La lista: «La spiritualità è qualcosa di intimo e tale dovrebbe rimanere senza ripercussioni sulla carriera scolastica di studenti e docenti»

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Martedì 17 Ottobre 2017, 05:00
LA POLEMICA
MACERATA Sono le 17.30 di venerdì scorso: in'aula dell'Università di Macerata si sta svolgendo una delle tante lezioni del Dipartimento di studi umanistici alla presenza di una folta schiera di studenti. Improvvisamente, allo scoccare delle ore 17,30, la docente Clara Ferranti interrompe la sua lezione e, tra lo stupore generale di chi era presente, chiede di effettuare una preghiera, un'Ave o Maria, a favore della pace nel mondo e contro la violenza dei fondamentalismi.
Trenta secondi surreali
Così i ragazzi si alzano in piedi e, seguendo la docente, alcuni pregano ad alta voce, altri restano in silenzio comprensibilmente imbarazzati. Una trentina di secondi in tutto prima che la situazione irreale, e mai accaduta in passato all'interno di Unimc, torni alla normalità con la professoressa che riprende come nulla fosse la sua ultima mezz'ora di lezione prima del rompete le righe. E dell'esplosione, nei giorni successivi sui social network, di polemiche, critiche su un evento che, da parte della docente, viene ricondotto ad un «tanto rumore per nulla». Che invece viene considerato molto grave dagli studenti e dallo stesso rettore Francesco Adornato, intervenuto con una nota in merito all'accaduto che stigmatizza l'episodio.
Violata la libertà personale
Posizione presa ufficialmente anche da alcune organizzazioni studentesche come Officina universitaria che è stata tra quelle che ha rilanciato l'accaduto, sottolineando come «in ogni caso si è trattato di una limitazione della libertà personale, di una cosa talmente assurda che non avremmo mai immaginato potesse accadere e dover segnalare questo accaduto ci fa letteralmente cadere le braccia. La spiritualità è un qualcosa di intimo e privato e tale dovrebbe rimanere, senza ripercussioni sulla carriera scolastica di studenti e docenti».
Di tutt'altro avviso la prof Clara Ferranti che rivendica quanto fatto, a suo dire, nella massima trasparenza e senza alcuna costrinzione nei confronti della platea di studenti che aveva davanti. «Francamente mi pare che si sia montato un caso esagerato sull'accaduto afferma la docente di Glottologia - che non avrei mai lontanamente immaginato avesse potuto scatenare questa serie di reazioni alcune delle quali diffamanti. Ciò che mi scandalizza di più sono magari le risse alle quali spesso assistiamo in Parlamento da parte dei politici o di quelle che propinano alcuni programmi tv. Ho letto anche io i commenti sui social, molti falsi o falsati».
Una giornata di preghiera
La prof Ferranti prosegue la sua analisi: «Ci si scandalizza per un'Ave o Maria? Ebbene l'episodio cui vi riferite è accaduto lo scorso 13 ottobre, giornata in cui in tutta Italia alcune organizzazioni cattoliche avevano indetto una giornata dedicata alla preghiera per la pace e contro la violenza dei fondamentalismi. Alla stessa ora, appunto le 17,30, si sarebbero recitate preghiere e il rosario in tutta la penisola. Molti credenti si riunivano in chiesa, in parrocchia, in altri luoghi. Io ho ritenuto di chiedere ai miei studenti, a chi era credente, a chi se la sentiva, di recitare con me l'Ave o Maria. Lasciando assoluta libertà a chi non lo avesse fatto. Tutti i ragazzi si sono alzati in piedi, alcuni l'hanno recitata e altri no. Un'interruzione di trenta secondi per poi riprendere la lezione. Non sono affatto imbarazzata dell'accaduto e spero che neppure lo siano i miei studenti quando li rivedrò a lezione. Se qualcuno di loro vorrà dirmi qualcosa in merito sono disponibile, fuori dalle ore di lezione, a spiegare le motivazioni ».
Le scuse del rettore
«Se i fatti, come sembra, corrispondono - scrive il rettore Francesco Adornato - alla denuncia presentata dagli studenti, si tratta di un atteggiamento assolutamente improprio e censurabile. L'università è uno spazio di convivenza pacifica e rispettosa di opinioni, culture e fedi religiose. L'Università non è luogo di gesti divisivi, né, tantomeno, di imposizione e se ciò è avvenuto nel nostro Ateneo non può essere accettato dal Rettore, che rappresenta l'Ateneo stesso nella sua interezza e nella pluralità delle sue espressioni, che ne costituiscono la ricchezza e la distintività. Valori da conservare, difendere, rafforzare ed è a nome dell'intero Ateneo che chiedo scusa a tutti coloro che sono stati feriti nella sensibilità e nella fiducia verso l'Università».
Mauro Giustozzi
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