Barbara Rossi, presidente Volley Pesaro
«Il potere logora chi ce l’ha»

Barbara Rossi
Barbara Rossi
di Camilla Cataldo
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Domenica 30 Luglio 2017, 11:25 - Ultimo aggiornamento: 2 Agosto, 17:29
PESARO - «L’acqua si scava la strada anche attraversando la pietra, e quando è intrappolata l’acqua si crea un nuovo varco». La frase del film Memorie di una geisha rispecchia perfettamente la Barbara Rossi di oggi, donna solare e indipendente, che non vuole star dentro schemi che non le appartengono e sentirsi soffocata. È una presidentessa di serie A1. Anzi, è la co-presidentessa del Volley Pesaro: assieme a suo marito Giancarlo Sorbini, ha ottenuto quattro promozioni in sette anni, è specializzata in counseling, è consulente grafologica, si occupa della formazione pedagogica di enti pubblici e privati e non smette mai di studiare. Volley Pesaro è l’unione di due clubs, Robur e Snoopy e insieme hanno riassaggiato la A1 . In passato l’allora Scavolini ha vinto tre scudetti e numerose Coppe, oggi è la realtà pallavolistica femminile più importante delle Marche assieme a Filottrano. 

L’odio per la negatività
«Credo tanto nelle possibilità degli esseri umani, che non vedo ostacoli se non quello di trovare risorse economiche che permettano di far esprimere un potenziale. Per la mia curiosità e il mio modo di fare, non avrei difficoltà a mettermi in gioco anche in altri ambiti. Odio chi non ha voglia di provarci, si annienta e la negatività è ciò che spegne. Il cambiamento è vitale e le incognite chissà quali mondi ti aprono». Eccolo, il mondo di Barbara Rossi, che ha una risposta per tutto e te la motiva. Zero filtri e una vitalità travolgente, non a caso le hanno chiesto di scrivere un libro sulla sua storia. «Ho cominciato a giocare a 14 anni con le ragazze del residence di Villa Verde. A 30 ho mi sono messa ad allenare le giovani e le Serie C e D, mi affascinava la parte da mediatrice tra giocatrici e coach. Dal 2010 sono presidente e col tempo sono cambiata. Quello che ti rimane sono gli incontri e le relazioni, è un mettersi sempre in discussione. Ho scoperto che alcune nuove giocatrici sognavano di venire a Pesaro e, quando realizzi un desiderio di altri, diventa una condivisione in una dimensione più ampia, doni opportunità e aiuti a trovare energie. Attraverso l’altro, conosciamo noi stessi». Si impara più dalle vittorie o dalle sconfitte? «Dalle prime viene fuori una criticità forte, ci si focalizza sulle mancanze. La vittoria accentua il potenziale che è in te: c’è bisogno di entrambe perché danno un equilibrio al percorso». Il vivaio è florido da anni, ma perché atlete pesaresi non sono mai arrivate in A1? «Solo per una questione fisica – sostiene con prontezza e decisione la Rossi -. Abbiamo tirato fuori liberi come Giovanna Furiassi e Lucia Lunghi e poi c’è la giovane Linda De Bellis, che sta facendo esperienza a Casal De’ Pazzi ed è futuribile per la massima serie. La nostra scuola è tecnicamente molto buona, ce lo riconoscono tanti allenatori». Nelle Marche ci sono pochi dirigenti e vale per tutti gli sport. La responsabilità schiaccia? «Non so se sia solo quello, il peso è notevole, è vero. A volte capita di non riuscire a dormire la notte per pensare a ciò che devi fare… C’è preoccupazione, perché lo sport è fatto di persone che confidano nelle società e io questo carico lo sento tutto». 

«Non ho un modello di donna»
Barbara prosegue: «Non ho un modello di donna, mi piacciono le regine, coloro che hanno poteri decisionali e nel proprio campo raggiungono il top. Anche Jenny Lang Ping, che ha vinto da giocatrice e allenatrice: vuol dire che il valore è insito in lei». Solo il 26% delle donne raggiunge ruoli dirigenziali in Italia e nello sport non va meglio: nessuna donna è mai stata presidente di una delle 45 Federazioni sportive del nostro paese. «È una questione culturale, per tanti anni la storia ha messo l’uomo a decidere e le donne non hanno avuto le stesse possibilità. Ce ne sono di illuminati che accettano il confronto, ma la maggior parte è convinta che alcuni ruoli debbano essere maschili, in tutti i campi».

«Anche in Chiesa - continua la Rossi - le donne non possono dire la Messa. Il presidente del Coni Malagò sostiene che siano impegnate con i figli, io non sono d’accordo: giustizia e meritocrazia prima di tutto». A novembre ci sarà il G7 delle donne a Taormina, con le ministre delle Pari opportunità. «Mi auguro ci siano donne che non facciano gli uomini ma affrontino le cose con le nostre modalità, altrimenti diventerebbe una negazione della femminilità. Anche a livello neurologico è dimostrato che la parte empatica del cervello è un po’ più grande in noi. Non siamo uguali e la diversità deve essere una risorsa». 

Il tempo per se stessi
Trova il tempo per se stessa? «Prima mi coccolavo di più, ora è la sofferenza che ho. Vado due volte a settimana in palestra e due a camminare, poi ci sono l’estetista, il parrucchiere e, quando posso, il centro benessere per sciogliere i muscoli. Accumulo le tensioni sulle spalle. Mi piace stare con le amiche in leggerezza e spensieratezza e non rinuncio al mio rituale: ogni mattina, mi bevo una tazzina di caffè in salotto accarezzando la Maggie (il suo cane –ndr)». L’imprenditore Giancarlo Sorbini è la sua metà perfetta. «Lo conosco dall’età di 16 anni, ero nella sua società (la Snoopy –ndr). Ci siamo messi insieme quando avevo 30 anni e siamo sposati da… credo quattro. Non tengo a mente le date perché ho una memoria emotiva, ricordo i fatti per quello che mi hanno lasciato, per me quelli temporali sono limiti che si dà l’uomo mentre i vissuti emotivi appartengono alle persone». A casa si mangia pane e pallavolo… «Ci scontriamo abbastanza. La parte etica dello sport ci accomuna, sulla gestione nascono le discussioni e io dico che lui è di un’altra generazione (ha 13 anni di più –ndr)! Durante il giorno ci sentiamo e parliamo di volley, io devo risolvere tutto e subito mentre lui è più bravo, riesce a staccare la spina. Negli ultimi anni ci facciamo assorbire troppo e questo è uno dei motivi per i quali vorremmo allargare la dirigenza ad altre persone».

L’amore vissuto dai due sessi
L’amore vissuto dai due sessi? «E’ più legato all’età e all’ambiente dove si è cresciuti. Conta partire dall’amore e dal rispetto per se stessi, perché certi compagni confondono la morbosità con l’amore. La violenza non lo è, lo è lasciare liberi». Barbara è anche la prima presidentessa del Panathlon Pesaro. «A novembre festeggiamo i 60 anni del club e, dopo due mandati, non so se mi ricandiderò. È un’esperienza bellissima, ti permette di conoscere le altre realtà sportive». 

Un pensiero a Zaytsev
Infine, un pensiero sul caso-Zaytsev, stella dell’Italvolley maschile vicecampione olimpica, allontanato dalla Nazionale per disaccordi riguardo le sue scarpe. «Non conosco i contratti stipulati, ma mi fa sorridere che la Federazione guadagni dagli sponsor e Ivan non possa farlo con il suo personale. Non credo sia un capriccio, ma condivido la scelta del cittì di lasciarlo fuori: io sono sempre dalla parte del gruppo».
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