Giulio Regeni, il giovane ricercatore friulano scomparso il 25 gennaio e ritrovato senza vita lo scorso 3 febbraio sul ciglio di una strada che collega il Cairo con Alessandria, trascorse il pomeriggio del 24 gennaio in casa. Stando ai dati in possesso degli inquirenti italiani, Regeni sarebbe rimasto davanti al suo pc, accedendo più volte a Google, Facebook, Skype e ad altri social network utilizzati dal ventottenne per tenersi in contatto con amici e parenti. In base a tali riscontri, dunque, sarebbe da escludere che, 24 ore prima di sparire, Regeni fosse stato coinvolto in un diverbio violento con un altro straniero, così come riportato da alcuni media egiziani.
Intanto anche dall'autopsia svolta nelle scorse settimane in Egitto emerge la presenza sul cadavere di Giulio Regeni di «fratture, abrasioni, ustioni e lividi in più parti del corpo». Lo ha riferito ieri la procura generale della Repubblica d'Araba d'Egitto al procuratore capo di Roma, Giuseppe Pignatone e al pm Sergio Colaiocco, nel corso dell'incontro durato circa due ore e mezza. Secondo l'esame autoptico svolto al Cairo le ferite sono state «provocate da corpi solidi e in alcuni casi strumenti ruvidi».
Si svolgerà a Roma, probabilmente prima di Pasqua, l'incontro tra la polizia italiana e quella egiziana al lavoro sul caso della morte di Giulio Regeni. È uno dei risultati a cui si è giunti ieri nell'incontro al Cairo tra il procuratore generale egiziano, Nabil Ahmed Sadek e il capo della procura di Roma Giuseppe Pignatone e il pm Sergio Colaiocco. In base a quanto si apprende, inoltre, al momento il team investigativo di Ros e Sco, inviato dalla Procura di Roma al Cairo oltre un mese fa, continuerà a restare nella capitale egiziana almeno fino a quando non sarà fissata la data dell'incontro a Roma.