Prenotazioni in calo negli alberghi: «Forse paghiamo ancora gli effetti del terremoto»

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Lunedì 29 Maggio 2017, 05:00
L'ALLARME
MACERATA In centinaia per la Stramacerata, ma tagliato il traguardo Macerata piomba in un silenzio quasi assoluto. Finito l'evento, finita la festa. Il mezzogiorno di una domenica mattina di maggio è deserto. Pochi i maceratesi a passeggio, pochi i turisti in visita. Eppure nessuna scusante. Il tempo regge, la giornata è tersa e limpida. Le vie del centro storico e i tavolini di diversi locali però rimangono vuoti. Se Macerata incassa favori per la sua candidatura a capitale italiana della cultura 2020, la partenza risulta invece in salita.
Andamento lento
Si conferma infatti timida l'affluenza turistica in città. I dati precisi gli addetti ai lavori scelgono di non divulgarli. «Sono in mano all'assessore Monteverde» fanno sapere. Ma a parlare è il colpo d'occhio, che restituisce l'immagine di una piazza della Libertà, per esempio, con pochi, pochissimi, frequentatori. I turisti almeno quei pochi che c'erano ieri - si concentrano nei musei. A fare da traino, la coppia Palazzo Buonaccorsi e Palazzo Ricci, che con le loro collezioni di arte antica e moderna, di arte contemporanea e le loro ricche sale decorate lasciano a bocca aperta i visitatori che vi arrivano.
«Siamo venuti per la mostra di Dondero» confessa Michele da Falconara che recupera i suoi averi dalle cassette di Palazzo Buonaccorsi «e poi ne abbiamo approfittato per visitare tutto il palazzo, che è bellissimo». «Una bellezza inaspettata» precisa la moglie Lucia, sottolineando l'aggettivo. «Eravamo già venuti a Macerata in occasione del festival Ratatà. Oggi abbiamo visitato Palazzo Buonaccorsi, e ora ci spostiamo sulla costa per poi tornare a Falconara». Veni, vidi, me ne andai: questa la regola del turismo mordi e fuggi.
Pochi i turisti
A notare la ridotta affluenza di visitatori però sono i visitatori stessi. «C'è poca gente, ma buon per noi, che abbiamo potuto visitare il museo con tutta calma» dice con ironia Marilina Zanetti, capogruppo di una ventina di turisti trevigiani. «Siamo un gruppo che fa riferimento alla classe di nascita nel '50. Due o tre volte l'anno organizziamo questi viaggi in giro per l'Italia per conoscere in maniera capillare il nostro Paese» spiega Zanetti, che ha organizzato la gita e che non risparmia lodi alla nostra regione: «Adoro le Marche da sempre perché trovo che vi sia un equilibrio perfetto tra natura e bellezze artistiche. Adoro ancora di più i marchigiani che hanno una cultura superiore e una gentilezza innata. Nelle Marche c'è una cura eccezionale del borgo e una cittadinanza molto attiva rispetto alla propria città. Dopo il terremoto, ritengo che incentivare il turismo in questi luoghi sia un dovere». E difatti nelle Marche alloggiano, ma non a Macerata: «Dal Veneto, facciamo tappa a Macerata ma siamo di stanza a Porto San Giorgio. Da lì giriamo la zona».
Il trend negli alberghi
Pochi infatti i turisti - quelli veri, con macchina fotografica al collo e zainetto in spalla - che scelgono il capoluogo per soggiornare. A confermarlo sono gli albergatori. «Chi viene, viene per conferenze organizzate dall'Università, o per convegni, per manifestazioni» dichiarano dallo staff dell'Hotel Lauri. «Per esempio, un gruppo è venuto ieri per il basket. I visitatori hanno cioè un motivo preciso. Il turista vero e proprio si vede poco». Ad attrarre sono quindi le manifestazioni che in città si svolgono. «Per il Festival Ratatà, o Macerata Racconta abbiamo lavorato». La vera cartina tornasole sarà però la stagione lirica.