi passi dalla montagna, e io amo sciare». Di tempo, la dottoressa Caprorello ne ha poco. I suoi amici sosngono che lavori fino alle 21 e ha un’agenda fittissima, gestita dalla segretaria infallibile. Però ogni tanto qualche piccolo lusso se lo concede.



La Milano da mangiare
«Mi piace la cucina. Ovviamente non ho tempo per dedicarmi a questa passione quanto vorrei, tradisco anche in questo caso le mie origini marchigiane. Ma qui a Milano ho tanti posti dove posso soddisfare questa che più che altro è una curiosità anche perché penso che il cibo sia direttamente correlato agli stati d’animo». E così, in men che non si dica, la manager determinata che non sbaglia un colpo inizia a snocciolare una serie di locali da far invidia alla Guida Michelin, ognuno dei quali fa rima con una sua passione. «Quando ci vuole un cibo buono e divertente c’è Gattò, fashion bistrot con aperitivi musicali. Il giapponese eccellente è invece Sumire con le sue atmosfere minimal, il Liberty per sentirmi a casa. Una pizzeria? Le specialità, oppure per chi ama il gin tonic c’è la Distilleria Botanical». Un aspetto ludico che sostiene di aver appreso dalla mamma, lei che sembra avere quasi una venerazione per questa donna «la persona più importante della mia vita». Non che il rapporto sia tutto rose e fiori, giocato peraltro sull’ironia. «Due caratteri opposti, io più dura e antipatica, beh, insomma, diciamo spigolosa, lei più accogliente. Mi ha insegnato a non giudicare mai nessuno, casa nostra è stata sempre piena di amici, ricordo le sue tavolate dove accoglie tutti, dall’amica con i problemi di cuore a chi ha bisogno. Le nostre idee politiche poi, diciamo che sono leggermente diverse e ogni tanto si crea una sospensione della comunicazione, condita da affetto e stima però...le invidio tutta questa accoglienza». Tipicamente picena, verrebbe da dire, luoghi nei quali Arbella Caporello arriva sempre meno spesso.

Le infrastrutture
«Non è facile tornare nelle Marche i trasporti sono complicati ma ci provo, qualche weekend e per le feste “comandate”. Non dimentico il mio liceo, frequentato ad Ascoli, città bellissima e quanto mi sono divertita da adolescente a Benedetto racconto a tutti della qualità della vita e ma non sono nostalgica. Oramai la mia vita è qui e spesso anche i momenti liberi finisco per trascorrerli dietro un Pc. Però ho tanti amici da voi, come Alessandro Cannella che vive ad Ancona. Non li dimentico e cerco di frequentarli quando posso». Una vita complicata ma ricca di soddisfazioni e affrontata sempre da donna sola al comando. «Alla mia età possiamo dire che sono zitella - scherza -. Una scelta non del tutto consapevole, ma evidentemente il mio carattere ha scelto per me». Eppure anche ad Ascoli c’è chi la dipinge come una gran bella donna, ma questo è un altro argomento sul quale non glissa ma neppure indugia: «È successo, ci ho messo del mio senza pensarci troppo».
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