PESARO Le prime ammissioni sulla morte violenta dell’amico le ha fatte davanti al pm di Timisoara. Il 30enne Michael Alessandrini si trova tuttora in stato di fermo in Romania per l’omicidio del 27enne Pierpaolo Panzieri. Da Pesaro voleva raggiungere l’Ucraina dove aveva contatti per aver ospitato dei profughi nell’hotel di famiglia. Ma non ha fatto in tempo. Dopo il fermo di mercoledì ad Arad l’uomo è stato condotto alla Procura della Corte d’Appello di Timisoara per la conferma del mandato d’arresto europeo per l’estradizione in Italia.
Avrebbe ammesso davanti ai pm di Timisoara di aver ucciso Pierpaolo, trovato morto nella sua casa di via Gavelli con almeno 13 coltellate dopo una cena insieme. E la procura di Pesaro si è già mossa presentando l’Oie (Ordine di indagine europeo) che consente l’acquisizione di elementi probatori, o comunque, l’esecuzione di atti d’indagine a ciò finalizzati all’interno dello spazio europeo, con l’utilizzabilità degli atti così eseguiti in uno Stato diverso da quello in cui l’atto viene espletato. Cosa che consentirebbe anche di acquisire le prime ammissioni fatte davanti al pm. Si vuole blindare l’inchiesta anche se fonti investigative parlano di «prove schiaccianti».
I tempi tecnici
Quanto ai tempi tecnici, ci vorranno dai 10 ai 30 giorni per portare Alessandrini in Italia e procedere con nuovi interrogatori. Al momento l’uomo è seguito dall’avvocatessa d’ufficio Elisabetta Valentini: «Non ho ricevuto gli atti, solo la notifica dell’autopsia. Né sono riuscita a comunicare con il cliente. Ho parlato con suo padre, una famiglia molto provata e sconvolta. In questa fase spero che le autorità romene possano consentire all’indagato di parlare con i genitori.
Il messaggio a Pierpaolo raccontato dalla madre di Michael
Prima ha mostrato un messaggio che suo figlio Michael ha mandato a Pierpaolo Panzieri il 13 febbraio scorso: «Ti ringrazio perchè ho trovato il coraggio di mettermi in discussione dopo esserci visti, ci siamo conosciuti che eravamo bambini ed è un piacere ritrovarmi al tuo cospetto ora che siamo diventati uomini». Poi ha sottolineato: «Pier era l’unico amico che aveva. Cosa è successo? Un raptus a mio parere, perché se aveva bisogno di soldi ce l’aveva, noi desideravamo solo che trovasse pace. Questa schifezza di persona non è mio figlio, mio figlio era di buoni sentimenti, aiuta il prossimo ma ha problemi si da bambino. Nella struttura sanitaria di via Nanterre Michael da piccolo aveva ricevuto una diagnosi di bipolarità». Ma questo si riferisce a un Michael bambino. La madre ha poi proseguito asserendo che aveva anche coinvolto un medico ma il figlio non voleva farsi visitare o ricoverare. E su questo passaggio da una prima verifica pare che non sono emersi atti ufficiali di prese in carico da parte di strutture sanitarie pubblico o Tso rispetto al disagio psichico che Michael Alessandrini avrebbe manifestato in più occasioni. La madre ha anche aggiunto che «Ultimamente leggeva la bibbia, diceva “ho visto Dio dalla finestra”. Mi sono consumata per salvarlo. Alla mamma di Pier dico mi dispiace tanto. Noi non abbiamo colpa, siamo vittime anche noi. Io sarò per sempre la mamma dell’assassino».