Ricostruzione: Errani verso l'uscita
da settembre più potere ai governatori

Il commissario straordinario Vasco Errani
Il commissario straordinario Vasco Errani
di Andrea Taffi
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Sabato 19 Agosto 2017, 11:03 - Ultimo aggiornamento: 21 Agosto, 01:03
ANCONA - L’idea, formalmente, sarebbe questa. Ridisegnare la governance del post sisma affidando più potere ai governatori nella lunga e complessa partita della ricostruzione. L’ipotesi trapela alla vigilia del primo anniversario del terremoto che il 24 agosto di un anno fa ha sconvolto la vita del territorio al confine di Marche, Umbria, Abruzzo e Lazio, preludio delle altre due scosse che a fine ottobre hanno completato l’opera distruttiva, in particolare nelle Marche e in Umbria. E nei rumors romani che disturbano la quiete post-ferragostana c’è l’uscita imminente di Vasco Errani, nominato commissario per la ricostruzione lo scorso primo settembre, una settimana dopo il sisma di cui sopra.

Il punto sul post sisma
La probabilissima fine della sua gestione sarà comunicata lunedì prossimo a Palazzo Chigi in una riunione tra il premier Paolo Gentiloni, il capo della Protezione civile, fresco di nomina, Angelo Borrelli, e i quattro governatori di Marche, Lazio, Umbria e Abruzzo.

 

Sempre formalmente, la riunione si pone l’obiettivo di fare il punto a un anno dalla prima scossa: in primis, lo stato di avanzamento degli appalti per le Sae (soluzioni abitative di emergenza), la situazione della rimozione delle macerie, le condizioni degli sfollati in relazione ai territori di provenienza. Tuttavia nella stessa sede sarà anche comunicata la nuova governance del post sisma in un progetto che vede maggiori poteri affidati ai quattro governatori ancora abbondamentemente alle prese con la fase di emergenza. A chiudere il cerchio, la scadenza dietro l’angolo dell’incarico che Errani ha ricevuto dal governo: il prossimo 9 settembre. E per quello che si è saputo non verrà rinnovato.

Le interpretazioni
Se le indiscrezioni venissero confermate, si tratterebbe di un colpo di scena alle luce delle dichiarazioni che lo stesso Errani ha spesso fatto in sedi pubbliche. «Sono il commissario della ricostruzione - disse lo stesso Errani in una riunione con i sindaci marchigiani lo scorso autunno - non il commissario per l’emergenza». È evidente che l’uscita del commissario della ricostruzione prima ancora che la ricostruzione inizi, presti il fianco a diverse letture in un contesto fortemente scosso da questi primi difficili dodici mesi di ripartenza. Quella tecnica è che, terminata una parte importante del mandato svolto da Errani, la palla dovrebbe passare ai governi locali. Gli strumenti normativi dopo i decreti di aprile e i regolamenti sono stati messi a punto, quindi il baricentro ora può direttamente fare perno sui sub commissari (Ceriscioli, Marini, D’Alfonso e Zingaretti). Parallelamente a questa interpretazione, ne viene offerta una più squisitamente politica che ha sullo sfondo la campagna elettorale nazionale per il voto annunciato ormai per la prossima primavera. Lasciare Errani come referente unico della gestione della ricostruzione potrebbe essere rischioso per il Partito democratico. 

Lo scenario mutato
Non è certo un problema di affidabilità di Errani, la cui esperienza sul punto, al di là di polemiche contestuali, è stata più che sperimentata in Emilia. Ma lo scenario politico del centrosinistra con la scissione di Articolo 1 è mutato e in questa situazione il Pd preferirebbe lasciare il potere ai governatori (superschierati) piuttosto che alimentare una visibilità che, nel caso di Errani, potrebbe dare linfa in contesti locali a ribelli fuoriusciti o a posizioni non allineate con il partito. 
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