Quel partito del «non si può» che blocca tutta una città

2 Minuti di Lettura
Giovedì 23 Novembre 2017, 05:01
L'APPUNTO
Tra tutte le disgrazie piovute addosso ai tifosi dorici in questo maledetto 2017, c'è una luce in fondo al tunnel e si chiama Stefano Marconi. In sintesi: il presidente dell'Anconitana ha detto a chiare note sin dalla prima conferenza stampa che il suo impegno per quanto riguarda la squadra, era, anzi è, subordinato alla rinascita dello stadio Dorico che dovrà diventare la casa dell'Anconitana. Sembrerebbe incredibile, visti i precedenti, ma questo piano che all'inizio sembrava pura utopia ha trovato il pieno appoggio dell'amministrazione comunale. Ma non si è neanche cominciato a mettere su un progetto che cominciano i primi distinguo portati avanti da importanti figure dell'opposizione in consiglio comunale. «Un Dorico da 12 mila posti in centro non va bene», «meglio uno da 4-5 mila», «e poi il Del Conero che fine fa» e via discorrendo. Ma come si possono mettere dei paletti su qualcosa che ancora non c'è, non abbiamo neanche un progetto nero su bianco, perché tutti stiamo aspettando dal Cielo il parere della Sovrintendenza che deve decidere cosa si può fare e cosa no al Dorico (ovvero, a parte l'ingresso principale che va preservato, un ammasso di gradoni di cemento sgretolati e un mucchio di erba alta due metri compresi i ferri arrugginiti: dunque sbrigatevi per favore). Chi scrive non è certo stato tenero in un recente passato con il sindaco sulla questione Ancona, ma se ci sono all'orizzonte i presupposti per fare qualcosa di buono non solo per la squadra ma per il quartiere Adriatico, proviamo a remare dalle stessa parte. Basta con il partito del non si può fare che ha bloccato per anni la nostra città. Anche perché continuando così, alle prossime elezioni la Mancinelli tirerà un rigore a porta vuota.
Guido Montanari
© RIPRODUZIONE RISERVATA
© RIPRODUZIONE RISERVATA