LA POLEMICA
MACERATA «La vicinanza di Macerata? Ci aspettavamo una risposta

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Venerdì 23 Marzo 2018, 05:04
LA POLEMICA
MACERATA «La vicinanza di Macerata? Ci aspettavamo una risposta più corale. E il sindaco ha taciuto su tutta la linea». Parole che pesano come macigni quelle pronunciate dalla famiglia di Pamela. E la città risponde con un corteo in programma sabato alle 15.30 ai giardini Diaz, organizzato dal neonato comitato, Noi siamo qui. La manifestazione si svolgerà in concomitanza a Padova e il giorno seguente a Torino. Èinvece in programma il 13 aprile a Roma la fiaccolata voluta dalla famiglia della ragazza assassinata.
L'obiettivo
«Vogliamo simbolicamente illuminare - afferma l'avvocato Marco Valerio Verni, zio di Pamela - il cammino verso la verità, affinché vengano consegnati alla giustizia gli autori dell'atroce delitto. Viviamo in uno Stato che consente a chi non ha i requisiti, di rimanere illegalmente sul nostro territorio, alimentando uno spaccio di droga alla luce del sole. Sulle politiche migratorie non si può più andare avanti su questa strada».
I dubbi
«Pamela soffriva di una patologia borderline grave - spiega lo zio -, un disturbo della personalità che, come effetto secondario, la portava ad usare, purtroppo, delle sostanze stupefacenti, intese da lei, come da chiunque sia affetto da questa malattia, come automedicamento. Dopo un lungo percorso, tra infiniti sacrifici, pianti, paure, timori, istanze ai tribunali (prima a quello dei Minori per l'affidamento di Pamela ai servizi sociali fino al ventunesimo anno di età, poi a quello Tutelare per la nomina di un amministratore di sostegno) i genitori erano finalmente riusciti a vedere la loro piccola, da ottobre dello scorso anno, inserita in una comunità. Sì, la comunità: una struttura a doppia diagnosi, dove Pamela avrebbe dovuto risolvere i problemi derivati, in primis, dal disturbo della personalità anzidetto, e poi dalla dipendenza dalle sostanze stupefacenti ad esso conseguenti. Una struttura che, per fare ciò, riceve, ad oggi, una diaria giornaliera, per chiunque soffra degli stessi problemi di Pamela, di 112,06 euro + 5% di Iva».
Le reazioni
Poi l'orrore: un omicidio efferato. «Forse, ci si sarebbe aspettata una reazione più corale da parte di Macerata, in favore di Pamela. Non sono certo mancate, a livello individuale, le parole di conforto, gli attestati di stima e le manifestazioni di vicinanza: sono state e continuano ad essere davvero tante. Ma, a livello macroscopico, salvo una fiaccolata iniziale, per la quale va il ringraziamento della famiglia agli organizzatori ed ai partecipanti, è mancato, innanzitutto, ad oggi, quel coinvolgimento politico che, ad esempio, vi è stato a Firenze. Ma la differenza, forse, è derivata dal fatto che, nella città di Dante, il morto è stato un senegalese, cui va, naturalmente, il massimo rispetto e la vicinanza ai suoi cari, mentre a Macerata si è trattato, semplicemente, di una italiana. Eppure, i sindaci che governano le due città in questione sono della stessa area politica: ma mentre il primo di essi ha addirittura annunciato che il comune da lui presieduto si costituirà parte civile nel processo contro l'italiano, (presunto) colpevole di aver ucciso l'africano, il secondo, invece, ha taciuto su tutta la linea. Anzi, no: ha partecipato in pompa magna alle manifestazioni antifasciste ed antirazziste promosse nella sua città». Intanto a Roma l'assemblea capitolina ha approvato una mozione che prevede l'intitolazione di una strada a Pamela Mastropietro.
Daniel Fermanelli
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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