Pd, Gostoli a valanga, è il nuovo
segretario: «Adesso ricostruire»

Pd, Gostoli a valanga, è il nuovo segretario: «Adesso ricostruire»
di Lolita Falconi e Luca Fabbri
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Lunedì 3 Dicembre 2018, 11:29 - Ultimo aggiornamento: 11:30
È andata come era nelle previsioni e cioé che Giovanni Gostoli, il candidato dei segretari provinciali e del governatore Ceriscioli, è da ieri sera il nuovo leader regionale del Pd. E’ lui il vincitore delle primarie con una percentuale del 67,96% e 8.876 voti. Alle urne, in totale, sono andati in 13.227. Il baricentro del partito torna dunque nel pesarese, dopo i quattro anni di Comi. Gostoli, 36 anni, di professione segretario provinciale dem, ha vinto con un notevole distacco sull’ex deputato Paolo Petrini. A dargli la spinta più importante è stata la sua terra (3.584 voti), dove Petrini non ha potuto nemmeno toccare palla visto che non è riuscito a presentare la lista dei delegati all’assemblea. Si sapeva che questo avrebbe trasformato in una mission impossible la sua avventura congressuale ipotecando fin dalla vigilia l’esito delle primarie. E così è stato. Gostoli ha stravinto nell’Ascolano, che gli ha portato un robusto 94,61%: su 2.150 persone che si sono recate ai seggi solo in 115 hanno scelto Petrini (5,39%). Un risultato “bulgaro” frutto dell’asse di ferro tra Pesaro e Ascoli (Ricci-Ceriscioli-Agostini) che ancora una volta regge e determina il risultato congressuale. Con zone come Appignano, Castorano, Folignano, Rotella e Porto d’Ascoli dove addirittura è finita 100 a 0 per Gostoli. A Macerata situazione più equilibrata ma anche qui il neo segretario ha superato il 58 per cento con 1.294 voti su 2.230 votanti. A Petrini 912 voti. L’ex deputato ha vinto solo ad Appignano, Loro Piceno, Montecosaro, Pollenza, Porto Recanati e Potenza Picena. 
 
Si è combattuto aspramente a Recanati dove il sindaco Francesco Fiordomo era schierato con Petrini e il segretario cittadino, Andrea Marinelli, con Gostoli. Battaglia accesissima a Fermo, la federazione che esce più dilaniata di tutte da queste primarie regionali del Pd e dove Gostoli (1.287 voti), seppur di poco, riesce a sconfiggere Petrini che giocava in casa (1.116). Tanti cocci, tanti saluti tolti, tanti musi lunghi ieri sera perché alla fine «abbiamo perso tutti», lo sfogo di un militante di lungo corso presente alla conta dei voti che fa la sintesi dell’umore praticamente di vincitori e vinti. Piccola e compatta fino a un mese e mezzo fa, è riuscita nel “capolavoro” di presentarsi alle primarie con un candidato alla segreteria, Petrini appunto, e un candidato alla vicesegreteria sul fronte opposto, Fabiano Alessandrini sostenuto dall’assessore regionale Fabrizio Cesetti.

Lo scontro tra le due fazioni in campo ha gonfiato di schede le urne delle primarie portando più persone ai seggi. Molte di più, in proporzione agli abitanti e agli iscritti, che nelle altre province. Basti pensare che a fronte di 976 iscritti al Pd, alle urne è andato il triplo delle persone: 2.403. Più di Macerata, più di Ascoli, quasi quanto Ancona. Un piccolo record con Porto Sant’Elpidio e Monte Urano roccaforte di Petrini e Sant’Elpidio a Mare e l’entroterra di Gostoli. La provincia di Ancona è stata l’unica dove Petrini ha vinto con il 75,04% e 2.038 voti sui 2.716 totali. Un risultato che certifica ancora una volta però l’isolamento anconetano rispetto alle restanti province ma anche la crescente leadership politica nel territorio del sindaco Valeria Mancinelli. «Oggi ha vinto il Pd, non una persona - ha detto Gostoli - E’ tempo di costruire, giorno dopo giorno, un nuovo Pd capace di dare una mano: saremo al fianco del governo regionale e dei sindaci per prenderci cura dei marchigiani. Con coraggio, altruismo e fantasia si riparte da noi. Adesso la missione è prendersi cura delle Marche, unire i marchigiani, sentirsi più orgogliosi di noi». «Un risultato atteso visto come era stata la dinamica del congresso - il commento invece di Paolo Petrini - . Rilevo che il Pd nelle Marche, un congresso vero non lo ha mai fatto da quando è nato e anche questo è stato a metà. Resto convinto di aver fatto bene a candidarmi, malgrado la situazione che si era organizzata perché il Pd aveva bisogno di capire la sua reale condizione e la necessità di cambiamento».
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