Silvana uccisa a fucilate in faccia
Lui l'aveva riaccolta dopo la separazione

Silvana uccisa a fucilate in faccia Lui l'aveva riaccolta dopo la separazione
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Martedì 22 Maggio 2018, 04:10 - Ultimo aggiornamento: 23 Maggio, 18:43

PORTO SANT’ELPIDIO - Una mira da cecchino, affinata da giovane sparando alla selvaggina e ai piattelli, poi in età da pensione accostando il pallino sui campi di bocce. Ma non ha avuto bisogno di precisione Giuseppe Valentini, l’anziano di 78 anni che tutti descrivono come mite e pacioso, per abbattere a fucilate la povera donna che s’era ripreso in casa da sei mesi, dopo un matrimonio naufragato quindici anni fa per le seduzioni di una setta che avevano affascinato la moglie Silvana Marchionni. Il suo ultimo poligono di tiro, in un lunedì maledetto nella campagna coltivata a grano e ulivi vicino al quartiere Corva, ha un perimetro limitato, il minuscolo palcoscenico dell’ennesimo femminicidio.

 

Quattro metri per quattro: sono le dimensioni della camera da letto dove ieri pomeriggio alle 13 e 30 Peppe, come lo conoscono tutti a Porto Sant’Elpidio, ha premuto il grilletto del suo fucile semiautomatico a canna unica, regolarmente detenuto per la caccia, sparando tutt’e tre le cartucce del caricatore. Due fucilate hanno raggiunto la moglie Silvana, 75 anni, colpendola al petto e al volto, dopo aver rimbalzato sulla spalla, e lasciandola senza vita, stesa su una pozza di sangue nella stanza al pianterreno al civico 10 di via raccordo Pian di Torre. La donna non ha fatto neanche in tempo a cercare riparo dietro una porta o sotto il letto. Le scariche di pallini da caccia l’hanno investita in pieno, da una distanza di 2 o 3 metri, secondo i primi rilievi degli esperti di investigazioni scientifiche dell’Arma dei carabinieri e del medico legale Alessia Romanelli.

Adesso l’imprenditore in pensione, dopo una vita passata a manovrare le ruspe della sua azienda di movimento terra, è in carcere con l’accusa di omicidio volontario. Non gli viene contestata l’aggravante del vincolo coniugale perché, almeno dai primi accertamenti, i protagonisti di questa tragedia domestica risultano divorziati. «Abbiamo litigato, non ci ho visto più e ho imbracciato il fucile, sono stato io a ucciderla», ha detto subito Peppe Valentini ai carabinieri di Porto Sant’Elpidio, dopo l’allarme dato dal figlio della coppia Simone, che abita nel villino adiacente e poco dopo il pranzo ha sentito i botti delle fucilate ed è corso a guardare. Giuseppe Valentini all’arrivo dei carabinieri e della ambulanze della Croce Verde era ancora scosso. Si è consegnato ai militari senza la minima resistenza, ha lasciato il fucile a terra e li ha seguiti in caserma insieme al figlio Simone. Nell’interrogatorio davanti al pubblico ministero di Fermo Francesca Perlini e al capitano Roland Peluso, comandante della compagnia carabinieri di Fermo, il pensionato, difeso dall’avvocato Carlo Brugnoli, ha provato a descrivere lo scenario che ha fatto da sfondo al delitto: ha parlato di sofferenze di natura psicologica, patite a suo dire dall’ex moglie, della difficile separazione avvenuta quando Silvana all’inizio degli Anni 2000 si sarebbe allontanata da casa seguendo insieme ad altri le suggestioni di un guru, fino al tentativo, nel dicembre scorso, di riprendere la convivenza, finito purtroppo in tragedia. 

«Erano rimasti in buoni rapporto, lui l’ha accolta in casa per poterla aiutare», confermava ieri Sandro, il cognato della vittima, marito di una sorella.

Anche una decina di anni fa, quando Silvana Marchionni, passata l’infatuazione della setta, era tornata da Ancona a Porto Sant’Elpidio, senza soldi e senza un lavoro, Peppe l’aveva aiutata, acquistando per lei un appartamento nel quartiere Corva. Poi, a dicembre, la decisione di accoglierla di nuovo in casa. Fatale per la povera Silvana. 

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