Salvezza o fallimento? Giorni cruciali
per il futuro dell'aeroporto Sanzio

Salvezza o fallimento? Giorni cruciali per il futuro dell'aeroporto Sanzio
di Martina Marinangeli
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Mercoledì 3 Gennaio 2018, 16:09
ANCONA Dopo il periodo positivo delle vacanze di Natale, con i voli Raynair per Londra Stansted e quelli Lufthansa per Monaco sempre tra i più gettonati, per il Sanzio è ora di fare i conti con i buoni propositi per l’anno nuovo. La situazione è rimasta congelata giusto il tempo delle feste e già per il 10 gennaio è previsto un incontro tra azienda e sindacati per fare il punto sulla situazione, allo scadere dei 75 giorni della procedura prevista dalla legge sul licenziamento collettivo. Se non si trovasse un accordo, potrebbero partire già da subito le 20 lettere di licenziamento annunciate. Una fase molto delicata per Aerdorica, che attende a breve il verdetto dal Tribunale di Ancona sul fallimento.


 
Salvezza o fallimento?
La domanda a cui rispondere è: il Sanzio, con le sue sole forze, può assumere concretamente quel ruolo strategico che tutti gli riconoscono, dando quindi un senso al suo salvataggio, o i pregressi di Aerdorica sono tanto pesanti da rischiare di schiacciare un suo eventuale rilancio, rendendo lo scalo solo l’ennesimo carrozzone alimentato a soldi pubblici, stile Alitalia? Il collegio, presieduto dal giudice Francesca Miconi, si è riservato la decisione durante l’ultima udienza del 14 dicembre e, nel frattempo, il 21 dicembre scorso è sfumata l’ennesima speranza di privatizzare lo scalo

Privatizzazione mancata
Attualmente, è la Regione, socio di maggioranza, a mantenere in vita la società, per garantire un servizio reputato fondamentale per il territorio. L’aumento di capitale da 20 milioni di euro - di cui è già stato erogato un prestito da 7,3 milioni - e i contributi di funzionamento da 2 milioni annui iscritti a bilancio, sono la linfa vitale che permetterebbe ad Aerdorica di tentare un rilancio, ma sono ancora al vaglio della Ue. Sganciare la società dalle continue erogazioni di denaro pubblico era lo scopo della privatizzazione, ma il bando con base d’asta da 13 milioni di euro - indetto con tutti i crismi da Aerdorica e Regione, e con il disco verde di Enac, Mit e Mef - è andato deserto. Un esito comprensibile, data l’istanza di fallimento pendente, ma evidentemente la strategia era quella di tentare il tutto per tutto. Ora la parola spetta al Tribunale, ma quali sono i nodi ancora da sciogliere?

I conti in rosso
Il più grave problema della gestione corrente è che i costi superano i ricavi. Per ovviare a questo paradosso, nel piano di risanamento bis approntato dall’Amministratore unico, Federica Massei, è previsto un aumento di passeggeri da 400mila a 650mila circa. Remano in questo senso i nuovi contratti chiusi con il tour operator baltico Tez Tour, con Volotea e EasyJet. In questi giorni si sta inoltre rinegoziando il contratto con Ryanair, in scadenza a fine 2018, ed è quasi chiuso anche l’accordo con una low cost per ripristinare la rotta su Roma. Dopo l’addio di Alitalia, il Sanzio rischia infatti di restare una cattedrale nel deserto se non si implementano le rotte, ma non possono essere tutte operate da low cost perché non garantiscono fatturato. Attualmente, il Sanzio copre solo cinque destinazioni - Londra, Bruxelles, Tirana, Catania e Monaco - e solo quest’ultima garantisce un hub internazionale. Per il resto, i voli sono operati da low cost.

Questione lavoro
Per quanto concerne la riduzione delle spese, invece, l’azienda ha previsto un taglio da 1,4 milioni di euro sul costo del personale, ma i 97 dipendenti sono sul piede di guerra e molti hanno preferito passare per vie legali piuttosto che scendere a patti. «Se non si raggiungerà un accordo sulle ferie a ore che ci permette di attivare l’ammortizzatore sociale - è Massei a fare il punto - alla fine dei 30 giorni della legge sul fallimento collettivo, partiranno le 20 lettere di licenziamento. Intanto, sono scattati alcuni tagli alle indennità». La partita, insomma, è ancora aperta e molto calda.

Debiti e immobili
L’altra condizione da rispettare per il salvataggio passa per una questione un po’ più tecnica, già evidenziata anche nella relazione di Collegio sindacale e revisori dei conti al bilancio 2016. Da quanto emerge, in particolare durante l’era Belluzzi, Aerdorica avrebbe valutato in maniera eccessiva dei beni materiali (ad esempio la pista e i terminal), alcuni dei quali di proprietà dell’Enac, e non della società che si limita a gestirli. Una svalutazione necessaria, ma che si aggirerebbe sui 14 milioni di euro circa e andrebbe a gravare sul prossimo bilancio. L’altro, enorme, problema della società sono appunto i debiti pregressi «per i quali paghiamo 100mila euro al mese solo a Equitalia», ha detto l’Au: un macigno da oltre 40 milioni, a cui potrebbero aggiungersi anche quelli legati al mancato versamento di ritenute fiscali per i dipendenti, come sostituto d’imposta, per 12 milioni di euro, dal 2009 al 2016.
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