L'ALLARME
ASCOLI Attraverso delle false fatturazioni di alcune società di

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Sabato 23 Marzo 2019, 05:04
L'ALLARME
ASCOLI Attraverso delle false fatturazioni di alcune società di vendita di tappeti e di altro tipo intestate a persone di comodo finanziavano il movimento armato di natura islamica Al-Nusra. A seguito dell'indagine portata avanti dal Ros dei carabinieri e dal Gico delle Fiamme gialle e coordinata dal procuratore capo della Direzione distrettuale antiterrorismo de L'Aquila, Michele Renzo (già procuratore della Repubblica del tribunale di Ascoli, ndr), è scattato ieri mattina alle prime ore del giorno il blitz con una serie di perquisizioni in tutta Italia.
Le indagini
Venti i tunisini finiti al centro delle indagini, di cui una decina appartenenti ad un nucleo familiare residente a Martinsicuro e altri due localizzati nel Piceno: a San Benedetto con ramificazione nella vallata del Tronto. Gli altri provvedimenti sono stati eseguiti al Nord Italia, nelle province di Milano e Torino. Le ipotesi di reato per le quali la Direzione distrettuale del capoluogo abruzzese sta indagando, riguardano una serie di illeciti di natura tributaria compita per raccogliere ingenti disponibilità di denaro destinate anche al finanziamento di attività riconducibili ad Al-Nusra. In particolare, tramite alcune società operanti nel settore della rifinitura edilizia e nel commercio di tappeti, formalmente intestate a persone di comodo ma di fatto gestite da un unico soggetto, capo indiscusso del gruppo, sono stati creati, secondo l'accusa, numerosi artifici contabili per distrarre importanti somme di denaro dalle società. Le illecite disponibilità finanziarie sarebbero state successivamente riciclate mediante l'acquisto di beni immobili, tra i quali cinque nella provincia di Teramo, e l'investimento in altre attività imprenditoriali, nonché destinate al finanziamento di gruppi radicali di ispirazione islamica insediati all'estero.
Il nucleo portante
Ed è proprio nella vicina provincia di Teramo che risiedeva il nucleo portante della presunta organizzazione nella quale i tunisini avevano tutti dei compiti ben definiti. Tra loro c'era chi era stato scelto per trasferire materialmente il denaro da una località all'altra mettendolo all'interno di alcuni borsoni e, per farlo - secondo quanto avrebbero riscontrato i carabinieri e gli agenti della guardia di finanza nel corso della complessa attività d'indagine - avevano affinato una tecnica che prevedeva parecchie tappe lungo il tragitto con lo scopo di depistare eventuali pedinamenti. Le indagini presero le mosse nel 2015 quando gli investigatori iniziarono a monitorare alcune persone che frequentavano la moschea di Martinsicuro da cui, poi, sarebbero emersi elementi che avrebbero consentito agli investigatori di scoprire la fitta di rete di rapporti professionali tra connazionali, tutti facenti parte di un'unica organizzazione legata al fondamentalismo islamico.
Le perquisizioni
Le perquisizioni sono state svolte con il supporto dei comandi provinciali dei carabinieri e della Guardia di Finanza di Torino, Milano, Ascoli Piceno e Teramo e il coordinamento del Raggruppamento operativo speciale dei carabinieri e del servizio centrale di investigazione sulla criminalità organizzata della Guardia di finanza e hanno consentito agli investigatori di acquisire elementi ritenuti decisivi ai fini delle indagine. Tutto il materiale acquisto sarà passato al setaccio e sarà oggetto di ulteriori raffronti con le banche date a disposizione dell'Antiterrorismo al fine di far emergere ulteriori indizi.
Luigi Miozzi
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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