PESARO - Rapina al Trony con sparatoria, condannati il “palo” e “la mente” del gruppo. Ma l’avvocatessa è pronta a fare appello. Era il novembre 2018 quando ci fu l’assalto al portavalori del Trony, incaricato di ritirare l’incasso del Black Friday. Ieri, davanti al Gup, giudicato con rito abbreviato, quello che viene considerato il basista, la mente della rapina.
L’uomo 40 anni, originario di Bari e residente a Morciano di Romagna, proprio in Romagna avrebbe incontrato gli altri della banda per preparare la rapina anche in un paio di occasioni, i giorni prima della rapina. Poi i viaggi da Canosa a Morciano, fino al giorno dell’assalto.
Con lui un 49enne di Canosa, accusato di aver seguito il portavalori fino all’intervento dei suoi complici. Era un lunedì e quel giorno l’incaricato di ritirare i soldi del weekend avrebbe dovuto ricevere una borsa da circa 30mila euro da consegnare in banca. Un incasso alto, figlio del weekend di promozioni e sconti. Ma al Trony della Torraccia successe l’inferno. Ad attendere l’addetto c’erano i banditi della Giulietta (auto rubata in Puglia e ritrovata poco dopo sempre nella zona della rapina). Un colpo studiato già da settimane, lo avevano già seguito in tutti i suoi spostamenti aspettando il momento buono per colpire.
L’addetto è rimasto vivo per miracolo. Uno dei due, 49 anni di Canosa di Puglia, viene ritenuto dall’accusa il palo, un pedinatore-avvisatore. Il 49enne avrebbe seguito il furgone portavalori con la propria auto poi una volta arrivato al Trony sarebbero intervenuti gli altri, sulla Giulietta. Difeso dall’avvocato Consuelo Tanucci e Gianluca Sposito, ha patteggiato a 2 anni e 6 mesi. Il 40enne, ritenuto il basista, è stato condannato a 3 anni.
L’avvocatessa Elena Fabbri però sottolinea: «Ad avviso di questa difesa non vi è alcuna prova della partecipazione del mio assistito, che come riconosciuto dalla Procura neppure era presente nel luogo del delitto. La tesi dell’accusa si basa soltanto sulle dichiarazioni del correo che sono geneticamente esili e prive di riscontri. Ma, come diceva Albert Einstein, è più facile rompere un atomo che un pregiudizio. Ovviamente, proporremo appello». Mancherebbero all’appello due esecutori materiali e forse un terzo complice, le indagini continuano.