Giovanni Malagò: «Finalmente lo sport ha la grande occasione: può crescere valorizzando l’attività scolastica»

Giovanni Malagò: «Finalmente lo sport ha la grande occasione: può crescere valorizzando l’attività scolastica»
di Emiliano Bernardini
4 Minuti di Lettura
Mercoledì 6 Giugno 2018, 00:12
«Lo sport nella scuola è la madre di tutte le battaglie». Giovanni Malagò non ha dubbi e rispolvera una frase scritta in cima al suo programma per la rielezione a presidente del Coni.

In questo senso non crede che la nomina di Marco Bussetti a ministro dell’istruzione sia un assist importante?
«Sono felicissimo che sia stato indicato lui per questo ruolo. E’ l’uomo giusto per risolvere questa situazione. Finalmente abbiamo la grande occasione per farlo. Parliamo di una persona che si è laureata in scienze e tecniche delle attività motorie, che ha fatto l’allenatore in diverse squadre di basket e che ha trasformato la Lombardia, di cui è stato dirigente dell’Ufficio scolastico regionale, in esempio virtuoso da seguire». 

Avete già in programma un appuntamento?
«In agenda non abbiamo fissato nulla perché io e lui parliamo la stessa lingua e non abbiamo bisogno di spiegarci. Sa benissimo cosa serve all’Italia». 

Si parla sempre molto dello sport nelle scuole ma ci spiega con esattezza in cosa consiste questa carenza?
«L’Italia è un grandissimo paese a livello di risultati sportivi e tra i primi per molteplicità delle discipline che facciamo. Il Coni ha l’onore e l’onere di seguirle ma tutto si tiene in piedi grazie alle 118 mila associazioni sportive dilettantistiche senza scopo di lucro. Mi spiego meglio: se un bambino oggi fa sport e ha la chance di diventare un campione domani è perché un genitore dopo la scuola lo porta in una di queste associazioni. Con questo sistema che è unico al mondo, e meno male che c’è altrimenti pensate che disastro, noi riusciamo ad essere una delle prime dieci nazioni al mondo. Noi partiamo con un gap mostruoso rispetto a tutti gli altri. Perché se qualcuno non ha un genitore disposto a fare sacrifici lo perdiamo». 

Diciamo che l’Italia perde ogni anno tanti potenziali atleti.
«Esatto. A me piace citare due casi: Pietro Mennea e Federica Pellegrini. Il primo fu scoperto da un suo insegnante mentre giocava a ruba bandiera a scuola. Per Federica, invece, dobbiamo ringraziare la mamma che lavorava come segretaria della Serenissima nuoto di Spinea. Magari se non avesse lavorato lì oggi non avremmo una campionessa come la Pellegrini».

Lo sport nelle scuole come trampolino per valorizzare ancor di più quello che fa il Coni
«Giustissimo. Ma con un problema: nello Statuto del Coni, fortissimo e molto chiaro, non ha la parola scuola».

E questo è un problema quando si parla di bilancio
«Il Coni investe 10 milioni di euro per la scuola. E possono essere visti in due modi: pochissimi o tantissimi. Pochissimi in relazione alle esigenze che ci sono. Tantissimi perché al mio interno ho avuto forti ragionamenti da parte dei miei stakeholder che più volte mi hanno fatto notare questo “squilibrio”. Vi faccio un esempio: 10 milioni sono circa 80 mila in meno alla Federazione basket. Che tradotto è un progetto di formazione per i tecnici o un campo in meno. Per alcuni vuole dire non far fare esperienze in gare internazionali o in coppa del Mondo». 

Dall’altro lato la scuola non deve boicottare gli studenti che fanno gli atleti
«Conosco bene questa problematica e per questo devono esserci delle offerte didattiche che consentano ai ragazzi di non dover scegliere tra lo sport e lo studio».

Ma vanno evitati anche casi Donnarumma che non fa la maturità
«Assolutamente. All’estero è pieno di esempi di atleti che hanno vinto le Olimpiadi e che al tempo stesso non hanno mancato un solo esame». 

Lo sport come occasione per il futuro
«Sostengo che bisogna portare nella pianta organica del Ministero persone di competenza. Devono essere loro i player di questa vicenda. E dobbiamo immaginare che lo sport può rappresentare una opzione da offrire ai giovani italiani anche perché se riesci fai carriera sportiva a certi livelli altrimenti c’è tutta un’altra declinazione di lavori possibili che vanno dal preparatore atletico al gestore degli impianti». 

A proposito di strutture: l’impiantistica di base è fondamentale
«La grande sfida di Bussetti, e se non ci riesce lui non so chi possa riuscirci, è quella di ricercare luoghi dove poter fare sport. E allora come dico sempre, e questo fa parte del mio programma, deve esserci integrazione tra scuola e associazioni sportive».
 
© RIPRODUZIONE RISERVATA