Truffa sui contributi per la casa Indagati 120 furbetti del sisma

3 Minuti di Lettura
Martedì 19 Giugno 2018, 05:04
L'INCHIESTA
CAMERINO Mezzo milione di euro destinati ai terremotati intascati da circa 120 persone che non ne avevano diritto. È un piccolo esercito di sciacalli quello scovato dai finanzieri della Tenenza di Camerino impegnati da novembre del 2016 nell'operazione Anubi. L'indagine, dal nome già di per sé evocativo (dalla divinità egizia con il corpo da uomo e la testa da sciacallo) non è conclusa.
La puntualizzazione
«Stiamo proseguendo con gli accertamenti puntualizza il colonnello Amedeo Gravina che guida il comando provinciale delle Fiamme gialle . Ci sono almeno una cinquantina di posizioni ancora al vaglio. Riteniamo che alla fine dell'indagine le somme illecitamente percepite si possano aggirare sul milione di euro o poco meno. Chiariamo ha puntualizzato il colonnello non si tratta di errori, dimenticanze, cavilli burocratici, ma di persone che hanno deliberatamente chiesto e ottenuto il contributo di autonoma sistemazione senza averne diritto». E ancora: «Non chiamateli furbetti, sono sciacalli. Sul terremoto troppe sono le ferite aperte, non ci possiamo permettere di sorvolare su certe cose». Al momento le somme già sequestrate preventivamente dalla finanza ammontano a 120.000 euro. L'indagine avviata subito dopo i terremoti del 26 e del 30 ottobre 2016 è ancora in corso e si è concentrata sulle istanze presentate dai singoli cittadini per l'ottenimento del Cas. Dei 120 numerosi sono romani, ma tanti altri vivono in altri comuni, sono del posto o stranieri.
Il reparto
I finanzieri della tenenza di Camerino, guidata dal capitano Antonio Di Palo, sono stati riconosciuti come reparto di riferimento dal procuratore capo Giovanni Giorgio per questo tipo di indagine e continuano a lavorare alacremente svolgendo un'attività info-investigativa piuttosto complessa. Molti dei Comuni del cratere sismico sono mete turistiche e di villeggiatura, sia estive che invernali, con la presenza di numerose seconde case, vissute solamente per brevi periodi dell'anno da persone che, in realtà, avevano dimora e gli interessi principali in altre località, in Italia o all'estero. Esaminando le autodichiarazioni è emersa una moltitudine di persone che dichiarando falsamente di vivere nei comuni colpiti dal terremoto e costretti a trovare una nuova sistemazione alloggiativa, in quanto la propria abitazione era risultata inagibile a causa del sisma, si erano intascate copiose cifre. Tra questi: un fioraio, un dipendente delle Ferrovie, un insegnante, un dentista, un idraulico, un imprenditore edile e dipendenti della pubblica amministrazione che lavoravano altrove e dimoravano conseguentemente altrove.
Le tecniche
C'era chi aveva affittato casa a studenti e lavoratori e quindi non abitava lì ma ha chiesto e ottenuto lo stesso il Cas e chi ha inserito parenti che in realtà abitavano altrove, qualcuno pure all'estero, pur di prendere contributi più alti. Una minima parte dei denunciati invece è costituita da persone che, pur avendo avuto l'abitazione lesionata hanno continuato a viverci chiedendo allo stesso tempo il Cas e dichiarando di essere andati a vivere altrove. I reati contestati a vario titolo vanno dall'indebita percezione di erogazioni a danno dello Stato, a falsità ideologica commessa dal privato in atto pubblico, dall'inosservanza dei provvedimenti dell'autorità (questo per chi ha continuato a vivere nella casa lesionata, ndr) alla truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche, fino all'omissione di atti d'ufficio. Quest'ultimo reato è stato contestato a un funzionario di un Comune che avrebbe omesso di emettere l'ordinanza di inagibilità per un locale commerciale che poi, proprio a causa dell'omissione, era stato dato in affitto mettendo a repentaglio la vita dei locatari. In 4 erano stati delocalizzati nell'immobile.
Gli interrogatori
I 120 indagati sono stati sentiti dai finanzieri: la maggior parte si è avvalsa della facoltà di non rispondere, altri si sono giustificati, ma nei loro confronti il procedimento va avanti. Per appurare gli illeciti i finanzieri hanno confrontato in maniera trasversale più dati: la sede di lavoro, l'ubicazione del medico di base, delle farmacie e delle prestazioni sanitarie specialistiche, i consumi delle utenze domestiche, la documentazione del servizio Seguimi di Poste italiane e l'ubicazione delle banche dove i richiedenti effettuavano le operazioni. Nei casi più dubbi, il procuratore Giorgio ha disposto la verifica dei tabulati telefonici per appurare le celle di aggancio. «Il capitano Di Palo ha aggiunto il colonnello Gravina ha svolto un lavoro eccellente».
Benedetta Lombo
© RIPRODUZIONE RISERVATA
© RIPRODUZIONE RISERVATA