Pesaro, gli hacker delle prime visioni
incassano bitcoin: quattro nei guai

Pesaro, gli hacker delle prime visioni incassano bitcoin: quattro nei guai
di Luigi Benelli
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Giovedì 24 Gennaio 2019, 09:05
PESARO - Il giro di video piratati era internazionale ma il braccio operativo era dell’hinterland di Pesaro, precisamente di Orciano. L’uomo aveva il compito di registrare nei cinema della provincia le prime visioni assolute per poi ottimizzare le immagini e l’audio e inserirle nei canali pirata. Il comando provinciale della guardia di finanza di Pesaro, al termine di una lunga e complessa attività investigativa, ha identificato uno dei più influenti gruppi di hacker informatici operanti in Italia e all’estero. Erano in quattro: oltre all’uomo sulla trentina di Orciano, disoccupato, c’erano anche un torinese, un milanese e un barese. Tutti in stretto contatto, pronti a usare il dark web per fornire serie tv e film. E si stima che il loro operato era così influente da gestire i due terzi di quanto viene scaricato dal web. Una squadra efficiente che dopo aver elaborato e ottimizzato quanto abusivamente registrato, distribuiva in rete, a fini di lucro, i file video realizzati. E si faceva pagare in bitcoin.
  
Gli accertamenti, condotti nell’ambito delle indagini delegate dalla Procura di Pesaro, sono stati determinanti per collegare i responsabili del camcording alle loro identità digitali e, soprattutto, per ricostruire l’intera filiera distributiva dei video pirata. Ma operando nell’ombra, i finanzieri non sono riusciti a sequestrare conti correnti, perché spesso il pagamento, almeno nel caso dell’uomo di Orciano, avveniva in bitcoin, la criptovaluta che è impossibile da rintracciare. Le indagini sono state svolte in sinergia con i consulenti tecnici della Federazione Anti-Pirateria Audiovisiva (Fapav) e hanno portato ad eseguire perquisizioni domiciliari Marche, Piemonte, Lombardia e Puglia con il conseguente sequestro di personal computer, smartphone e relativi supporti fisici contenenti oltre 800.000 file. I finanzieri sono andati oltre i nickname e sono riusciti a risalire ai responsabili grazie a intercettazioni. Per loro è scattata la denuncia per violazione del diritto d’autore (Legge 633) e per l’aver registrato illegalmente in luoghi di pubblico spettacolo (Tulps), punibili fino a 4 anni. Gli hacker, dopo l’acquisizione dei film di successo e delle principali serie televisive trasmesse sui canali delle emittenti pay-per-view, curavano il montaggio e la codifica per il loro caricamento su server adeguatamente dimensionati, con tanto di sottotitoli nelle varie lingue. I file modificati venivano pubblicizzati sui siti internet che, previo pagamento, agevolavano il download illegale.
I canali
Il gruppo aveva stabilito contatti e collaborazioni significative anche con altri gruppi esteri, riuscendo così a diversificare le fonti di introito connesse alle abusive registrazioni. Una volta effettuato l’upload sul web delle opere cinematografiche, gli utenti finali effettuavano il pagamento di quanto dovuto attraverso i normali canali utilizzati per gli acquisti su internet, come ad esempio PayPal, consentendo ai pirati informatici di ottenere lauti e illeciti guadagni.Il gruppo degli hacker individuato dalle fiamme gialle, denominato Free Incoming si era affermato, dal 2010 al 2016, come il principale gruppo di rilascio operante sulla scena italiana ed internazionale, registrando abusivamente il 66% della quota totale di opere pirata in prima visione immesse su internet. L’operazione si inserisce nella più ampia azione di contrasto ad ogni forma di concorrenza sleale e di illegalità economico-finanziaria, perpetrata anche attraverso l’uso del web.
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