Laura Paoloni: «Va bene la solidarietà, ma bisogna coinvolgere i condomini nelle scelte e fare controlli»

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Giovedì 21 Settembre 2017, 05:00
LA PROTESTA
ANCONA Non c'è solo via Lotto. Ci sono altre zone della città che fanno i conti con la difficile convivenza tra anconetani e richiedenti asilo. Dopo l'esposto avanzato in Comune da un residente di via Lotto, padre di tre bambini, stanco di dover sopportare situazioni limite («Nell'appartamento accanto al nostro è un via vai di stranieri, ne abbiamo sorpresi due che facevano sesso sulle scale e hanno staccato un crocifisso dal muro»), spunta un nuovo caso a Montirozzo, il dedalo di stradine private alle spalle di via Marchetti.
Gli sconosciuti
Di punto in bianco gli inquilini di una palazzina al civico 30 si sono ritrovati a convivere con un folto gruppo di sconosciuti. Si tratta 6-8 migranti (ma cambiano di continuo) che, in attesa del riconoscimento dello status di rifugiati, sono stati collocati in un appartamento al primo piano dall'associazione La Gemma, la stessa che si occupa degli 8 giovani ospitati in via Lotto e che continua a non voler intervenire sul tema. «L'accoglienza è doverosa, ma io dico: è giusto che chi abita in un condominio non debba essere nemmeno informato dell'arrivo di queste persone?» si chiede Laura Paoloni, pensionata di 70 anni, che vive da sola nella palazzina in questione di Montirozzo. Ha scritto tre volte al Comune per segnalare la situazione che dilaga sotto i suoi occhi, tra via Marchetti e il Piano. «Devo dire che l'Urp mi ha sempre risposto, l'ultima volta mi hanno proposto di incontrare il sindaco, ma che ci vado a fare dalla Mancinelli? Non vedo quale rassicurazione mi possa dare, il danno ormai è stato fatto». Ed eccola la situazione a Montirozzo.
«La cosa che ci preoccupa di più è non sapere quante persone dimorano in quella casa, ci sono sconosciuti che entrano ed escono di continuo. Vedo dei ragazzini, alcuni avranno 18 anni, che mi fanno molta tenerezza, ma non sopporto più di vederli uscire, sputare e far pipì in strada. Lasciano rifiuti ovunque, spesso schiamazzano fino a notte fonda e mettono una fila di scarpe in bella mostra sui davanzali. La solidarietà è al primo posto, ma le associazioni e il Comune dovrebbero non dico chiedere il permesso, ma almeno informare gli inquilini di un palazzo, controllare chi decidono di ospitare e allontanarli se si comportano male».
L'invito a palazzo
In una delle mail inviate a Palazzo del Popolo, la signora Paoloni sottolinea di non essere razzista e di non «disprezzare tanta povera gente, ma è assurda la pretesa di accogliere tutti pur non essendo capaci di tutelare nessuno, a cominciare dai propri cittadini. Il volemose bene non funziona in questo modo, ma ha bisogno di regole e rispetto reciproco, altrimenti è solo pressapochismo e disordine e può sfociare nell'intolleranza».
Il deprezzamento
La conseguenza è che la gente a Montirozzo vive nell'insicurezza e vorrebbe andarsene, se solo potesse o il prezzo degli immobili non fosse crollato. «Io vivo da sola e non sapendo chi mi abita sotto casa, la prima cosa che ho fatto è mettere la porta blindata. Quest'estate siamo morti di paura quando è scoppiato un incendio in un appartamento di via Marchetti, dove alloggiavano sei richiedenti asilo. Il problema ormai riguarda tutto il Piano. I commercianti se ne stanno andando tutti: una mia amica da anni continua a pagare per il negozio di tendaggi che ha chiuso e non riesce nemmeno ad affittare. Chi prova a vendere casa non trova acquirenti perché qui nessuno vuole più abitarci. Per non parlare delle case popolari di via Marchetti, che sono diventate un ghetto vero e proprio». E il pericolo è dietro l'angolo. «Una volta - aggiunge la signora Paoloni - mi sono permessa di riprendere un ragazzino di 10 anni, figlio di una famiglia rom, e mi sono sentita rispondere: stai attenta che ti veniamo a rubare in casa. Ha pure minacciato di picchiare mio figlio. Gira troppa gente strana e ormai di sera ho preso l'abitudine di uscire di casa soltanto in auto perché a piedi ho paura».
Stefano Rispoli
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