L'azienda ha avuto il suo massimo fulgore negli anni Novanta grazie a Costantini, ex vice presidente dell'Ascoli calcio

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Lunedì 21 Agosto 2017, 05:00
IL RILANCIO
ASCOLI Un facoltoso gruppo economico straniero, presumibilmente croato, ha presentato un'allettante proposta d'acquisto per rilevare lo stabilimento dell'Ocma, una delle aziende più fiorenti dell'agglomerato industriale, che è purtroppo fallita. Il gruppo straniero ha formalizzato la sua proposta per fare ripartire l'azienda e si impegna a risolvere uno dei problemi più scottanti finora rimasti insoluti: lo smaltimento dell'enorme massa di rifiuti per la quale era stato quantificato un impegno di spesa di circa sei, sette milioni di euro. Secondo indiscrezioni l'offerta è di circa dieci milioni di euro.
La querelle sui rifiuti
Il caso Ocma nel frattempo è finito all'attenzione del Consiglio di Stato. I curatori fallimentari dell'azienda, infatti, dopo aver accusato il colpo della sentenza del Tar con la quale si stabiliva che proprio gli amministratori dell'azienda avrebbero dovuto provvedere alla messa in sicurezza dei rifiuti presenti nelle aree dello stabilimento in zona industriale, hanno provato a contrastare il verdetto con il ricorso in appello. Palazzo Arengo si è costituito in giudizio anche in secondo grado, per far valere quanto confermato dal Tar. Tribunale amministrativo regionale che aveva negato un risarcimento alla curatela fallimentare, riconoscendo che doveva effettivamente occuparsi della messa in sicurezza dei rifiuti presenti all'interno delle aree del proprio stabilimento da avviare a smaltimento, così come sollecitato prima dalla Regione Marche e poi da un'ordinanza dell'Arengo nel settembre del 2014. Il Tar, infatti, ha respinto i ricorsi presentati proprio dalla stessa curatela fallimentare. A parere del collegio giudicante del tribunale amministrativo, dall'istruttoria effettuata, quello all'ex Ocma appariva «come l'accumulo di rifiuti avvenuto all'interno del sito non sia il risultato di eventi eccezionali o dell'intervento esterno, ma semplicemente del mancato rispetto delle regole di smaltimento dei rifiuti della lavorazione». Tutta la questione parte da lontano, quando nel 2013 la Ocma viene ammessa alla procedura di concordato preventivo. I commissari segnalarono alla Regione Marche che, nel corso delle operazioni di inventario dei beni presso lo stabilimento era stata rilevata la presenza di ingenti quantitativi di rifiuti individuati in tre tipologie principali e che non era prevista la continuazione dell'attività produttiva, pertanto dovevano essere avviate le procedure di smaltimento e recupero, considerata la situazione di fermo impianti. Poi un lungo percorso che è sfocia in quest'ennesima tappa davanti al Consiglio di Stato.
Il capitolo
La proposta del gruppo dell'Est chiuderebbe il capitolo spinoso e rilancerebbe l'azienda con una massiccia iniezioni di capitali. La trattativa è in dirittura di arrivo in tribunale ma deve essere ancora perfezionata burocraticamente per andare in porto. Una trattativa condotta in gran riserbo e che è stata possibile grazie ai curatori fallimentari tra i quali Carlo Cantalamessa e al giudice Raffaele Agostini che si sono impegnati affinchè la Ocma possa riaprire di nuovo a Campolungo con nuovi proprietari.