Cocaina e ricatti, sei arresti Donne a capo nel clan rom

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Giovedì 20 Settembre 2018, 05:04
L'INDAGINE
ANCONA Tutti imparentati e in affari tra loro, capaci di comunicare con il dialetto impenetrabile dei romanì, protetti da un cognome ingombrante da agitare all'occorrenza come uno spauracchio, caso mai qualcuno s'illudesse di poter non pagare fino all'ultimo euro la droga presa in conto vendita. Guidati da donne furbe e determinate, capaci di sostituirsi a mariti e compagni temporaneamente fuori gioco perché detenuti, e reggere le fila di un giro di spaccio di cocaina alimentato da un grossista albanese.
Prima dell'alba
Così il clan rom degli Spinelli, origini abruzzesi trapiantate ormai da decenni tra Falconara e Ancona, viene descritto nell'ordinanza di misura cautelare che l'altra notte, prima ancora che albeggiasse, ha portato in carcere quattro donne e due uomini accusati di associazione per delinquere finalizzata allo spaccio di stupefacenti e all'estorsione. Urla e strepiti, sceneggiate e vittimismi hanno accolto il blitz della Squadra mobile di Ancona e di altri reparti di polizia, 60 agenti in tutto coinvolti con esperti della Scientifica e cani antidroga nell'operazione scattata alle 4 di notte per dare esecuzione alle misure cautelari disposte dal gip del Tribunale dorico Antonella Marrone.
Le cugine omonime
Nel carcere pesarese di Villa Fastiggi sono ora recluse quattro donne della famiglia rom. Le cugine omonime Giulia Spinelli, la più grande, 51 anni, conosciuta come La signora, l'altra, 49 anni, soprannominata Maghetta, per la sua abilità di cartomante; e poi Patrizia Spinelli, 31 anni, figlia della Signora Giulia, e Romina Buonora, 28 anni, sorella della Maghetta, nonostante il cognome diverso per un litfting all'anagrafe. In cella a Montacuto sono finiti invece gli albanesi Ylli Sallaku, 35 anni, marito di Patrizia Spinelli, e Ervis Gjyshi, detto Visi, 33 anni, ritenuto dagli investigatore il fornitore della cocaina, neve a volte di ottima qualità, capace di spuntare prezzi da cento euro a l grammo, il doppio del mercato sulla piazza anconetana.
Con loro sono indagate, per singoli episodi di spaccio o partecipazioni occasionali alle estorsioni, altre 12 persone, quasi tutti parenti o personaggi in contatto con il clan rom degli Spinelli. A loro l'indagine coordinata dal pubblico ministero Rosario Lioniello ritaglia un ruolo per lo più di cavalli, incaricati di smerciare porta a porta la cocaina che secondo la Procura veniva ordinata dai clienti alle due cugine Giulia Spinelli. In particolare alla Signora, che prendeva le commesse dal ristorante Mare e Monti, gestito alla Rocca di Falconara, ritenuto così strategico per le attività dell'organizzazione da essere non solo scelto per dare il nome all'indagine, ma anche messo sotto sequestro dal giudice per le indagini preliminari.
L'Alfa sequestrata
Sequestrata anche un'Alfa Mito seminuova, dal valore di oltre 15mila euro, che - stando alle accuse - i rom si sarebbero fatti consegnare da un cliente di 21 anni a garanzia di una partita di cocaina, per poi intestarsela quando il ragazzo non riusciva più a saldare un debito di 2.500 euro. Per convincerlo, non sarebbero servite minacce, perché l'organizzazione - almeno secondo l'indagine della Squadra mobile dorica avviata nell'ottobre 2017 - faceva forza proprio sulla capacità evocativa del nome Spinelli, «che solo a pronunciarlo - è stato detto in questura illustrando l'operazione Mare e Monti - sa essere molto convincente». Ieri le 17 perquisizioni sono scattate un po' in tutta la provincia: soprattutto ad Ancona e Falconara, ma anche a Chiaravalle, Jesi, Osimo, Senigallia e Fabriano.
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