Porto Sant'Elpidio, residenti esasperati
«Viviamo tra le siringhe tutti i giorni»

Porto Sant'Elpidio, residenti esasperati «Viviamo tra le siringhe tutti i giorni»
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Mercoledì 22 Febbraio 2017, 10:00
PORTO SANT'ELPIDIO - Decine di siringe usate e fazzoletti di carta insanguinati a due passi dal cimitero. Ma anche resti evidenti di nottate bollenti in auto. Così tutti i giorni sulla strada di fianco al camposanto in via Garda. “La zona dello spaccio” la definiscono i residenti. Un’anziana debole d’udito, un carrozziere, un imprenditore che ha un’attività di lucidatura tacchi. Sono tutti esasperati per l’andirivieni di persone a qualsiasi ora del giorno e della notte. Gente che arriva in macchina o in motorino, parcheggia, si buca e butta siringa e fazzoletto fuori dal finestrino. 
 
Il carrozziere tutti i giorni fa pulizia e puntualmente deve ricominciare. Com’è la situazione al momento? Chiediamo a Marco Ramini «Una, due, tre» si mette a contare lui e arriva a fino a undici, dodici siringhe. «E’ così ogni volta» sbotta il carrozziere armato di forbici che utilizza come pinzette per raccogliere e ripulire «siamo stanchi di questa situazione, io non sono preoccupato per me, ma per gli anziani e i bambini di passaggio che possono pungersi con le siringhe». C’è chi dà la colpa alla poca illuminazione che favorisce lo spaccio e il consumo di droga. Chi vuole la videosorveglianza. «Serve una telecamera fissa su questa strada» dice il carrozziere che non ne può più. Pazienza finita. Il consigliere d’opposizione Andrea Balestrieri, dopo aver constatato di persona, evidenzia: «Chiedo all’assessore alla sicurezza Carlo Vallesi di mettere una telecamera qui, perché è prioritario monitorare la zona».

L’assessore all’ambiente Annalinda Pasquali evidenzia le difficoltà nel gestire una raccolta organizzata di questo tipo perché è impossibile monitorare costantemente tutto il territorio, i vicoli chiusi, le strade poco frequentate. Un vero e proprio servizio non c’è. C’è l’operatore ecologico dell’Eco-Elpidiense che, su segnalazione, si occupa anche di questo aspetto, ma è difficile stare dietro a tutti. L’assessore fa sapere di una campagna promossa anni fa in collaborazione con il servizio dipendenze dell’Asur. Lo slogan era “chi di spada ferisce di spada perisce”. «L’obiettivo era sensibilizzare i tossicodipendenti, almeno convincerli a chiudere le siringhe dopo averle usate – afferma Pasquali - abbiamo messo a disposizione i dispenser, abbiamo affisso manifesti, ma la campagna non ha dato i risultati sperati. I contenitori messi a disposizione non sono stati mai utilizzati. Unico deterrente sono stati i manifesti che hanno funzionato da dissuasori».
 
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