Le liste d’attesa ancora in apnea: nelle Marche serve un anno per fare una mammografia

Le liste d’attesa ancora in apnea: serve un anno per fare una mammografia
Le liste d’attesa ancora in apnea: serve un anno per fare una mammografia
di Martina Marinangeli
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Domenica 18 Giugno 2023, 04:20 - Ultimo aggiornamento: 12:30

ANCONA  - Non si vede ancora la luce in fondo al tunnel. Un tunnel lungo nello spazio e nel tempo quello delle liste di attesa, che costringe i marchigiani a spostarsi da una provincia all’altra della regione - quando non oltre confine - alla ricerca disperata di prestazioni introvabili o con tempi biblici di risposta. Anche nel fiore all’occhiello della sanità regionale, l’Azienda ospedaliero universitaria delle Marche, per ottenere una mammografia il tempo medio di attesa è quasi un anno. 

 

I dati


Il dato emerge nel report aggiornato ad aprile sui tempi di attesa delle prestazioni monitorate dal Ministero della Salute per il raggiungimento dei Livelli essenziali di assistenza.

Per una mammografia bilaterale con priorità P (ovvero programmata, da erogare entro 120 giorni dalla prescrizione) il tempo medio di attesa registrato a Torrette è stato di 359,6 giorni. Ma questo specifico esame va molto male anche se la priorità è più urgente, con un’attesa media di 253,8 giorni per una prestazione D (differita: da erogare in 30 giorni per le visite e in 60 per gli accertamenti diagnostici). Il problema non è limitato solo alla struttura di Torrette, ma coinvolge l’intero Sistema sanitario regionale, che per alcune prestazioni ha tempi medi di attesa che vanno ben oltre quelli prescritti dalla normativa: parliamo di ecografie al seno, colonscopie e test cardiovascolari. Non esattamente prestazioni trascurabili. 


La risposta


La Regione lavora da tempo su una risposta che riesca a rimettere sui binari un treno ormai deragliato ma, ammette l’assessore alla Sanità Filippo Saltamartini, «abbiamo ancora delle difficoltà». E dettaglia quali: «Con la riforma, abbiamo modificato l’organizzazione prevedendo le cinque Ast, che hanno il compito di garantire le prestazioni a livello provinciale. Ma questo ancora non accade». Stando al piano approntato dalal Regione, «se chiamando il Cup non si trova lo slot disponibile nei tempi prescritti, l’operatore deve prendere in carico la persona e richiamarla entro 5 giorni nel caso in cui la prestazione debba essere eseguita in 10, ed entro 15 giorni se la prestazione deve essere fatta in 60». E deve trasferire la chiamata all’azienda della provincia di residenza del paziente. «Ogni Ast ha un dirigente che si occupa solo di liste d’attesa: se la prestazione può essere erogata internamente, bene. Altrimenti la si compra sul mercato». 


Il meccanismo inceppato


Ma il meccanismo continua ad incepparsi: «Per questo - fa sapere il titolare della delega - ho chiesto di affiggere un foglio su ogni vetrina dei Cup in cui venga spiegato come funziona questo meccanismo». Rispettare i tempi di attesa nei Lea non è solo un dovere, ricorda Saltamartini «ma, poiché siamo regione benchmark, questo ci favorisce perché otteniamo come premialità 40 milioni di euro in più per la sanità delle Marche, che possono essere usati proprio per abbattere le liste di attesa». La speranza è l’ultima a morire.

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