Preti gay, l'ombra della pedofilia
porta alla periferia est di Napoli

Preti gay, l'ombra della pedofilia porta alla periferia est di Napoli
di ​Francesco Lo Dico
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Sabato 25 Febbraio 2017, 00:01 - Ultimo aggiornamento: 13:00
Ore di lavoro frenetico. Sotto la lente date, luoghi, protagonisti, screenshot, chat. Lo scottante dossier che accusa alcuni religiosi di aver preso parte a festini hot con minori comincia a prendere forma. Pezzi di un puzzle da mettere insieme, che tessera dopo tessera si consolida nelle due indagini parallele della Curia arcivescovile di Pozzuoli e della Procura di Napoli. Il cerchio, intorno al prete della diocesi di Pozzuoli che sarebbe coinvolto insieme ad altri religiosi di alto rango in abusi su minori, comincia a stringersi. Il dossier inoltrato ai magistrati dall’associazione Meter, da 25 anni in prima fila nella lotta alla pedofilia, contiene elementi di sicuro interesse investigativo. Tanto che, secondo quanto trapela dalla Procura di Napoli, si prefigura imminente un’accelerazione nelle indagini. La segnalazione, oggi iscritta a modello 45, e cioè in quel registro degli atti che non costituiscono notizia di reato, potrebbe presto tramutarsi in un modello 21, e cioè in un fascicolo che individua possibili condotte illecite a carico di persone note. Segno che i primi accertamenti sull’identità del sacerdote e i fatti denunciati, hanno fornito riscontri sufficienti per scavare più a fondo nella vicenda.

Ma come detto, sono ore concitate anche nella diocesi di Pozzuoli, dove insieme alle indagini della Curia arcivescovile, è scattata la caccia al sacerdote. «Si sta valutando attentamente nel dettaglio quanto sinora segnalato», ha assicurato in una breve nota il vescovo Gennaro Pascarella. «La Diocesi - precisa la Curia di Pozzuoli - è stata solo adesso informata ed è necessario il tempo giusto per capire ed individuare con rigore, discernimento e rispetto per tutti, fatti e responsabilità». «Se necessario - ha ammonito Pascarella - saranno adottati, tutti i provvedimenti del caso».

Parole prudenti, che tuttavia non nascondono una certa preoccupazione. Non è la prima volta, difatti, che intorno alla figura del sacerdote chiamato in causa dal dossier dell’associazione Meter si stendono ombre inquietanti. 
La storia del prete, che secondo alcune indiscrezioni raccolte dal Mattino sarebbe nativo di Ponticelli, è costellata di voci, rumori e frequentazioni ambigue sin dagli esordi. Prim’ancora di diventare sacerdote, l’uomo oggi poco più che quarantenne sarebbe stato allontanato dalla Chiesa di Napoli prima ancora di entrare in seminario dall’allora Rettore don Galdiero. A determinare quella decisione, sarebbe stato il morboso attaccamento manifestato dal giovane a un monsignore che oggi ricopre un ruolo di spicco nella diocesi napoletana. Un legame molto forte, che avrebbe allora indotto il cardinale Sepe a bocciare l’ingresso del giovane in seminario. Un netto rifiuto, che tuttavia non interrompe il cammino del religioso. Prima il tentativo di essere accolto nell’ordine dei Vincenziani, poi la Facoltà teologica di Posillipo, che avrebbe frequentato per quattro anni. Approdato a Pompei, il religioso sarebbe stato nuovamente allontanato per poi essere dirottato su Pozzuoli. È il luogo dove riesce ad abbracciare il sacerdozio dopo molte peripezie. Ma sono i rapporti che lo legano a Ponticelli, a finire sulla bocca di molti. In primo luogo quello intrecciato con un insegnante di religione di presunte tendenze omosessuali, oggi defunto. Ma anche quelli con altri due sacerdoti di Ponticelli, imparentati tra loro, che in passato avrebbero manifestato attenzioni inopportune verso i bambini. Tanto che uno di loro sarebbe stato allontanato in passato da San Giovanni a Teduccio per un sospetto abuso su un minore, per poi essere trasferito proprio a Ponticelli, dove ancora oggi dice messa. 


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