Fano, violenze e minacce alla moglie:
a giudizio il marito e padre-padrone

Fano, violenze e minacce alla moglie: a giudizio il marito e padre-padrone
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Venerdì 19 Gennaio 2018, 12:49
FANO - La famiglia come luogo di violenza, un padre padrone con un carattere difficile accusato di essere passato alle maniere forti nei confronti dei figli minori e della moglie, quest’ultima costretta anche ad atti sessuali contro la sua volontà. Si è aperto ieri mattina presso il Tribunale collegiale di Pesaro il processo che vede imputato un marito accusato dei reati di maltrattamenti contro i familiari e violenza sessuale ai danni della moglie.

Secondo l’imputazione le violenze sarebbero iniziate dopo il matrimonio, quando la coppia aveva già un figlio, e sarebbero continuante per diversi anni, anche durante la seconda gravidanza della donna. Pare che l’uomo non volesse neppure riconoscere quel secondo figlio, accusando la moglie di averlo concepito fuori del matrimonio. In base all’accusa una vita familiare fatta di urla, minacce, insulti e botte anche di fronte agli occhi dei bambini, e poi di atti sessuali violenti, che sarebbero stati consumati almeno in due occasioni. Dopo la denuncia dell’anno scorso, l’uomo è stato posto agli arresti domiciliari con il braccialetto elettronico a Milano.

«L’imputato ha tenuto per anni molti atteggiamenti aggressivi pure nei confronti dei figli, che hanno anche dovuto assistere ai maltrattamenti subiti dalla madre» spiega l’avvocato Giuseppe David Croce del foro di Pesaro, che assiste la donna, costituitasi parte civile insieme ai figli. «La misura cautelare nei confronti dell’uomo è stata assunta nell’agosto del 2017 – prosegue l’avvocato Croce – ma era già da tempo che la donna cercava di mettere fine al matrimonio senza riuscirci, poi ha deciso di rivolgersi al centro antiviolenza». La difesa ribatte alle accuse «Siamo di fronte a un colossale equivoco – afferma l’avvocato Donato Cocco, del foro di Milano, che difende l’imputato - non c’è mai stata violenza sessuale, solo minacce verbali che sono ben altra cosa». 
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