Olivieri dal calvario alla seconda vita con la kickboxing: «Al Sert per l’abuso di farmaci. Sono rinato grazie allo sport»

Olivieri dal calvario alla seconda vita con la kickboxing: «Al Sert per l’abuso di farmaci. Sono rinato grazie allo sport»
Olivieri dal calvario alla seconda vita con la kickboxing: «Al Sert per l’abuso di farmaci. Sono rinato grazie allo sport»
di Marco Pagliariccio
4 Minuti di Lettura
Domenica 24 Settembre 2023, 04:20 - Ultimo aggiornamento: 25 Settembre, 08:08

MACERATA Una storia di difficoltà, di riscatto, di amicizie che si intrecciano. Andrea Olivieri, matelicese di nascita e pesarese d’adozione, di anni ne ha 40 ma di vite ne ha vissute praticamente una decina. Le ha messe nero su bianco in un libro, di prossima uscita, dal titolo “L’ultimo passo”. Cestista di buon livello (assaggiando per qualche allenamento anche la Serie A2 a Fabriano, poi un decennio in Serie C tra Marche e Umbria), abbandona la pallacanestro nel 2010 per cambiare rotta: diventare istruttore di functional training e iniziare a praticare kickboxing. 

 
 
Sembra andare tutto alla grande, fino al 2014, quando la mano sinistra inizia a fare male.

Gli esami parlano chiaro: c’è una calcificazione derivata da una rottura dello scafoide saldata male sulla quale bisogna intervenire chirurgicamente. «Io e mia madre, facendo ricerche su internet, abbiamo trovato uno specialista nei polsi – racconta Olivieri – dopo avermi visitato non aveva dubbi: sarei tornato presto a fare sport, nel giro di un mese. Così mi operano il 9 dicembre 2014 in una clinica privata e mi dicono che l’intervento è perfettamente riuscito. Ma in realtà non è così». Il calvario inizia da qui.

«Si vedeva a occhio nudo che la mano era storta e il dolore era tremendo. Seguendo le indicazioni di un fisioterapista, ho iniziato ad assumere degli antidolorifici in maniera sempre più massiccia. Non ti accorgi subito dell’assuefazione che danno, non è così immediato. Te ne rendi conto quando rimani senza e non dormi più perché ne hai bisogno». Inizia l’incubo. Un incubo fatto di alti e bassi governati solo ed esclusivamente dai ritmi delle pasticche che butta giù in quantità industriale. «Ho sporto denuncia verso il medico che mi aveva operato. Il giudice ha nominato un consulente tecnico d’ufficio, ma mi avrebbe visitato solo 11 mesi dopo, per cui nel frattempo non potevo rioperarmi».

Devastato dalla situazione, Olivieri va a fondo. Inizia ad acquistare antidolorifici, ne ingurgita dosi 10 volte maggiori a quelle che dovrebbe assumere. Passano i mesi, gli anni, poi nel 2019, un raggio di luce. Nel suo ufficio di un’azienda di energia elettrica, dove lavora come tecnico, arriva un ortopedico. «Dopo avergli parlato del mio calvario ci siamo accordati: io gli sarei andato incontro risolvendogli alcune grane con delle bollette, lui mi avrebbe visitato. Mi dice che lui non può fare granché, ma un professore che opera a Modena potrebbe fare al caso mio. Gli scrivo su Messenger. E mi risponde immediatamente». Arriva il Covid, il tassametro corre ma con una ritrovata speranza Andrea entra al Sert di Pesaro, si disintossica e finalmente, a luglio 2021, può tornare sotto i ferri. L’operazione gli blocca il polso, ma almeno il dolore è sparito. Manca solo l’ultimo passo verso la redenzione: un combattimento ufficiale, dopo essersi fatto preparare dal “Carlo Ancelotti” del kickboxing. 

Il canale social



Su Instagram, Olivieri riallaccia il rapporto con Hanno Schoenmakers, ex cestista olandese che era stato protagonista della promozione in Serie A di Fabriano, proprio nella stagione in cui l’allora ragazzino matelicese si allenava saltuariamente con i cartai. «Gli ho raccontato del sogno di potermi allenare con Mekki Ben Azzouz, che ad Eindhoven ha una palestra dove allena i più grandi kickboxer del mondo. Sono volato da lui, che nel frattempo mi ha preparato una lettera in olandese nella quale spiegava la mia storia e che avrei presentato alla palestra. Col foglio in mano, mi sono presentato a quel santone del kickboxing: il giorno dopo ho iniziato ad allenarmi con i più grandi del mondo».

Olivieri è tornato in pista ormai: «Finalmente avevo trovato l’avversario per il mio primo match. Lui era già un semiprofessionista con una quindicina di incontri alle spalle, io un quarantenne senza aver mai combattuto a livello ufficiale. Ma ero pronto. L’incontro l’ho disputato e l’ho perso, ma avevo vinto lo stesso. Avevo vinto contro tutto e tutti».
 

© RIPRODUZIONE RISERVATA