L'angelo biondo del belcanto che dopo
Toscanini e la fama morì di stenti

L'angelo biondo, ritratto di Gemma Grimaldi di Otello Giuliodori
L'angelo biondo, ritratto di Gemma Grimaldi di Otello Giuliodori
di Antonio Luccarini
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Domenica 20 Agosto 2017, 18:06
A forza di vederla attraversare, sempre accompagnata dall’inseparabile cagnolina Lillina, le strade e le piazze del centro storico nell’ Ancona degli anni Trenta, ancora integro nella sua antica forma urbana, era diventata una figura popolarissima in città. Il suo vero nome, Gemma Lorella Grimaldi, lo conoscevano in pochi, perché per tutti era nota come “l’angelo biondo”. Gemma Lorella Grimaldi era nell’aspetto di vistosa eccentricità un’anziana signora che sembrava combattere-purtroppo con scarsi risultati- contro il rovinoso demone del tempo. A vederla con abiti del tutto passati di moda, con i capelli tenuti sciolti, ricci e biondi per una mistura strana fatta di zafferano e albume di uovo, con gioielli spudoratamente falsi, con una gestualità che oscillava tra l’affettazione e la teatralità, nessuno avrebbe pensato che in passato Gemma Lorella Grimaldi era stata veramente bella, elegante e ricca. La sua voce era stata apprezzata da compositori come Giacomo Puccini e Pietro Mascagni e persino un direttore di orchestra esigente come Arturo Toscanini aveva lodato la purezza del suo canto. Dopo i successi giovanili sul palcoscenico , aveva improvvisamente incontrato l’esperienza del dolore per la morte del padre, la persona che più di ogni altra le era stata vicino e vissuto precocemente il dramma di una solitudine inaspettata. 

L’amore mal ricambiato
Aveva poi incontrato l’amore, ma la dedizione appassionata che l’aveva legata suo compagno, era servita a quest’ultimo per poterla depredare di tutti i suoi averi. Quando era giunta ad Ancona , in lei non c’era più alcuna traccia dell’antico splendore vissuto ed esibito con grazia ed eleganza, ma soltanto i segni vistosi della miseria. Nella città dorica comunque aveva incontrato la vera solidarietà umana: le avevano consentito l’uso di alcuni locali del Teatro delle Muse perché potesse dare lezioni di canto alle signorine di buona famiglia o giovani dotati di voci promettenti. 

Le lezioni alle Muse
Purtroppo il numero dei suoi allievi era del tutto insufficiente per consentirle la garanzia di un vero sostentamento. Ma la gente di Ancona era generosa e così, senza che la cosa assumesse i toni di un’operazione caritatevole, a Gemma Lorella Grimaldi, ogni giorno, fu data la possibilità di mettere insieme il pranzo con la cena. Quotidianamente, infatti, era invitata in qualità di ospite a pranzo dal costruttore Emilio Borghi e a cena dall’ortopedico Giuseppe Polzinetti. Mancava la colazione ed ecco che il pittore Otello Giuliodori si offrì di servirle la colazione- paste e caffellatte- in cambio di alcune sedute di posa per la realizzazione di un dipinto. Come quel toccante ritratto realizzato da Giuliodori nell’atelier di Palazzo Ricotti davanti alla Chiesa di Santa Maria della Piazza. Durante le sedute di posa la vecchia cantante aveva indossato i gioielli, tutti falsi, che avevano arricchito i suoi costumi di scena nelle rappresentazioni delle opere più celebri e si era truccata gli occhi con il nero di un fiammifero spento, mentre Otello aveva dipinto il suo ritratto, cantando contemporaneamente, con la sua voce da baritono ,alcune arie della “Traviata”. 

Il quadro e il ritratto
Il quadro “Angelo biondo” realizzato nel 1935 dal pittore anconetano, attualmente collocato nella Pinacoteca Podesti, è un piccolo capolavoro capace di raccontarci in un linguaggio espressionista di grande intensità che riprende le tonalità morbide e sfatte alla Mafai la vicenda esistenziale della sfortunata cantante, non soltanto evidenziando le tristezze e le angustie del suo infelice presente, ma anche, prefigurando, nello sguardo vuoto e quasi allucinato della donna, l’incombente dramma finale che l’attendeva. 

La drammatica fine
La sua fine infatti, se non eroica, fu tragica come quella delle eroine che aveva interpretato sulla scena. Durante la guerra, dopo i terribili bombardamenti aerei del 1943,la città, ferita a morte soprattutto nei quartieri attorno al porto e alla stazione, finì per essere quasi del tutto abbandonata dai suoi abitanti. E chi non era stato sfollato nelle campagne circostante, aveva combattuto la sua guerra in fronti lontani come lo stesso Giuliodori. Gemma Lorella Grimaldi non ebbe più alcun sostentamento e rimase sola ed isolata, senza benefattori, senza amici o parenti che potessero averne cura, nel suo minuscolo appartamento di Via Astagno. I corpi senza vita dell’ “Angelo biondo” e della sua cagnolina Lillina, furono ritrovati, poi, all’interno del misero appartamento di Capodimonte: erano morte di fame.
 
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