LA STORIA
PESARO Risposte che mancano da una dozzina di anni. E una sentenza,

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Sabato 18 Novembre 2017, 05:00
LA STORIA
PESARO Risposte che mancano da una dozzina di anni. E una sentenza, emessa ieri, che non fa luce su quanto successo esattamente 12 anni fa. Bisogna tornare indietro al 25 novembre 2005 per richiamare alla memoria l'alluvione che devastò la zona industriale di via Toscana e le 28 aziende finite sott'acqua anche per l'esondazione del Foglia.
La ricostruzione
Ci furono danni enormi, a causa dei quali alcune di loro fallirono. Sono state aperte cause di natura penale e civile per avere un risarcimento, ma ad oggi non ci sono state risposte. Gli imprenditori coinvolti, riuniti in un comitato, chiesero un risarcimento da oltre 3 milioni di euro agli enti competenti: Regione, Provincia, Comune, Aspes e Multiservizi, Società Autostrade Spa.
Ieri l'udienza davanti al giudice Lorena Mussoni che vedeva imputato Giulio Ghezzi per conto di Società Autostrade. E' stato assolto dalle accuse di disastro colposo e inondazione colposa con formula piena. Questo perché non è stato provato il nesso causale tra l'allagamento e la mancata esecuzione di alcune opere accessorie. Tra l'altro il gruppo di imprenditori aveva già visto riconosciuto un piccolo risarcimento da Autostrade.
Il nodo
Ma il nodo è molto intricato perché da dodici anni gli imprenditori lottano per avere dei riconoscimenti.
Solo per fare degli esempi l'azienda di Paolo Muratori ebbe danni per 450 mila euro, La Fanette 250 mila euro. Monaldi ricorda di aver misurato il livello di acqua nella sua azienda di macchinari per la verniciatura: 1 metro e trentadue. Brualdi ebbe danni alla gomma piuma per 230 mila euro.
Non si è visto un euro, a parte un contributo da 200 mila euro dalla Camera di Commercio e un aiuto dalla Banca Toscana. Molti degli imprenditori sono stati costretti ad aprire un mutuo per fronteggiare le spese. In dodici anni si è vista passare una crisi, sono state allacciate le fogne solo dopo il disastro e sono state realizzate tre pompe idrauliche per aspirare acqua in caso di alluvione. Un impianto di pompaggio costato 1,2 milioni di euro che smaltisce 223 metri cubi di acqua al minuto e riduce il rischio di esondazioni. Ma nel frattempo la zona, anche a causa della crisi, è in sofferenza.
La seconda beffa
A sette anni dal disastro una ulteriore beffa: gli imprenditori si sono ritrovati i ctu nelle aziende, ovvero i periti della Regione, Provincia e Aspes venuti a vedere il materiale infradiciato e rotto dopo l'alluvione. Ma era evidente che molte cose sono state sostituite perché inutilizzabili. Durante la lunga battaglia legale si è anche scoperto che la Provincia per simili eventi aveva una copertura assicurativa di appena 250.000 euro di massimale.
Paolo Muratori, tra i capofila degli imprenditori coinvolti dall'alluvione sottolinea: «In dodici anni abbiamo visto di tutto, compresa una possibile liquidazione da parte di un'assicurazione, ma di fatto non abbiamo visto un euro anche per la mancata continuità politica in Regione. Questo dimostra che il sistema assicurativo non funziona e a farne le spese siamo noi imprenditori. È una vicenda amara e che ancora oggi potrebbe succedere visto che sugli argini del Foglia non sono stati fatti interventi.
Ma c'è una perizia richiesta dal tribunale da cui gli avvocati degli imprenditori potrebbero ripartire e riguarda alcune responsabilità della Provincia sull'esecuzione di alcuni lavori. La partita è ancora aperta e si potrebbe aprire un nuovo spiraglio per poter ottenere qualche riconoscimento.
Il confronto
Via Toscana con tutto il suo bacino di destinazione artigianale intanto sarà tra gli argomenti del dibattito Pesaro 2030, un incontro a cui parteciperà il sindaco Ricci assieme a tecnici e sindacati per lo sviluppo della città nel prossimo decennio. E Ricci ha citato via Toscana nell'ambito dei bandi per le periferie urbane su cui presentare progetti di rilancio. Ma nel frattempo tanti imprenditori hanno abbandonato, anche a causa dell'alluvione.
Luigi Benelli
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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