Sisma, mille case danneggiate ma completata una sola pratica

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Lunedì 18 Febbraio 2019, 05:04
LA BUROCRAZIA
MACERATA Uno su mille ce la fa: lo canta Gianni Morandi ma lo dicono anche i numeri della ricostruzione postsisma nel capoluogo. Dalle scosse del 2016 i tecnici a Macerata hanno compilato poco meno di mille schede per certificare i danni, gravi e meno, subiti dagli immobili. A fronte di poco meno di mille abitazioni danneggiate, per ora al Comune sono state presentate 116 pratiche, che dagli uffici comunali sono state girate all'Ufficio Ricostruzione della Regione. Ma di queste una sola ha chiuso l'iter e sono finiti i lavori di sistemazione dell'immobile.
La resa
Un altro proprietario ha fatto i lavori in proprio rinunciando al contributo e ai tempi lunghi della burocrazia, per 22 abitazioni, invece, i lavori sono in corso e il resto è invece da esaminare. Dunque il primo dato eclatante è legato al fatto che la stragrande maggioranza dei proprietari degli immobili danneggiati non ha ancora nemmeno presentato la domanda.
Le lungaggini
Vari i motivi: i tecnici denunciano la complessità dell'iter burocratico e i cambi normativi in corsa che invitano ad aspettare, altri ce l'hanno con i tecnici che avrebbero fatto il pieno di pratiche e non le avrebbero formalizzate tutte. Infine altri ancora hanno chiesto la sanatoria di alcune difformità edilizie prima di presentare la domanda. Il solito gioco dello scaricabarile che fa emergere comunque un approccio alla ricostruzione post sisma inadeguato. Anzitutto per la quantità del personale preposto. Il Comune di Macerata ha una sola persona addetta alla verifica della pratiche che, pur essendo preparata, è sommersa dal lavoro e dalle scartoffie (quando ci sono, dopo i noti fatti dell'incendio dell'Ufficio Tecnico che ha cancellato un pezzo di storia edilizia cittadina). Premesso che dal mese prossimo l'organico sarà raddoppiato, come assicura il pragmatico assessore comunale ai Lavori pubblici Narciso Ricotta, ecco come funziona l'iter delle pratiche postricostruzione. La domanda viene presentata all'Ufficio Ricostruzione della Regione che la gira ai Comuni per l'esame della rispondenza urbanistica ed edilizia. La verifica, cioè, se il tipo di intervento indicato nel progetto è compatibile con le norme urbanistiche e se lo stato dell'immobile è quello che risulta dalle certificazioni o necessita di sanatorie.
Le difformità
Nella stragrande maggioranza dei casi ci sono difformità (tipo realizzazione di tramezzi, aperture) per le quali ci vuole una sanatoria con pagamento in genere di mille euro. La cosa curiosa è che la questione suscitò polemiche: il disabile che magari ha adattato il bagno alle sue esigenze paga appunto la sanatoria e la beffa è che il Comune di Macerata ha fatto da apripista agli altri che si sono adeguati quasi tutti alle tariffe massime. Il fascino dell'incasso è irresistibile per le finanze comunali dopo tanti anni di crollo degli oneri per il rilascio di concessioni edilizie. Fatta la preistruttoria, il Comune gira di nuovo alla Regione per il finanziamento. In Comune l'iter ha un tempo di attesa che varia da un minimo di 7 mesi a 13 per le pratiche più complesse, in Regione il tutto si chiude in un paio di anni. Dunque si spiega se ad oggi a Macerata una sola pratica ha visto la fine dei lavori.
Le pratiche
I dati dicono che delle 116 pratiche presentate il 3% non prevedeva sanatoria mentre delle rimanenti 48 sono state istruite e 19 completate e reinviate alla Regione. Come migliorare l'iter: «Dal mese prossimo ci sarà un altro tecnico ad esaminare le pratiche ma quello che chiediamo da tempo osserva Ricotta - è di tagliare il doppio passaggio tra Comune e Regione. Non si blocchi la pratica in attesa della sanatoria, ma la si porti a definizione e si autorizzi il contributo solo se nel frattempo la sanatoria è stata perfezionata. Così si guadagnano parecchi mesi e si fanno partire più cantieri».
Luca Patrassi
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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