Il padre ringrazia «tutte le persone che hanno pensato pregato e amato mio figlio. Era un bimbo speciale»

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Lunedì 29 Maggio 2017, 05:00
IL CASO
URBINO Non sarà solo il medico omeopata Massimiliano Mecozzi a dover rispondere della morte del piccolo Francesco, 7 anni ancora da compiere, ucciso da una dolorosa quanto banale otite curata con medicine alternative. Di quel metodo di cura, impiegato per due settimane fino a quando le condizioni del piccolo si sono irreversibilmente aggravate, la Procura di Urbino chiederà conto anche ai genitori del bimbo, Marco e Maristella Bonifazi.
La posizione
E la posizione dei genitori è al vaglio anche del Tribunale minorile di Ancona, in relazione ai due figli più piccoli della coppia. Tre sono dunque gli indagati per una tragedia che ha smosso i cuori e le coscienze. L'ipotesi di reato è l'omicidio colposo, l'articolo 589 del Codice penale. L'indagine mirerà ad accertare l'eventuale correlazione tra il decesso del bambino e la mancata somministrazione di farmaci adeguati che se assunti tempestivamente avrebbero potuto salvare Francesco ed evitargli un calvario di sofferenze culminato sabato mattina al Salesi di Ancona con il decesso per morte cerebrale. Per gli inquirenti medico e genitori non si sarebbero resi conto del pericolo mortale che stava correndo il piccolo, Negligenza? Imprudenza? Omissione? Condotta non pienamente responsabile? Pur con i distinguo del caso gli inquirenti dovranno verificare perchè il bambino non sia stato sottoposto in tempo utile a una comune terapia antibiotica, chi l'abbia deciso e perchè, bypassando nella scelta la pediatra Rosera Falasconi.
I precedenti
Mecozzi, seguiva Francesco da qualche anno somministrandogli medicine omeopatiche con cui aveva trattato anche altre otiti. Prodotti che a quanto pare gli avrebbe prescritto anche per l'otite bilaterale di cui aveva cominciato a soffrire una quindicina di giorni fa. Di fronte ad un aggravamento delle condizioni del piccolo - stando alle parole del nonno - il medico avrebbe continuato a insistere con i preparati omeopatici, finché Francesco non è stato portato all'ospedale di Urbino e da lì, il 24 maggio, al Salesi, dove è stato tentato, invano, un intervento neurochirurgico con una terapia d'urto a base di antibiotici. Il procuratore capo di Urbino, Andrea Boni, si è mosso rapidamente dopo aver acquisito per competenza gli atti dell'indagine. Sono già stati sentiti diversi testimoni tra coloro che hanno assistito agli ultimi giorni di Francesco. Nella notte tra sabato e domenica il nucleo investigativo dei carabinieri di Pesaro si è presentato a casa del medico, un casolare sperduto di Villa Betti, nel paesaggio bucolico delle colline tra Mombaroccio e Monteciccardo, dove il professionista vive con mogli e figli.
La religiosità
L'uomo, 55 anni - descritto come un fervente credente, talmente religioso da aver aderito a metà degli anni 2000 al gruppo mistico del Roveto Ardente poi sciolto anche a seguito di un'inchiesta sui suoi capi carismatici - si occupa di omeopatia e di medicine alternative da più di 20 anni: nel suo campo non solo viene ritenuto un esperto ma nel tempo ha acquisito una vasta clientela, fatta soprattutto di mamme e fino a pochi giorni fa l'agenda degli appuntamenti nei suoi studi di Pesaro e Fano era piena. Gli inquirenti hanno perquisito l'abitazione sequestrando farmaci, prodotti omeopatici, cellulari, computer, ricettari e altra documentazione medica. Anche nell'abitazione dei genitori del piccolo, a Cagli, sono stati requisiti i medicinali omeopatici prescritti al bimbo e i cellulari della famiglia.