Maxi truffa con i mezzi agricoli La banda aveva colpito 50 volte

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Sabato 17 Novembre 2018, 05:04
IL BLITZ
MACERATA Cercavano annunci di vendita sul web, contattavano l'inserzionista e poi perfezionavano l'accordo: un assegno circolare farlocco in cambio del mezzo agricolo. Nella rete di tre presunti truffatori è rimasta impigliata una cinquantina di imprenditori di tutta Italia per un danno di circa 500.000 euro. A tanto ammonta, infatti, il giro d'affari messo su da tre uomini pugliesi di 34, 46 e 64 anni individuati e denunciati dai carabinieri della stazione di Cingoli a vario titolo per truffa continuata, falso e ricettazione.
La valutazione
Ora sarà la procura di Foggia a valutare anche l'eventuale contestazione del reato associativo. L'indagine è iniziata a fine gennaio di quest'anno quando un imprenditore 82enne di Cingoli si è presentato in caserma per denunciare un raggiro di cui era stato vittima. L'agricoltore, tramite il figlio, aveva messo in vendita su un sito e-commerce un trattore agricolo del valore di circa 20.000 euro. Nell'annuncio aveva aggiunto anche una foto del mezzo e dopo pochi giorni era stato contattato da un possibile acquirente. L'uomo, che per i contatti aveva utilizzato un'utenza mobile, si era dichiarato interessato al mezzo e nonostante gli inviti a visionarlo direttamente aveva sempre declinato dicendosi soddisfatto delle foto postate e che si sarebbe recato a breve per il ritiro del veicolo pagandolo con assegno circolare.
La tecnica
«Con un pretesto ha spiegato ieri il comandante della Compagnia carabinieri di Macerata, il maggiore Luigi Ingrosso , l'acquirente ha detto di poter arrivare a Cingoli solo di venerdì pomeriggio e giorno e orario non erano stati scelti a caso: per essere posto all'incasso l'assegno, il venditore avrebbe dovuto aspettare il lunedì successivo quando ormai sarebbe stato impossibile recuperare il mezzo». E così è accaduto. All'incontro si era presentata una persona che, secondo l'agricoltore, era diversa da quella che l'aveva contattato inizialmente, e gli aveva consegnato una carta di identità, risultata poi falsa. Dopo la denuncia è partita l'attività investigativa step by step. I carabinieri hanno consultato le banche dati delle forze di polizia scoprendo che la stessa tecnica era stata utilizzata in diverse zone d'Italia. Cercando è spuntato un nominativo, quello del 64enne che era andato a ritirare il mezzo, la sua foto è stata mostrata al cingolano che lo ha riconosciuto subito. L'attività è andata avanti. I militari hanno scoperto che nelle altre truffe era stato consegnato sempre un assegno circolare che aveva lo stesso numero di serie con date, importi e beneficiari diversi.
L'analisi
Analizzati i traffici telefonici delle varie utenze emerse nell'indagine i carabinieri hanno scoperto che quel numero utilizzato per la truffa a Cingoli aveva contattato pochi giorni prima un'utenza nel Piacentino. A quel punto anche i militari hanno contattato il numero scoprendo che a rispondere è un agricoltore che ha messo in vendita una botte per diserbo con barre da 18 metri. L'imprenditore ha riferito agli investigatori di Cingoli di essere stato contattato da un pugliese per l'acquisto e ha rivelato giorno e ora dell'incontro. All'appuntamento si sono presentati anche i carabinieri che hanno sventato la truffa. A quel punto sono scattate le perquisizioni: viene trovato un computer che viene analizzato meticolosamente aprendo il vaso di Pandora: esce fuori il terzetto (tre pugliesi di 34, 46 e 64 anni) che avrebbe messo in piedi una holding dedita alle truffe in danno di ignari imprenditori che, dopo aver inserito su siti dedicati mezzi ed attrezzi agricoli per la vendita, venivano contattati telefonicamente per la contrattazione e il successivo ritiro del bene.
I compiti
Ognuno dei tre aveva un proprio compito: il 34enne navigava su Internet in cerca di annunci di vendita e li contattava, il 64enne era incaricato di ritirare il mezzo presentandosi all'appuntamento sempre dopo le 17 o nei fine settimana per evitare che il venditore si accorgesse che il titolo consegnato era farlocco. Il tutto con la complicità del 46enne che aveva il compito di fornire i mezzi per il ritiro della merce. Per fare questo venivano attivate numerose Sim intestate a persone inesistenti o ignare che avevano subito il furto dei documenti utilizzati, appunto, per l'attivazione. L'indagine, durata svariati mesi, ha permesso ai carabinieri di Cingoli di scoprire una cinquantina di truffe commesse da nord a sud della penisola, generando profitti quantificati in circa 500.000 euro.
Benedetta Lombo
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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