IL CASO
MACERATA «Non sono una no vax. Questo trattamento non sarebbe stato

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Venerdì 16 Novembre 2018, 05:04
IL CASO
MACERATA «Non sono una no vax. Questo trattamento non sarebbe stato riservato neppure a un criminale». È distrutta, ancora incredula, incapace di accettare quello che ha definito «un fulmine a ciel sereno», l'ostetrica di 57 anni dell'ospedale di Civitanova colpita dal provvedimento di licenziamento per giusta causa e senza preavviso deciso dall'Area vasta 3. «Non ci sto a passare per un untore - ha spiegato -, soprattutto dopo trent'anni di professione». La motivazione della risoluzione del rapporto di lavoro è da ricercare in un tema controverso quanto attuale come quello delle vaccinazioni.
Lo sfogo
«La mia non è assolutamente una battaglia No vax - prosegue la donna, residente a Corridonia -. Sono sconvolta da quanto accaduto». Pur affranta, l'ostetrica non intende però demordere: «Non ho avuto nessun comportamento contrario a quanto voluto dall'azienda». Secondo quanto sostenuto dall'ostetrica, infatti, da lei non sarebbe mai giunto un diniego alla vaccinazione, anzi, si sarebbe sempre dichiarata disponibile ma solamente a quanto espressamente necessario. La 57enne ha detto che durante i controlli previsti dalla legge a seguito di un infortunio sul lavoro, nell'agosto scorso, è emerso che lei è «già immune da tutte le patologie per le quali è prevista la copertura vaccinale, fatta eccezione per la parotite». Inoltre, la professionista ha dichiarato ai dirigenti preposti alla visita, «di ricordare di aver contratto quest'ultima malattia in età infantile, tant'è che i valori degli anticorpi IgG sarebbero stati pari a 8,28 a fronte di un'immunità stabilita con valori uguali o superiori a 9». Preso atto di ciò, l'ostetrica sostiene di essersi dichiarata «fin da subito disponibile a sottoporsi all'unica vaccinazione per la patologia alla quale non risultava immune».
La possibilità
«Nessuno poteva escludere la possibilità di correre dei rischi - ha affermato ancora la donna tramite il suo avvocato Monica Seri -, ma l'azienda ha comunque imposto, come unica alternativa, la somministrazione del vaccino Mpr (cosiddetto trivalente: morbillo, parotite, rosolia), nonostante sia immune sia alla rosolia che al morbillo». Il legale ribadisce che «non si tratta di una vicenda riconducibile alle battaglie contro le vaccinazioni, anche se c'è il rischio che il caso, forse il primo in Italia, venga strumentalizzato».
La critica
«Oggi ufficialmente mi risulta solo una Pec, oltre alla telefonata fatta alla responsabile del procedimento - prosegue l'avvocato Seri -. Senza un dovuto approfondimento si rischia di rimanere in superficie e di far passare un messaggio sbagliato. Se la mia cliente fosse stata effettivamente una componente o una simpatizzante del movimento no vax si sarebbe opposta alla vaccinazione - ha continuato -, invece è vero il contrario e risulta, nero su bianco, anche negli atti in possesso all'Asur». L'ostetrica dice di essere stata fin da subito collaborativa con l'azienda, nonostante l'avvio del procedimento non la facesse stare tranquilla, in quanto il licenziamento era tra le possibilità. «L'Asur non è stata in grado di fornire alla mia assistita l'unico vaccino necessario per la parotite - ha aggiunto l'avvocato Seri -, sicuramente ci aspettavamo una valutazione più corretta delle circostanze: questa lavoratrice poteva essere tutelata diversamente. Non secondario anche il fatto che la donna avrebbe raggiunto il pensionamento nei prossimi 3 o 6 mesi, calcoli alla mano da verificare. Tanti gli attestati di stima ricevuti dalla mia cliente, sia da parte delle colleghe che delle famiglie assistite durante la lunga carriera tra gli ospedali di Recanati e Civitanova. Chi la conosce non può che ammirarla, stiamo parlando di una professionista di altissimo livello».
La decisione
Il caso finirà davanti al giudice del lavoro dove il licenziamento verrà impugnato: «La cosa più importante è far tornare la mia cliente alla sua occupazione - ha concluso la Seri -, poi valuteremo il da farsi. Partiamo dalla cosa più importante».
L'ostetrica ribadisce infine un concetto: «Ho dedicato la mia vita a questa azienda, ho sempre fatto del bene ed è incredibile essere ringraziata in questo modo. Io ho solo chiesto di essere vaccinata per qualcosa di cui ero carente. Chi prenderebbe delle medicine sapendo che non gli servono?». Secondo l'Asur, invece, l'ostetrica non ha ottemperato agli obblighi previsti dalla normativa e con il suo comportamento avrebbe potuto mettere a rischio la salute degli ospiti del reparto.
Daniel Fermanelli
Andrea Mozzoni
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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