Sebastiano, papà e carabiniere modello
morto al ritorno di un festa di addio al celibato

Sebastiano Di Noia
Sebastiano Di Noia
di Simonetta Marfoglia
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Lunedì 26 Settembre 2016, 05:25 - Ultimo aggiornamento: 27 Settembre, 11:01

PESARO - La traccia alfanumerica di una targa, ciò che di accertabile resta di un’auto distrutta dal fuoco di uno schianto, e quella pena a cui mai ci si abitua di dover rintracciare una famiglia a cui comunicare la morte improvvisa di qualcuno di caro. Ma ieri, per i carabinieri di turno all’alba della domenica, a quella pena si è aggiunto il peso della scoperta più crudele e straziante. Gli accertamenti condotti per risalire all’identità e ai parenti della vittima hanno portato a un nome e un cognome che conoscevano molto bene: collega, amico, fraterno compagno di indagini. Si chiamava Sebastiano Di Noia, aveva 44 anni, sposato, papà di tre bimbi, ed era vice brigadiere al servizio del Nucleo Investigativo del Reparto Operativo del comando provinciale di Pesaro e Urbino. Uno choc. Sebastiano Di Noia è morto mentre tornava a casa dopo una serata passata ad un addio al celibato.

L’incidente  
La sua auto si è schiantata contro il muro di recinzione di una villetta sulla strada di casa ed ha preso fuoco. Una fiammata potente, improvvisa, devastante e per l’investigatore non c’è stato più nulla da fare. Abitava a Tavullia e per rientrare dalla Romagna aveva imboccato la provinciale che da San Giovanni in Marignano sconfina nel Pesarese. Erano da poco passate le 5 della notte tra sabato e domenica quando la linea d’emergenza del centralino del comando provinciale dei vigili del fuoco di Rimini è squillata. Dalla parte opposta un automobilista di passaggio sollecitava il loro intervento: c’era un’auto finita fuori strada che stava bruciando. Era la Opel Meriva militare.

Il tragitto
Di Noia, che percorreva via Tavollo, ha letteralmente saltato l’incrocio. Che si sia trattato di un colpo di sonno o di un malore sembra certo. Sull’asfalto, infatti, non sono state trovate tracce di frenata. E l’auto è andata dritta contro la recinzione di un’abitazione, al civico 1150 di via Cassandro a Santa Maria in Pietrafitta, frazione di San Giovanni in Marignano. In più ci ha messo del suo anche il gioco assurdo di un destino che a volte sembra tirare a dadi con le vite: il muso della Meriva, anzichè finire contro il cancello, si è schiantato contro il muretto di cemento armato eretto a difesa dell’ingresso. E non gli ha lasciato scampo. L’urto e la fiammata sono stati conseguenti. Chi di passaggio si è fermato per cercare di offrire aiuto non ha potuto fare altro che restare immobile a guardare le lingue illuminare una notte che stingeva nell’alba.

I soccorsi
La squadra di soccorritori del distaccamento di Cattolica, ha impiegato una manciata di minuti per arrivare sul posto. Srotolate le manichette e il naspo hanno iniziato a inondare la carrozzeria dell’auto già completamente avvolta dalla fiamme. Un intervento da portare a termine ancor più celermente perchè la monovolume tedesca aveva l’alimentazione a gpl e c’era quindi il rischio concreto che la bombola potesse esplodere. Nel frattempo, oltre al personale di Romagna Soccorso con ambulanza e automedicalizzata, arrivava anche un equipaggio dei carabinieri (sul posto i militari dei Nuclei Operativi e Radiomobile delle Compagnie di Riccione e Pesaro) che inseriva subito al terminale della Motorizzazione civile la targa della Meriva. Uno choc, poco dopo, la scoperta che il conducente in trappola nell’abitacolo era un loro collega. Una manciata di chilometri separavano il vice brigadiere dalla sua casa di Tavullia. Sebastiano Di Noia era originario di Minervino Murge, in provincia di Bari, ma da anni era in servizio al comando di Pesaro. Aveva scelto il feudo di Valentino Rossi per vivere e crescere i figli.

Militare irreprensibile
«Irreprensibile, pacato e buono di cuore, umile, sempre sorridente e di rara generosità e bell’altruismo, doti caratteriali indubbiamente di alto profilo che arricchivano quelle umane e militari». Così lo descrive la nota ufficiale inviata dal comando provinciale dell’Arma per esprimere il cordoglio e la vicinanza alla famiglia. Così lo ricordano gli amici e i colleghi di tante indagini con in più l’affetto che viene dalla condivisione delle esperienze maturate insieme. La salma, dopo l’autorizzazione del magistrato, è stata composta nella camera mortuaria del cimitero di Riccione. La posizione in cui il corpo è stato trovato e la ricostruzione della dinamica, fanno ipotizzare che la morte sia stata istantanea, provocata dalla violenza dell’impatto e non dalle fiamme e dal fumo inspirato. Oggi la procura della Repubblica di Rimini deciderà se disporre o meno l’autopsia.
 

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