Pesaro, grido d'allarme dei sindacati
«Tagli sugli addetti e sanità ai privati»

Da sinistra Vania Sciumbata di Fb Cgil, Angelo Aucello di Uil Fpl e Alessandro Contadini di Cisl Fp
Da sinistra Vania Sciumbata di Fb Cgil, Angelo Aucello di Uil Fpl e Alessandro Contadini di Cisl Fp
di Lorenzo Furlani
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Sabato 16 Febbraio 2019, 18:03
PESARO - È il personale dell’Azienda sanitaria unica regionale a pagare il prezzo più alto della riorganizzazione della sanità nelle Marche, per il taglio della spesa e il sovraccarico di lavoro, con ripercussioni inevitabili sulla qualità delle prestazioni a danno dei pazienti e sulla cessione di pezzi del servizio pubblico alla sanità privata.
I servizi convenzionati così saranno sostitutivi e non integrativi di quelli pubblici, in particolare per la provincia di Pesaro Urbino, con un probabile aumento degli oneri sanitari complessivi per il mancato controllo della qualità e dell’appropriatezza della cura.

Il riparto contestato
È questo il grido d’allarme dei sindacati della funzione pubblica di Cgil, Cisl e Uil per le scelte della giunta regionale e dell’Asur sulla spesa per il personale e il riassetto dei servizi. Il 28 gennaio scorso la giunta del presidente Ceriscioli ha approvato la delibera 82 che distribuisce tra le quattro aziende sanitarie (Asur, Ospedali Riuniti di Ancona, Marche Nord e Inrca) il taglio dell’1,4% del costo del personale rispetto alla spesa del 2004 imposto dalla legge nazionale.

Un sacrificio di 13 milioni di euro che però, in considerazione dell’evoluzione degli ambiti aziendali dal 2004, si scarica in misura doppia (quasi 27 milioni di euro) sull’Asur visto che agli Ospedali Riuniti di Ancona vanno 14 milioni in più.
«Una scelta politica» che, con il taglio delle retribuzioni accessorie deciso dalla direzione dell’Asur, secondo i sindacati produce un effetto «sciagurato» per migliaia di lavoratori: infermieri, operatori socio sanitari, tecnici di laboratorio e di radiologia, impiegati. L'Asur, in pratica, è accusata di fare cassa con i dipendenti, risparmiando sulle retribuzioni di lavoratori che percepiscono 1.200/1.500 euro al mese.
«Ritenitamo che aumenteranno i carichi di lavoro - affermano Alessandro Contadini di Cisl Fp, Angelo Aucello di Uil Fpl e Vania Sciumbata di Fb Cgil - con la progressiva diminuzione dei riposi per il recupero psico fisico a causa della mancata sostituzione dei colleghi con contratti a tempo determinato, in malattia lunga, congedo ex legge 104 o maternità, mettendo a rischio la salute e la sicurezza dei lavoratori e di conseguenza la qualità dei servizi erogati. Aumenteranno i rischi professionali e gli sbagli che in questo settore incidono sulla vita delle persone».

Il taglio delle retribuzioni accessorie
Oltre alla distribuzione del sacrificio tra le varie aziende sanitarie («ma anche Marche Nord è in difficoltà perché non riuscirà a coprire tutto il turn over»), i sindacati contestano «l’interpretazione fantasiosa a rigida da parte dell’Asur del contratto nazionale di lavoro rinnovato il 21 maggio 2018, che paradossalmente ha provocato una riduzione degli stipendi per il taglio delle retribuzioni accessorie».
In particolare, 40/50 euro al mese per il mancato riconoscimento delle progressioni orizzontali di anzianità e 80/100 per la mancata indennità del disagio dei turni di lavoro (nell’Area vasta 1 250 addetti svolgono turni di 12 ore). Il tavolo del confronto è aggiornato al 20 febbraio.

Le convenzioni sostitutive
«Per l’Area vasta 1 il taglio sul personale potrebbe essere il più alto - osservano i sindacalisti - anche per il probabile affidamento a soggetti privati di alcuni “pezzi” della nostra sanità pubblica. Oltre a Chiaruccia di Fano, Villa Montefeltro a Sassocorvaro, Kos Care a Cagli, altri servizi pubblici potrebbero essere affidati ai privati per effetto dei pesanti vincoli di spesa imposti alla sanità pubblica. Nell’immediatezza potrebbe esserci una risposta alle esigenze di salute ma restano dubbi sulla qualità dei servizi e l’appropriatezza della cura e sui conseguenti costi pubblici. Nel piano sanitario manca una riflessione sui criteri della committenza, occorerebbe una regia pubblica per la presa in carico del paziente».

La concessione di tutto l'ospedale Lanciarini
Nel frattempo, il direttore dell’Area vasta 1 ha approvato lo schema contrattuale per la concessione a Villa Montefeltro (che aveva in gestione da due anni una parte della struttura Lanciarini per alcuni servizi sanitari convenzionati) dell'intero ospedale di Sassocorvaro (salvo il primo piano di 154 metri quadrati destinato al servizio di primo intervento e l'area scoperta di pertinenza di 182 metri quadrari): in tutto 5.185,77 metri quadrati a un canone mensile di 5,78 euro a metro quadrato per un importo annuale di 359.685 euro.
Questo evidentemente prelude all’assegnazione a Villa Montefeltro dei 20 posti letto ospedalieri di lungodegenza reintegrati a Sassocorvaro dalla Regione nel maggio 2018. Quello che è uscito dalla porta del pubblico, insomma, rientra dalla finestra del privato, con i rischi illustrati dai sindacati per un aumento degli oneri sul bilancio regionale.
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