Fermo, un anno dalla morte
di Nicolai. L'inchiesta non decolla

Fermo, un anno dalla morte di Nicolai. L'inchiesta non decolla
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Martedì 20 Marzo 2018, 15:44
FERMO - «Oggi fa un anno dalla morte di mio figlio Giacomo». E’ il messaggio che ieri Stefano Nicolai, bancario della Carifermo, ha spedito ad alcuni amici per ricordare e condividere il tragico anniversario e un po’ del suo dolore. Un anno fa Giacomo è stato trovato morto nel suo letto a Valencia, con un coltello piantato nel petto, ucciso da tre coltellate. 

Una morte avvolta nel mistero, che la polizia spagnola aveva frettolosamente archiviato come suicidio salvo poi riaprire il caso anche su pressione dei genitori di Giacomo che, dopo i primi giorni, hanno cominciato a nutrire dubbi sulla ricostruzione di quanto accaduto in quell’appartamento spagnolo. Nessuna svolta è tuttavia finora arrivata dalle indagini, né da quelle spagnole né da quelle italiane. Dalla primavera scorsa è calato il sipario e su questa tragedia che ha sconvolto tutti non s’è mosso più niente. La mamma del ragazzo, l’avvocatessa fermana Erminia Fidanza, ha più volte chiesto la verità. 

Ma nonostante i solleciti e le istanze, inoltrate attraverso l’avvocato Igor Giostra, che segue la famiglia fin dai primi momenti, non si è mosso niente. Ma la cosa più grave è che addirittura nessuno ha neanche mai risposto. Come se non ci fosse una famiglia che da un anno cerca di capire come e perché un ragazzo partito per l’Erasmus con la valigia piena di sogni e speranze sia tornato chiuso in una bara. «Abbiamo scritto istanze, non abbiamo ottenuto ascolto. - conferma il legale della famiglia - . Non abbiamo ancora i risultati dell’esame tossicologico nonostante siano scaduti i termini. Ci sono ritardi inaccettabili». Su impulso dei genitori dello studente, infatti, venne ripetuta anche in Italia l’autopsia con consulenti della Procura e della parte civile. Erano stati prelevati dei campioni di Dna sotto le unghie del ragazzo, per escludere l’azione di terzi, e soprattutto era stato fatto l’esame tossicologico per verificare in quali condizioni si trovasse il ragazzo al momento della morte e l’eventuale presenza di tracce di droghe o altre sostanze che potessero averne alterato lo stato d’animo. Da allora non si è saputo più niente. Un silenzio che aumenta i dubbi e non lenisce il dolore dei genitori e delle sorelle di Giacomo.
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