PESARO Era latitante in Spagna, stava lavorando quando ha visto gli agenti di Polizia arrivare e notificargli l’ordine di carcerazione. Marco Orazietti, pesarese di 36 anni, era scappato a Valencia da qualche mese per sottrarsi a una condanna definitiva a tre anni e tre mesi di reclusione per reati in materia di droga, confidando di poter eludere il provvedimento restrittivo emesso nei suoi confronti.
La recidiva
Storie di spaccio di marijuana e di cocaina, per il quale già in passato era finito in carcere.
Un incidente che è costato la vita a Silvia Lucarelli, 33 anni e ai coniugi 60enni Roberto Carosio e Oriella Bonerba. Orazietti, allora 32enne, compagno di Silvia, è imputato per triplice omicidio stradale colposo in concorso. Per la procura avrebbe cooperato nella determinazione dell’incidente tirando il freno a mano che ha fatto scarrocciare il mezzo. Secondo l’ipotesi accusatoria Silvia avrebbe condotto il veicolo, in stato di alterazione psicofisica, e per “imperizia, negligenza e imprudenza” avrebbe affrontato la curva all’altezza di Colombarone dopo un sorpasso con la doppia striscia continua a 130 chilometri orari. Anche Orazietti era in stato di alterazione psicofisica, e avrebbe tirato il freno a mano mentre l’auto era lanciata in un tratto in cui vigono i 50 chilometri orari. L’azionamento della leva avrebbe fatto sbandare la Mazda, facendola finire contro la Fiat Seicento in cui si trovavano Carosio e Bonerba, morti sul colpo.
Il ricorso
In primo grado Orazietti era stato condannato a 3 anni e 4 mesi disponendo anche la provvisionale per il risarcimento. Ai genitori di Silvia 60 mila euro ciascuno e alla figlia rimasta orfana della madre 100 mila euro. Il processo d’appello ha ridotto la pena a 1 anno e 8 mesi. Ridotta anche la provvisionale di risarcimento a 30 mila ero per i genitori e 50 per la figlia. L’avvocato di Orazietti, Andrea Giorgiani, ha presentato ricorso in Cassazione, contestando la perizia sul freno a mano.