«Ospedale unico del Piceno Siamo pronti a realizzarlo»

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Mercoledì 13 Dicembre 2017, 05:04
LA SANITÀ
ASCOLI Mentre nelle altre realtà marchigiani si punta l'indice sui ritardi nella costruzione dei nuovi ospedali, nel Piceno siamo ancora all'anno zero. Solo chiacchiere. Nel 2003 il manager sanitario, Mario Maresca, proprio da queste colonne, lanciò la proposta di un ospedale unico fra Ascoli e San Benedetto che fu subito cannoneggiata dai rispettivi sindaci. L'ingegnere aveva intuito che la sanità stava cambiando. Non fu ascoltato. A distanza di 14 anni ascolani e sambenedettesi e la Regione non si sono ancora messi d'accordo nemmeno su dove costruirlo. Se la politica ha i tempi di reazione di un bradipo ci provano allora gli industriali a muovere le acque. E il primo a lanciare il sasso nello stagno è il giovane, pragmatico, presidente della sezione sanità di Confindustria Ascoli/Fermo, Simone Ferraioli.
L'esempio di Macerata
«Senza guardare troppo al nord nella nostra Regione ci sono esempi recenti di collaborazione eccezionali: l'ospedale unico di Macerata verrà strutturalmente realizzato grazie al contributo del privato - ricorda Ferraioli - Recentemente Ceriscioli ha lanciato messaggi analoghi per il nuovo ospedale unico del Piceno. Dunque cosa vorremo fare? Sapremmo raccogliere questa sfida, o meglio opportunità, o continueremo a litigare, discutere polemizzare su aspetti che in realtà non esistono? Cercheremo di portare investimenti e occupazione in questo territorio e recuperare il gap con altre realtà nazionali, o preferiamo vedere altri farlo al nostro posto? Perchè forse la realtà è che dalle nostre parti spesso questo si preferisce!». Non sarà però che gli industriali hanno fiutato l'odore dell'affare? «La realtà è che il settore privato lavora tutti i giorni di concerto con l'ospedalità pubblica, con le sue strutture, i suoi uffici e le sue istituzioni: il Cup gestisce i calendari delle prestazioni ambulatoriali sia del pubblico che delle case di cura, i pazienti dei nostri reparti di medicina sono inviati dai pronto soccorso pubblici, così come nei nostri reparti di lungodegenza i ricoveri sono disposti dal pubblico. Ciononostante, spesso, si cerca di minare il nostro rapporto e di metterci l'un contro gli altri armati» aggiunge Ferraioli. «Ma mentre volano gli stracci, altre Regioni alle quali poi guardiamo sempre come sistemi più evoluti, registrano performance eccezionali grazie alla reale integrazione tra pubblico e privato, che qualcuno qui sembra voler ostacolare. Dall'Emilia Romagna al Trentino ormai l'integrazione è tale che da anni primari ospedalieri pubblici lavorano anche nelle strutture convenzionate ed equipe pubbliche operano in reparti operatori e di diagnostica di strutture private e viceversa».
I posti letto
Altro tema caldo di questi giorni è l'assegnazione dei posti letto. A Pesaro ne sono stati dati 90 in più, decine in altre Aree vaste mentre ad Ascoli e San Benedetto nemmeno uno. Nel sud delle Marche, infatti, la media fra posti letto e abitanti è alta e qualcuno ha voluto giustificare questo tasso con la presenza delle strutture private. «Attualmente - replica Ferraioli - la Regione Marche assegna alle case di cura multispecialistiche una quota di budget sul totale che è la seconda più bassa d'Italia dopo la Basilicata: ovvero 55 milioni di euro che corrispondono a poco più del 2% della spesa complessiva sanitaria che si attesta a 2,7 miliardi annui; 18 dei 55 milioni vanno alle quattro case di cura delle aree vaste 4 e 5, ovvero del Fermano e del Piceno. Le quattro case di cura incidono sul totale della spesa sanitaria regionale per lo 0,6%. Ho la sensazione che si pensi che occupiamo più del 50 % dello spazio sanitario di questa Area vasta, Non è vero».
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