Macerata, disoccupata e con un figlio
di sei anni: «Sfrattati dalla Diocesi»

Cecilia Ottaviani
Cecilia Ottaviani
di Daniel Fermanelli
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Mercoledì 20 Settembre 2017, 11:02
MACERATA - «L’ Istituto diocesano per il sostentamento del clero ci ha notificato l’intimazione di sfratto per morosità. Io, mio marito e mio figlio rischiamo di ritrovarci in mezzo alla strada». Cecilia Ottaviani racconta la sua storia e a fatica trattiene le lacrime. Ha 37 anni ed è disoccupata. «È inaccettabile che la Chiesa possa lasciare una famiglia maceratese in una situazione così drammatica - racconta -. Ho trovato il coraggio di rendere pubblica la mia storia perché mi sento con le spalle al muro. Al momento l’unica alternativa è la casa famiglia proposta dal Comune, ma mio marito resterebbe fuori. Non voglio che la famiglia venga disgregata».

È in atto un contenzioso con l’ Istituto diocesano, proprietario dell’immobile. E Ottaviani dà la sua versione dei fatti. «L’immobile in cui siamo in affitto a Sforzacosta dallo scorso anno ha problemi di muffa. Vizi che abbiamo fatto presenti alla proprietà, prima verbalmente e, alcuni mesi fa, anche per iscritto». Secondo l’ Istituto diocesano le condizioni dell’appartamento sarebbero legate a carenze nella manutenzione da parte degli inquilini. Ma la giovane mamma respinge ogni responsabilità. «Prima abitavamo in un altro appartamento dell’ Istituto diocesano e avevamo avuto un simile problema, poi ci siamo trasferiti a Sforzacosta. Anche attraverso tecnici, abbiamo dimostrato che quest’ultimo immobile anche in passato ha avuto criticità del genere e presenta rivestimenti in cartongesso che in alcuni punti sono soggetti a muffe e infiltrazioni. Mio figlio ha sei anni e questa situazione, per via di alcuni suoi problemi di salute, è pericolosa. Dopo avere contestato formalmente i vizi dell’appartamento all’ Istituto diocesano abbiamo interessato l’Asur. Il responso è stato chiaro: la casa è priva delle condizioni igienico sanitarie. Noi, a causa di questa situazione, non paghiamo l’affitto da dicembre e nei giorni scorsi ci è stata notificata l’intimazione di sfratto per morosità che il Tribunale ha convalidato». Il rilascio dell’immobile è previsto per il 15 ottobre. Secondo la proprietà, l’abitazione non ha problemi strutturali, e la decisione è stata necessaria per via del mancato pagamento dei canoni mensili concordati nel contratto di locazione. Tra l’altro l’ Istituto diocesano per il sostentamento del clero ha dato la sua disponibilità a effettuare lavori per risolvere i problemi ma durante la loro esecuzione la famiglia si sarebbe dovuta trasferire altrove. «Ma noi non abbiamo un posto dove andare - racconta ancora Cecilia Ottaviani -. Senza una soluzione alternativa cosa possiamo fare?». Con la concessione di un altro appartamento la famiglia - assicura Cecilia - sarebbe poi tornata a Sforzacosta, riprendendo a pagare regolarmente l’affitto nonostante le difficoltà economiche.

«Io sono senza occupazione - prosegue la giovane mamma -. In passato ho fatto la ragioniera e ho lavorato in alcune gelaterie. Mio marito invece lavora in un calzaturificio di Petriolo e percepisce uno stipendio di circa 1300 euro al mese. Abbiamo un figlio di sei anni da mantenere: la situazione è molto difficile. Ci siamo rivolti ai Servizi sociali del Comune per trovare una sistemazione ma l’unica soluzione proposta è il trasferimento in una casa famiglia. Ma solo io e mio figlio saremmo potuti andarci. Ègiusto che la nostra famiglia venga sfasciata? Come se non bastasse c’è il rischio che l’ Istituto avvii anche l’azione esecutiva per il pagamento dei canoni sulla base del provvedimento del Tribunale. In quel caso diventerebbe impossibile affittare un altro appartamento per mancanza di soldi».
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