Casette al buio e senza acqua

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Martedì 12 Dicembre 2017, 05:04
IL CALVARIO
ARQUATA È bastata la prima spolverata di neve e le temperature scese sotto lo zero a far scoppiare i boiler (scaldabagni) e a scatenare una ridda di polemiper tutto ciò che i terremotati dell'entroterra piceno (e non solo loro) sono costretti a dover sopportare. Non bastava aver perso la casa, aver atteso oltre un anno per vedersi assegnare una casetta e poter tornare a vivere all'ombra delle proprie montagne dopo mesi trascorsi lontano. Quando tutto sembrava volgere ad una nuova fase e gli sfollati iniziavano a guardare al futuro con un briciolo di speranza in più ed erano decisi a voltare pagina, si sono ritrovati a dover far fronte ad una serie di contrattempi e difficoltà.
Le difficoltà
Come quello di ritrovarsi in pieno inverno, come domenica notte, quando fuori la colonnina di mercurio scende di sei o sette gradi sotto lo zero, senza acqua calda. Il tutto perché, evidentemente, chi ha progettato i prefabbricati non ha tenuto conto che andavano installato in zone montane dove solitamente l'inverno è rigido e le nevicate assai probabili. Altrimenti, non sarebbe stata prevista l'istallazione dei boiler sui tetti delle casette le cui tubature scoppiano a causa del gelo. «Se ne stanno rompendo ad una media di almeno tre al giorno - dice sconsolato il sindaco di Arquata, Aleandro Petrucci -. Sono giorni che protesto, è necessario che Arcale (il consorzio che si è aggiudicato la fornitura delle Sae, ndr) ci metta mano e risolva il problema una volta per tutte».
Il bypass
Stando a quanto riferito da alcuni residenti, si tratterebbe di un problema di facile soluzione. Basterebbe istallare un bypass che consenta di escludere il boiler sul tetto e quindi mettere al riparo gli impianti dalle rotture. Stando a quanto si apprende, il problema nascerebbe dal fatto che il boiler è stato montato sul tetto perché alimentato con un pannello che, soprattutto nei mesi estivi, può garantire l'acqua calda senza la necessità di accendere la caldaia. Una soluzione sicuramente da apprezzare, se non fosse che nei mesi invernali è esposto al freddo con la probabilità che l'acqua all'interno delle temperature si geli e le faccia scoppiare lasciando tutta la casetta senza acqua. Per evitare tutto ciò, sarebbe bastato che fosse previsto un tubo con una saracinesca che avrebbe consentito di escludere nei mesi invernali l'uso del boiler alimentato con il pannello solare, per affidarsi alla caldaia a metano con la quale viene alimentato l'impianto di riscaldamento all'interno dei prefabbricati. Alcuni assegnatari degli alloggi sarebbero perfino disposti a provvedere personalmente ma temono che un loro eventuale intervento possa compromettere il contratto di manutenzione con la ditta fornitrice. «Farò presente alla Regione Marche di questa situazione e chiederò che si intervenga a breve e in maniera definitiva - tuona Petrucci -. Non è possibile che in abitazioni previste per una zona montana, accadano cose di questo genere».
I blackout
Ma non è questo l'unico problema a cui i terremotati sono costretti a fronteggiare. C'è chi ad esempio, sempre a causa del boiler istallato sul tetto, rimane spesso senza energia elettrica poiché è sufficiente che venga messo in funzione un altro elettrodomestico per far saltare il contatore. Queste ultime problematiche si aggiungono a quelle già riscontrate un mese fa quando a seguito dei violenti acquazzoni che si abbatterono sul Piceno in alcune casette si verificarono delle infiltrazioni d'acqua. In quel caso si scopri che la causa era da addebitare all'altezza dei comignoli. Il capitolato d'appalto, infatti, preveda un'altezza minima e una massima entro il quale dovevano essere costruiti.
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