Nuovi esami nella casa dell'orrore per incastrare i carnefici di Pamela

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Domenica 18 Febbraio 2018, 05:04
L'OMICIDIO
MACERATA «Mi ha chiesto come stanno la figlia e la compagna Michela. Vorrebbe rivedere la piccola. È molto provato. Quando l'ho incontrato in carcere portava ancora i vestiti che aveva addosso il giorno della convalida». È apparso così Innocent Oseghale al suo avvocato, Simone Matraxia, che ieri si è recato in carcere a Montacuto dove il 29enne si trova in isolamento dallo scorso primo febbraio. Nel pomeriggio il nigeriano è stato trasferito nella casa circondariale di Ascoli. Nel carcere dorico sono invece ancora rinchiusi gli altri indagati per l'omicidio di Pamela Mastropietro, Desmond Lucky e Lucky Awelima.
La posizione
«È molto confuso - ha aggiunto il legale - ma deciso nel rimarcare che lui non c'entra niente con la morte della ragazza. Nei primi giorni della prossima settimana nominerò un medico legale per avere un parere tecnico sulla documentazione fin qui disponibile. Per quanto riguarda gli attacchi che ho ricevuto sul web, e di cui non ero a conoscenza, non mi va di commentare, ritengo siano frutto di sentimenti forse anche comprensibili, ringrazio però la Camera penale di Macerata per essere intervenuta in mio sostegno. Il diritto di difesa è sacrosanto».
L'intervista
Chi crede che Oseghale non sia stato capace di uccidere Pamela Mastropietro è il fratello del nigeriano. In un'intervista telefonica andata in onda l'altra sera nella trasmissione Quarto grado, il fratello di Oseghale ha affermato: «Da quando è nato non l'ho mai visto compiere azioni violente. Prima che venisse in Italia i miei genitori sono stati uccisi nel conflitto in Nigeria. Non aveva altra scelta che andare via ed è venuto in Italia come rifugiato, perché è molto difficile vivere in Nigeria per la crisi politica. Io - ha poi aggiunto - ho provato a chiamare Michela, ma non parla bene l'inglese, e per questo non può raccontarmi cosa è successo. Innocent in Italia era disoccupato perché non aveva i documenti in regola. Non penso, non credo fosse capace di uccidere una ragazza per come era quando viveva in Nigeria. Non è un assassino, io non ci posso credere. Ho provato a chiamare mio fratello ma non riesco a parlarci. Gli voglio chiedere: Fratello, dimmi la verità, hai ucciso la giovane ragazza?. Innocent non potrebbe mai aver fatto una cosa simile. Mai, mai, perché ora è padre». Al contrario, gli inquirenti sono convinti della sua responsabilità nell'omicidio, nel vilipendio, distruzione e occultamento del cadavere di Pamela ritrovato la mattina del 31 gennaio in due valigie abbandonate per strada, davanti al cancello di una villa tra Casette Verdini e Pollenza.
Gli elementi
In attesa dei risultati degli accertamenti compiuti dal Ris di Roma sulle tracce organiche e sulle impronte trovate nell'appartamento di Oseghale al civico 124 di via Spalato a incastrare il 29enne sulla scena del crimine insieme ad altri connazionali, sono i cellulari e le celle telefoniche agganciate. Lo stesso Oseghale, prima che una telecamera lo immortalasse insieme a Pamela davanti alla farmacia, era stato con la ragazza in un vicino supermercato. «Hanno acquistato cose da mangiare - ha raccontato un cassiere - hanno speso 12 euro e 10 li ha messi lui. Pamela aveva il trolley». Al momento sono ancora in corso gli accertamenti degli inquirenti. Ieri in via Spalato sono tornati i carabinieri e il consulente informatico Luca Russo per effettuare ulteriori prove. È proprio dalle celle telefoniche che gli investigatori hanno potuto riscontrare la presenza sul posto di Lucky e Awelima. Gli accertamenti sono finalizzati anche a capire se altre persone erano nell'appartamento nel momento del delitto. «La mattina del 30 gennaio mi sono sentito con Lucky e Oseghale - ha raccontato in carcere Awelima al suo avvocato Giuseppe Lupi -, mi hanno chiesto se sarei andato a Macerata ma avevo detto di no perché non mi sentivo bene. Alla fine ci sono andato solo verso le 12». Al suo legale Awelima (o Ishan boy o Lucky 10 come lo chiamavano gli amici) non ha aggiunto altro, ha chiesto di chiamare la moglie e di dirle cosa sta succedendo, ha chiesto delle sigarette e ha incalzato: «Quando uscirò da qui? Quanto ci vuole per avere i risultati delle impronte? Io in quella casa non ci sono stato».
La visita
Nei prossimi giorni anche l'avvocato Gianfranco Borgani si recherà in carcere per parlare con Lucky. Resta a piede libero il quarto indagato, il 38enne Anthony Anyanwu, il cui ruolo, scrive il gip, «non appare privo di ombre». «Nei suoi confronti non ci sono ulteriori elementi - sottolinea l'avvocato difensore Paolo Cognini -. Lui è disponibile a collaborare con gli inquirenti e dimostrare la propria estraneità». Nell'omicidio di Pamela Mastropietro ci sono ancora domande senza risposta. Chi è stato a uccidere la 18enne? Chi ha sezionato e ripulito il cadavere? Macabra coincidenza, la casa di via Spalato nel 2008 era stata il set di un film giallo. Una pellicola indipendente intitolata Due donne e un delitto.
Daniel Fermanelli
Benedetta Lombo
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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