Ecco l’inverno ma nelle Marche il 2023 è stato da caldo record. Temperatura media di 15,4°, la più alta degli ultimi 63 anni

Ecco l’inverno ma nelle Marche il 2023 è stato da caldo record.
Ecco l’inverno ma nelle Marche il 2023 è stato da caldo record.
di Lorenzo Sconocchini
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Lunedì 8 Gennaio 2024, 01:50 - Ultimo aggiornamento: 9 Gennaio, 15:05

ANCONA Con le temperature annunciate già da oggi in brusca diminuzione, le minime che si avvicineranno allo zero e nevicate anche a quote collinari, a qualcuno sembrerà di essere finito in Lapponia, ma è solo inverno, l’inverno di una volta. È solo un problema di percezione, perché ormai siamo abituati a temperature miti anche in pieno inverno. 

Per il secondo anno consecutivo la temperatura media di dicembre ha raggiunto nelle Marche la soglia di 9°C, record per la nostra regione dal 1961. «Lo scarto rispetto alla media di riferimento del trentennio 1991-2020 è di quasi 3°C», si legge in un report sull’andamento climatico di dicembre pubblicato dall’agenzia regionale Amap (ex Assam).

L’analisi

Concluso l’anno solare, il Servizio Agrometeo Amap registra un nuovo record della temperatura media nella nostra regione, che supera il primato stabilito l’anno precedente. «Il 2023 è stato per le Marche il più caldo degli ultimi 63 anni - si legge nell’analisi degli esperti meteo Danilo Tognetti e Stefano Leonesi - con una temperatura media di 15,4°C corrispondente ad una differenza di +1,5°C rispetto al trentennio 1991-2020 e di quasi mezzo grado più alta rispetto al 2022 (15°C)». E anche il 2024 era iniziato con temperature fuori tendenza. Prima di questa irruzione d’aria fredda, la temperatura media mensile regionale era di 11,1° C, quasi 6 in più della media del trentennio (5,2).

Il report mensile dell’Amap si occupa anche di aggiornare su un tema molto sentito, quello delle piogge che servono a ricaricare le falde idriche. «Dicembre 2023 - è stato poco piovoso (in analogia a settembre e ottobre) - scrivono gli esperti - il totale medio regionale di pioggia caduta, pari a 24 mm, corrisponde ad un deficit del 72% sulla media del trentennio». Quello del 2023 è stato il quinto mese di dicembre meno piovoso per le Marche dal 1961 e la precipitazione del 2023 nel suo complesso «si attesta poco al di sopra della media: 911mm, +8% sul 1991-2020».

Molto più accentuate le anomalie delle temperature. Mezzo grado in più sul 2022, che già era da caldo record, fa pensare a un’accelerazione del riscaldamento anche per le Marche?

«Il riscaldamento globale è un fenomeno su larga scala - risponde il meteorologo Danilo Tognetti - e soprattutto sul lungo periodo (dell’ordine dei decenni) quindi è difficile attribuirgli valori di singoli anni in una piccola porzione di territorio come le Marche. Certo un evento del genere, due anni consecutivi così caldi, da record, con temperature medie pari o oltre la soglia dei 15°C, non era capitato mai nella nostra regione, almeno negli ultimi 60 anni».

Ma le Marche non sono un caso a sé. «Secondo i dati ancora provvisori del CNR, il 2023 si rileva da record anche per l’Italia con oltre 1°C di anomalia», spiega Tognetti.

La siccità

Presto anche per dire se le scarse precipitazioni degli ultimi mesi del 2023 facciano temere problemi di siccità per la prossima estate. «Il 2023 nel complesso è stato lievemente più piovoso della norma - chiarisce Tognetti -. Abbiamo davanti ancora due mesi, gennaio e febbraio, che possono offrire molto come precipitazioni anche nevose. C’è poi tutta la primavera e vista come andata lo scorso anno a maggio, tutto può succedere». Il Servizio Agrometeo Amap, nei suoi bollettini seguitissimi dagli agricoltori, segnala problemi di carenze idrica per le colture erbacee. Soffrono in particolare i cereali autunno-vernini come frumento duro e tenero e orzo, «che stanno vegetando - spiega Amap - ma con un accrescimento lento limitato dalla carenza di piogge con conseguente minor sviluppo ed emissione di culmi. Nei primi strati di terreno c’è poca disponibilità di acqua a causa del deficit di piogge di dicembre amplificato dalle numerose giornate particolarmente ventose che hanno contribuito all'aumento dell’evapotraspirazione e quindi a un ulteriore perdita di acqua».

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