Sgomberato il parco 25 Aprile Giù le baracche e via i nomadi

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Mercoledì 20 Giugno 2018, 05:04
IL BLITZ
PESARO Coincidenze che non vanno strumentalizzate. Era tutto pianificato da una decina di giorni e ieri mattina, di buon ora, i mezzi del Comune supportato da Polizia Municipale e Polizia di stato sono intervenuti per lo sgombero di Parco XXV Aprile dalle baracche dei nomadi. Una prassi che si ripete da anni a cadenza regolare.
L'accelerazione
E che ora potrebbe subire un'accelerazione in vista della riqualificazione complessiva dell'area di via dell'Acquedotto. Il Comune ha intercettato con un bando dedicato alle periferie più di 11 milioni di risorse da Roma. Una maxi operazione che coinvolge 67mila metri quadrati. Previsto un bocciodromo, un'area camper, funzionale anche alle politiche sul turismo.
E poi piazze, parcheggi, percorsi ciclopedonali, bar, ristoranti e un parco avventura (finanziamento privato con concessione) nel parco. Infine un nuovo sottopasso parco XXV Aprile-Miralfiore, il ponte ciclopedonale sul Foglia e il percorso ciclopedonale via dell'Acquedotto-stazione. Dunque niente a che vedere con quanto sta succedendo a livello nazionale con il ministro dell'Interno Matteo Salvini che ha parlato di un censimento dei Rom. Dichiarazioni su cui è nata una bagarre politica anche con il premier Conte e il vicepremier Di Maio.
La strumentalizzazione
Lo sgombero di Pesaro non ha nulla a che vedere con questi input nazionali, è bene ribadirlo con forza per evitare strumentalizzazioni politiche. Ieri mattina alle 7,30 tutti in azione. Dei nomadi che vivono nel parco non c'era già traccia. Si tratta di persone che spesso troviamo in città, tra i semafori, o davanti alle chiese a chiedere l'elemosina.
Una piccola comunità già nota e che come ha già detto in passato il sindaco Matteo Ricci, con «gli sgomberi, senza clamori e con pragmatismo, evitiamo la formazione del campo rom, che aumenterebbe i problemi in termini di sicurezza». Ma anche da un punto di vista igienico sanitario. Dunque vengono fatti periodicamente. Sono state abbattute tre capanne di fortuna, ripari per la notte e custodi di una vita nomade. C'erano resti di cibo, suppellettili, oggetti di fortuna, ma anche un barbecue. Ma ovviamente anche materassi e teloni per coprire il tutto. Case fragili, abbattute in poco tempo. Dei nomadi nessuna traccia, ma a pochi metri è stata notata un'effrazione per accedere a quelli che una volta erano i locali del centro per il riuso, sempre in via dell'Acquedotto, gestito da Marche Multiservizi.
Locali dismessi
Quei locali sono stati lasciati liberi dalla partecipata del Comune proprio in vista della riqualificazione dell'area. Ma c'è chi se n'è approfittato. E così i poliziotti hanno trovato all'interno dei bivacchi e cinque persone che si erano accampate lì. Anche in questo caso tutti gli oggetti sono stati rimossi e i cinque nomadi sono stati portati in questura per i controlli di rito. I rumeni, sprovvisti di documenti, sono stati espulsi. L'ultimo sgombero risaliva allo scorso gennaio. Erano state abbattute e rimosse 6 baracche realizzate come sempre con legno e cartoni. A terra dei bancali a fare da pavimento. All'interno erano state trovate stufe artigianali, in pratica dei contenitori di gasolio tagliati, trasformati in piccole scatole di calore con un tubo che portava il fumo fuori. I tetti erano di lamiera. Un possibile pericolo. A loro era stata offerta la possibilità di andare in una tenda allestita per i senzatetto nei pressi dell'Adriatic Arena.
I precedenti
Ma sono tornati nuovamente. A novembre un altro sgombero con altre 6 baracche abbattute utilizzate da circa 15 persone di etnia Rom come giaciglio di fortuna. Era stato recuperato anche un piccolo cane, un meticcio, che era legato alla catena e senza microchip. Lo scorso ottobre c'era stato un altro sgombero con un paio di case di fortuna abbattute e rimosse. Ci vivevano due uomini sulla quarantina e due donne anziane. I nomadi volevano tenersi i materassi ma non c'è stato nulla da fare.
Luigi Benelli
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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