Alberto Barilari, Neomec di Pesaro: «Tutti influencer, ai ragazzi non piace più la fabbrica»

Alberto Barilari, Neomec di Pesaro: «Tutti influencer, ai ragazzi non piace più la fabbrica»
Alberto Barilari, Neomec di Pesaro: «Tutti influencer, ai ragazzi non piace più la fabbrica»
di Véronique Angeletti
3 Minuti di Lettura
Venerdì 19 Gennaio 2024, 04:50 - Ultimo aggiornamento: 12:16

La Neomec di Pesaro fondata da Alberto Barilari e Antonio Rotondo progetta e produce impianti e macchinari industriali automatici per numerosi settori produttivi.

Alberto Barilari se nell’anno pre-Covid, il 28,1 % delle aziende sostenevano che erano in difficoltà per reperire personale, il dato è via via aumentato fino a salire al 53%. Anche lei avverte il problema?

«La mia azienda occupa attualmente 27 persone e confermo che dopo il Covid, abbiamo riscontrato una crescente e cronica difficoltà a reperire personale specializzato e pure non specializzato. Ossia se parliamo di mera manovalanza non ci sono problemi ma appena si richiede un profilo professionale, medio, ci sono difficoltà». 

Come lo spiega?

«Innanzitutto, il lavoro in fabbrica non è visto di buon occhio. E ciò, in parte, perché il lavoro in fabbrica, anche per colpa dei social, appare come un lavoro svantaggiato, svantaggioso, pesante, sporco mentre vengono rilanciati mestieri improbabili. Alla fabbrica o all’agricoltura si preferiscono lavori virtuali come fare gli influencer. Poi, subiamo le conseguenze della denatalità».

Non ci sono più giovani?

«Giovani disponibili sempre di meno. Dilaga una specie di svogliatezza alimentata da messaggi del tutto sbagliati. Il lavoro deve essere facile, tutti devono essere vestiti bene e guadagnare molti soldi. Lo vediamo dall’assurdità di alcuni colloqui: prima di chiedere cosa deve fare, la persona chiede già dello stipendio».

Perché ha difficoltà a reperire le figure giuste?

«Noi lavoriamo in un settore industriale molto maturo che adesso entra in concorrenza con settori industriali chiamerei innovativi.

Lavorano con l’intelligenza artificiale, sono attività di servizi, start up che piacciono di più ai giovani a differenza del nostro comparto che produce beni molto meno attrattivi».

Quante e quali sono le figure che mancano alla Neomec attualmente?

«Come minimo ne mancano due e stimo che siamo fortunati. Anche se in questo caso la fortuna non c’entra».

Ovvero?

«Come azienda ci siamo premuniti partendo in anticipo rispetto alle necessità e quindi, con molta fatica, abbiamo trovato le figure professionali che ci mancavano però contemporaneamente ne abbiamo anche perse»

Pensionamento, la legge del ricambio generazionale?

Assolutamente no. Concorrenza fra azienda. La penuria è tale che c’è la lotta a portarci via le risorse umane. Una specie di gara ad accaparrarsi la persona preparata. Ma questo ci tocca solo marginalmente perché abbiamo creato all’interno della nostra azienda un percorso di formazione che, con alterne fortune, sta portando risultati».

Ma mancano sempre due figure…

«Una non è un problema, ma per l’altra siamo in difficoltà. È legata alla scrittura del software che dà vita alle nostre macchine. Uno splendido lavoro tra l’altro molto creativo».

Da ricercare presso Istituti tecnici o Università?

«Certo anche se sappiamo che sono sempre figure da formare. Ma non risolve il vero problema. Alla domanda se hanno un giovane volenteroso da proporre, i docenti sono in difficoltà e la risposta arriva sempre molto tarda. Perché fondamentalmente c’è un problema di disaffezione del lavoro».

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